Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
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« come te non c'è nessuno...la politica impotente »

homo homini lupus

Post n°36 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da m_de_pasquale
 
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Sui fatti di Rosarno dei giorni scorsi si è scritto molto e sembra emersa la spiegazione più probabile di quanto accaduto: al di là del motivo occasionale (l’aggressione ad alcuni “neri” con la reazione violenta degli stessi), la causa remota è da ricercarsi nel sistema dei finanziamenti della Comunità europea all’agricoltura: per i produttori è più conveniente lasciare marcire la frutta sugli alberi che raccoglierla perché si ricevono le sovvenzioni dall’UE; la frutta è raccolta solo quando la manodopera costa poco in modo da realizzare un certo margine di guadagno immettendo il prodotto sul mercato. A Rosarno si marciava così: dando ai “neri” 14 euro al giorno i produttori raccoglievano ancora i mandarini, anche se con i finanziamenti europei si può farne a meno. La Ndrangheta che di fatto controlla l’economia della zona può decidere perciò che i “neri” non servono più perchè i soldi arrivano lo stesso. Per le condizioni bestiali in cui erano tenuti, bastava poco per scatenare la legittima reazione dei "neri". Così è stato quando alcuni giovani rosarnesi hanno impallinato alcuni immigrati. Alla violenza dei “neri” ha risposto la “legittima”aggressione dei “bianchi” e la “ferma” risposta dello Stato. Abbiamo visto in televisione e letto le cronache dell’esplosione di violenza tra i cittadini rosarnesi e i lavoratori immigrati, la violenza “controllata” dello Stato che deportava i “neri”: immagini e racconti di una violenza che rifiutiamo, istintivamente, di pensare come appartenente alla natura umana. Le facce dei rosarnesi viste in tv così come quelle dei lavoratori immigrati sono come le nostre, le parole, le emozioni non sono diverse dalle nostre … ed allora perché è potuto accadere tutto questo? Come è possibile che si siano trasformate in bestie selvagge? C’è un bel passo del Disagio della civiltà scritto da Freud nel 1929: “… l’uomo non è una creatura mansueta, bisognosa d’amore, capace, al massimo, di difendersi se viene attaccata; occorre attribuire al suo corredo pulsionale anche una buona dose di aggressività. Ne segue che egli vede nel prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto sessuale, ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressività, a sfruttare la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne sessualmente senza il suo consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo e a ucciderlo. Homo homini lupus: chi ha coraggio di contestare questa affermazione dopo tutte le esperienze della vita e della storia? Questa crudele aggressività è di regola in attesa di una provocazione, oppure si mette al servizio di qualche altro scopo, che si sarebbe potuto raggiungere anche con mezzi più benigni. In circostanze che le sono propizie, quando le forze psichiche contrarie che ordinariamente la inibiscono cessano d’operare, essa si manifesta anche spontaneamente e rivela nell’uomo una bestia selvaggia, alla quale è estraneo il rispetto per la propria specie”. Spiegare la violenza con l’incipiente razzismo sa molto di ideologia: non facciamo altro che demonizzare i violenti santificando noi stessi quando sosteniamo che non tutti siamo così ma solo quelli che hanno la mente offuscata dai fumi dell’odio razziale,  Mentre Freud ci ricorda che l’aggressività appartiene a tutti e che “non è facile per gli uomini rinunciare al soddisfacimento di questa loro tendenza, non si sentono tranquilli”. E’ una pulsione che va soddisfatta cercando di arrecare meno danni possibili. E’ talmente scontata la presenza dell’aggressività in ognuno di noi che essa può convivere con l’amore: “Il vantaggio di un ambito piuttosto circoscritto di civiltà, il quale consente alla pulsione di sfogarsi nell’animosità contro coloro che ne sono al di fuori, non è affatto disprezzabile. E’ sempre possibile riunire un numero anche rilevante di uomini che si amino l’un l’altro fin tanto che ne restino altri per le manifestazioni di aggressività […] si tratta di un comodo, relativamente innocuo soddisfacimento dell’inclinazione aggressiva, in virtù del quale è facilitato l’accordo tra i membri della comunità”. Il necessario processo d’incivilimento (kultur) deve governare la nostra aggressività sacrificando un po’ della nostra felicità (la restrizione dell’aggressività diminuisce la felicità) sì da garantire la sicurezza di un ordinato vivere civile: “L’uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza”. Secondo Freud per tenere sotto controllo l’aggressività di una comunità va rafforzato un “Super-Io della civiltà” che si consolida grazie “alle impressioni che hanno lasciato dietro di sé grandi personalità, uomini d’una travolgente forza spirituale”: ma cosa aspettarsi se i nomi delle “personalità” che circolano sono quelli delle famiglie mafiose e dei politici corrotti e non quello di Maria Giovanna Cassiano, funzionaria dell’INPS, che coraggiosamente ha denunciato lo scandalo dei falsi braccianti e delle cooperative fasulle e per questo motivo vive sotto scorta? Un Super-Io della civiltà che “affaccia severe esigenze ideali, il mancato conformarsi alle quali viene punito con l’angoscia morale”: ma cosa aspettarsi se il familismo rimane orizzonte e criterio della politica, se gli interessi della comunità sono piegati a quelli di poche "famiglie" (mafiose, di politici corrotti, di imprenditori collusi), se il diritto è piegato al favore?

 
 
 
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