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Nesti che di sue lacrime distilla il fonte mortale

Post n°26 pubblicato il 21 Novembre 2009 da m_de_pasquale
 

Sarà che ne possiamo disporre facilmente quanta ne vogliamo (basta aprire o chiudere un rubinetto e non farsi chilometri per prenderne solo qualche litro come accade in Africa), che ne abbiamo tanta da sprecarla (per ogni pipì che facciamo consumiamo per il risciacquo 15 litri d’acqua), che non pensiamo alla necessità vitale che ne abbiamo (senza il petrolio si può vivere, senza acqua no), sarà per tutto questo che trattiamo l’acqua come una cosa a nostra disposizione fino a renderla merce da comprare e vendere? Abbiamo dimenticato che l’acqua è la sostanza primordiale da cui nascono tutte le forme e alle quali tornano come recita l’Enuma Elis (poema mesopotamico della creazione del XIII secolo a.C.): “Quando in alto i cieli non avevano ancora un nome, ed in basso la terra non era chiamata con un nome, e il primordiale Apsu [personificazione delle acque dolci], che li generò, e Mummu, e Tiamat [personificazione delle acque salate], madre di loro tutti, confondevano le loro acque in un solo tutto…” ; abbiamo dimenticato che il Cielo abbraccia la Terra e la feconda con l’acqua della pioggia e che l’acqua, in tanti miti antichi, non solo fa germinare la vita ma è la sostanza medicinale per eccellenza che guarisce, ringiovanisce ed assicura la vita eterna; non facciamo più caso al potente simbolismo del passaggio dalla morte alla vita espresso dalla immersione nelle acque che disintegrando ogni forma e facendo ritornare all’indistinto, rendono possibile una nuova creazione restaurando l’integrità delle origini (il simbolismo cristiano del fonte battesimale in cui il neofita scende – si immerge significando la morte – e poi passando attraverso le acque risale – ritorna ad una nuova vita –): “il destino delle acque è di precedere la creazione e di riassorbirla” (Eliade); abbiamo dimenticato che la filosofia nasce con il pensiero dell’acqua come ci ricorda Aristotele nella Metafisica: “Talete dice che il principio è l’acqua (per questo afferma anche la terra galleggia sull’acqua) desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla costatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, che perfino il caldo si genera dall’umido e vive nell’umido. Ora, ciò da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio di tutto.”; abbiamo dimenticato che per Empedocle, filosofo siciliano del V secolo a. C., l’acqua acquisisce una sacralità tale da essere considerata una dea, Nesti, che “con le sue lacrime distilla il fonte mortale”, radice che, insieme al fuoco (l’energia, il calore di cui abbiamo bisogno), all’aria e alla terra, da origine a tutte le cose; abbiamo dimenticato che Eraclito per raccontare il flusso del divenire e quindi anche l’esperienza del tempo che ci sfugge di mano, maggior cruccio della nostra vita perché ci avvicina alla fine, abbia usato l’acqua: “ A chi scende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove. Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va. Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo”. Ebbene, sarà per tutto quanto dimenticato che sembra non suscitare alcuna reazione l’ennesima legge porcata approvata dal Parlamento italiano, il decreto-legge 135/09 che stabilisce all’art. 15 la privatizzazione dell'acqua dando la possibilità ai privati di trattare come una merce il bene fondamentale che ci fa vivere?

intervento di Alex Zanotelli contro la privatizzazione dell'acqua

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