Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
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"La filosofia guarda da un altro livello cose, problemi, sofferenze, desideri, piaceri. E qui cade la solitudine del filosofo che non gode come gli altri, non soffre come gli altri, perchè non guarda le cose al livello dove le vedono gli altri. Per questo il filosofo è solo e incompreso. Della solitudine ringrazia ogni giorno gli dèi che gli tolgono di torno gli abitatori del tempo; dell'incomprensione si rammarica, non per sé ma per gli altri che non sanno quello che dicono e fanno." (Galimberti)
« ma di cosa parliamo? | se sei il ventre del mon... » |
Il pensiero delle origini – quello che si è manifestato dal VI secolo a.C. sia in Occidente che in Oriente – non parla il linguaggio del possesso. “Se cerchi di conquistare il mondo e farne quel che vuoi, non avrai successo. Il mondo è un contenitore dello spirito e non è fatto per essere manipolato. Dominalo, e lo rovinerai. Afferralo, e lo perderai” (Lao-Tzu, Tao te Ching §. 29). Da dove deriva questa antica saggezza? Come spiegarci il desiderio di dominio, la frenesia dell’accumulo e del possesso, della crescita illimitata che ci animano e che stanno modificando (in maniera irreversibile?) la faccia della terra e rovinando la nostra relazione col mondo? Lao-Tzu [vissuto, secondo la tradizione, nel VI secolo a.C. in Cina] ci risponderebbe che, essendoci una interconnessione tra la nostra natura interiore e quella esteriore, quando ignoriamo le leggi dell’armonia cosmica [“Non violentare le cose, o ne sarai violentato” §. 64] il nostro equilibrio interiore è sconvolto e tale sconvolgimento si manifesta nel rapporto di conquista e dominio del mondo [“Gli uomini comuni odiano soprattutto essere piccoli, incapaci e immeritevoli. Tuttavia è in questo modo che gli uomini superiori descrivono se stessi. Guadagnare è perdere; perdere è guadagnare” §. 42]. E’ l’espressione della volontà di potenza dell’uomo che vuole imporre il proprio ordine alla natura. Come guarire? “Abbandona ciò che è fuori. Coltiva ciò che è dentro. Vivi per il tuo centro” §. 12. Trovare il centro del proprio essere, il centro vuoto, è trovare il Tao [difficile tradurre questa parola – la sua intraducibilità segno della sua inafferrabilità – che all’origine significava “via” ed in seguito significò “ordine dell’universo” e “azione giusta” dell’uomo conforme a quest’ordine]. “Trenta raggi si riuniscono in un centro vuoto ma la ruota non girerebbe senza quel vuoto. Un vaso è fatto di solida argilla, ma è il vuoto che lo rende utile. Per costruire una stanza, devi aprire porte e finestre; senza quei vuoti, non sarebbe abitabile. Dunque, per utilizzare ciò che è devi utilizzare ciò che non è” §. 11. Se l’idea del vuoto richiama quella dell’assenza [considerata precedentemente per Anassimandro] non siamo lontani dal vero se si considera il Tao come il fondamento dell’essere in quanto totalità onnicomprensiva che per la sua nullità (vuoto) di ente è in grado di ospitare gli enti quanto al loro apparire. Può salvarci un pensiero che dal vuoto rinvia (l’assenza che richiama una presenza) a quell’origine onnicomprensiva precedente a tutte le differenze e distinzioni? A quell’origine che per la sua natura [inafferrabile perché vuoto, non-essere] rende insensato il possedere, l'accumulare, il dominare? (prima parte)
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