Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
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"La filosofia guarda da un altro livello cose, problemi, sofferenze, desideri, piaceri. E qui cade la solitudine del filosofo che non gode come gli altri, non soffre come gli altri, perchè non guarda le cose al livello dove le vedono gli altri. Per questo il filosofo è solo e incompreso. Della solitudine ringrazia ogni giorno gli dèi che gli tolgono di torno gli abitatori del tempo; dell'incomprensione si rammarica, non per sé ma per gli altri che non sanno quello che dicono e fanno." (Galimberti)
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L'esercizio del potere deve essere necessariamente coniugato all'azione del dominare? Osserva Hillman: "Nella tradizione occidentale crediamo che la capacità di fare, di agire comporti l'autoritarismo, il dominio, lo spadroneggiamento, il far sentire il proprio peso sulle cose, sulle persone, sull'ambiente: Dio stesso nel latino della Chiesa viene chiamato Dominus. E noi, umili uomini, fatti a sua immagine, diventiamo dei dominatori semplicemente facendo una qualsiasi cosa". E' coerente l'associazione dell'idea di potere a gerarchia, subordinazione, dispotismo, se si analizza l'etimologia della parola potere. La radice della parola è poti, che significa marito, signore, padrone; il greco posis, "marito", da cui deriva des-potes, "signore della casa", da domos e posis, "padrone". Dominus in latino significa "signore", "padrone", "colui che possiede", egli schiavi romani chiamavano il loro padrone dominus, mentre quelli greci lo chiamavano despotes. Perciò ci chiediamo se è possibile esercitare potere senza per questo dominare. Dall'affermazione della società industriale si sono andate radicando, nel nostro immaginario, alcune idee che hanno ulteriormente definito quella di potere: "progresso", "miglioramento", "sviluppo". Idee certamente retaggio di quel darwinismo sociale impostosi nell'800 secondo cui: "il progresso è naturale"; "ciò che è naturale è dato da Dio"; "quindi il progresso è buono"; "il progresso avanza mediante la selezione naturale: ciò che è superiore cresce, e ciò che è inferiore è destinato a finire"; "ci sono più individui in fondo che in cima, sono più le erbacce che le rose, quindi la gerarchia è naturale"; "dato che via via che si sale, la piramide va numericamente a restringersi, la selezione naturale impone la competizione, che permette agli elementi più adatti di sopravvivere"; "solo i più adatti sopravvivono alla competizione"; "la sopravvivenza è assicurata se si raggiunge la cima e vi si rimane". Potremmo condensare tutto in un'unica idea che rappresenta uno dei miti più forti della nostra società contemporanea: la crescita. Un'idea che evoca il diventare grandi, più forti, competitivi, comandanti, insomma un sinonimo di potere perchè la capacità di crescere presuppone un'innata potenzialità di sopravvivenza e di vittoria. Ma l'idea di crescita si accompagna ad un'altra idea altrettanto importante, quella di efficienza: affinchè la crescita sia funzionale alla sopravvivenza è indispensabile che essa sia organizzata. Il "più adatto" che sopravvive deve essere quello più efficiente. (potere - 1 successivo)
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