Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
 

 

« se sei il ventre del mon...quando il medium diventa... »

la musica è l'utopia di se stessi

Post n°10 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da m_de_pasquale
 

Tradizionalmente la musica è stata ritenuta l’espressione dell’armonia che ha a che fare con la spiritualità, con l’equilibrio, con la pace interiore. Platone nella Repubblica salvava solo la lira e la cetra (strumenti di Apollo, dio dell’ordine e delle forme) e bandiva gli auloi (strumenti di Dioniso, dio della confusione). Nella pratica musicale dei giovani emerge, invece, una esperienza della musica che è più vicina alla contraddizione che alla pacificazione. Più che essere uno specchio dell’immobilità dell’essere sembra essere l’espressione del movimento tra essere e non-essere. Bloch parla della natura utopica della musica: esperienza dello scarto tra ciò che noi siamo e ciò che sappiamo di noi, e pertanto la musica è l’utopia di se stessi (capacità di risvegliare la nostra dimensione più profonda che ci appartiene ma di cui siamo inconsapevoli). La problematicità del futuro, le incertezze e le paure di un progetto (= tensione verso il futuro) di vita, spiegano, nella vita dei giovani, l’insistenza sul presente e forse il desiderio di un ritorno a quel passato da cui abbiamo origine (mi piace pensare che il ritmo/ripetitivo che caratterizza molta musica ascoltata dai giovani ricordi il ritmo del nostro respiro, del battito cardiaco, i primi ritmi sentiti quando eravamo nella pancia della madre). Uscire fuori dal tempo: mi diceva una ragazza che quando balla il suo corpo si immedesima col ritmo frenetico, provando un senso di leggerezza, evanescenza capace di far dimenticare tutto, “è come se mi ubriacassi”. La musica si “sente” col corpo, è il “linguaggio” delle emozioni suscitate nel nostro corpo o recepite da esso; e le emozioni vengono prima delle parole che sono l’espressione della nostra ragione: se per i giovani, allora, è incomprensibile una vita senza musica, vuol dire, forse, che le parole della nostra società sono per loro insignificanti? Che non trovano ascolto le loro parole che sono diverse dalle solite? O forse che nell’ipocrisia generale della nostra società (composta da individui-maschere omologati che nascondono la verità di se stessi) per i giovani la musica è uno strumento privilegiato per accedere alla loro dimensione più profonda, divenendo, così, esempio per tutti contro ogni conformismo? Probabilmente i giovani hanno capito la lezione di Nietzsche che dice: “Tra santi e prostitute, tra Dio e mondo, la danza”. La musica e il ballo come liberazione del corpo che, andando oltre i codici della ragione, riesce a familiarizzare con quella parte di noi rimossa dalle ragioni dell’omologazione sociale. Allora ben venga l’iniziativa di Art Village a San Severo che mette a disposizione dei giovani una sala prove “free music”.

 

 
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