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il potere del servizio

Post n°62 pubblicato il 07 Dicembre 2010 da m_de_pasquale
 
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C’è un’idea che opportunamente intesa potrebbe contribuire a scardinare il mito della crescita e dell’efficienza come costituenti del potere: l’idea di servizio. E’ un’idea spesso costretta – nell’uso abituale - nel paradigma della produttività: parliamo di un buon “servizio” quando esso è efficiente, rapido, privo di errori; quando sa interpretare (o inventare) i bisogni del consumatore soddisfacendo pienamente il suo desiderio rafforzando così la logica di consumare per produrre (e non viceversa come sarebbe naturale). Sostiene Hillmann: “Per cambiare la nostra idea del servizio dovremmo ripulire il nostro consueto modo di parlare, focalizzato in modo ossessivo sulla distribuzione, l’attuazione, la razionalizzazione e la performance, che trae i suoi modelli dai sistemi di servizio rapido alla McDonald’s…”. In effetti dovremmo spostare la nostra attenzione dagli aspetti quantitativi a quelli qualitativi del servizio, da una amministrazione del reale alla tensione verso l’ideale. Sempre Hillmann: “Il servizio di qualità migliora la vita non perdendo mai di vista l’ideale, aspirando alla purezza della perfezione … l’ideale implica qualità che vanno al di là di qualsiasi descrizione prestabilita. E’ soltanto qualcosa che offre degli indizi su come le cose dovrebbero essere e, forse, su come desiderano essere, quasi che in ogni  momento della vita ci fosse qualcosa che ha bisogno di trascendersi […] il nostro servizio nella vita cerca di restituire tutto ciò che facciamo a una visione utopica […]”. Con l’attenzione alla qualità cambia il nostro sguardo sul mondo. La persona guadagna il primo piano facendo passare sullo sfondo il compito, riusciamo, cioè, a dedicare maggiore attenzione alla relazione tra chi riceve il servizio e chi lo presta, e non all’obiettiva natura del compito. Inoltre, il servizio di qualità tratta le cose come se avessero un’anima, le tratta con cura, le rispetta, non le usa solamente. “Il nostro mondo, questo pianeta, è un organismo unitario che respira. E’ tutto e dovunque vivo, e dispone di gradi di coscienza, dove la coscienza non è più definita come proprietà esclusiva degli esseri umani, […] l’idea è antica come la filosofia presocratica, come la cosmologia degli stoici, come l’anima mundi dei neoplatonici…” continua ancora Hillmann: “Se tratto quel sedile come se fosse animato da un suo proprio spirito, sarà meno probabile che lo maltratti e più probabile che ne abbia cura. Un sedile del quale si ha cura funzionerà meglio e il suo servizio durerà più a lungo”. Insomma ci stiamo muovendo in un contesto molto diverso da quello del produttivismo e dell'efficientismo; ci muoviamo, invece, in un orizzonte dove servizio ha a che fare con l’idea di disponibilità (racchiusa in parole affini come servo, servitore, …) di abbandono, di resa, di attenzione. Potremmo condensare questi significati nella bella espressione che è prendersi cura da cui deriva terapia. Un’idea terapeutica di servizio. La cura, l’attenzione continua si esplica nella manutenzione che ormai non costituisce più una preoccupazione per le nostre società. Come interpretare lo scempio delle nostre belle campagne per la disseminazione di rifiuti e l’uso di veleni nell’agricoltura, l’erosione delle nostre coste per le colate di cemento e l’innalzamento dei mari, l’inquinamento dei mari per lo sversamento dei veleni industriali, se non come disinteresse per la manutenzione, come negligenza nei confronti delle cose perché le si tratte come risorse da sfruttare e non come beni da usare salvaguardandoli per le future generazioni? Se effettivamente i nostri comportamenti sono determinati dalle nostre idee e se le idee si curano solo con altre idee, questa riflessione sulle idee del potere che stiamo facendo non è un puro esercizio intellettuale non avente alcuna incidenza pratica perché come conclude Hillmann: “Non sono il deficit della bilancia commerciale, il prodotto interno lordo, il tasso di disoccupazione, l’indice dei prezzi al consumo e così via, a determinare il comportamento attuale, quanto l’azione delle nostre idee: l’adorazione della crescita, la mania dell’efficienza, l’avversione per il servizio e la denigrazione per la manutenzione”. (Potere - 5  precedente   successivo)

 
 
 
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