Creato da Piero_Calzona il 14/03/2007

Verità...

Alla ricerca di soluzioni comuni per la pace e la libertà nel mondo

 

 

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I due Mondi

Post n°33 pubblicato il 07 Maggio 2007 da Piero_Calzona
 

La povertà è fame.

La povertà è vivere senza un tetto.

La povertà è essere ammalati e non riuscire a farsi visitare da un medico.

La povertà è non potere andare a scuola e non sapere leggere.

La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro, è vivere giorno per giorno.

La povertà è perdere un figlio per una malattia causata dall'inquinamento dell'acqua.

La povertà è non avere potere e non essere rappresentati adeguatamente.

La povertà è mancanza di libertà. 

Ogni giorno centomila persone muoiono di fame. E' una strage che si consuma in un Pianeta le cui risorse alimentari potrebbero sostenere dodici miliardi di individui, il doppio dell'attuale popolazione mondiale. quasi sempre sono vittime dell'unico imperativo: profitto senza regole. sono i ricchi, i predatori, coloro che prosperano al cuore del mercato globale: sono banchieri, speculatori di borsa, dirigenti di multinazionali che decidono chi deve vivere e chi deve morire, le loro armi sono la corruzione, l'erosione dell'autorità statale e la creazione di inattaccabili paradisi fiscali; i loro fedeli   mercenari si chiamano Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e Banca Mondiale. 

Perché esiste questa disparità assurda? perché ci sono questi uomini ricchissimi e persone che invece muoiono di fame? non siamo figli della stessa natura? Non abbiamo il diritto di fermare questi uomini che si arricchiscono in maniera cosi selvaggia senza minimamente pensare ai propri simili che non hanno neanche la possibilità di sopravvivere? 

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Rispondi al commento:
Piero_Calzona
Piero_Calzona il 27/05/07 alle 11:48 via WEB
Grazie Lillifiore per aver espresso il tuo pensiero, diciamo che sono d’accordo con te solo in parte. Io credo che ci sia una notevole differenza tra le persone che veramente muoiono di fame e le persone che lavorano in fabbrica, la prima ragione è che tutte queste persone (lavoratori) hanno una consapevolezza e questa consapevolezza può portare a delle lotte politico-sociali, quindi far valere i propri diritti, so che oggi è molto difficile, ma l’Italia non si può paragonare ai popoli del Terzo Mondo, in Italia c’è una situazione marcia dal punto di vista politico-sociale, d’accordo, ma è una situazione risolvibile, nel senso che è una questione di mettere a punto delle lotte ideologiche che in funzione della potenza sociale questa situazione potrebbe essere risolvibile, anche se, come dici tu i politici e i grandi della terra ci tolgono la libertà di pensiero. Ti dirò, fino ad un certo punto, perché se tutti i lavoratori prendessero sul serio la questione, in modo da avere più voce nello Stato, le cose andrebbero sicuramente meglio, invece ci limitiamo alle lamentele, che è una caratteristica dell’Italia, e le cose continuano ad andare avanti per anni allo stesso modo. Per quanto riguarda i poveri del Mondo il discorso, come dicevo prima è un tantino diverso, non ci sono infrastrutture, scuole, industrie, non c’è abbastanza cultura per potersi auto gestire, non hanno delle norme Etiche su cui basare la propria vita, sono comandati da persone senza scrupoli e tra queste persone c’è di mezzo anche il WTO, la Banca Mondiale, e l’FMI, che sono le sanguisughe di questi Continenti alla deriva, con privatizzazioni di ogni genere che prosciugano questi popoli fino alla morte. Come vedi nel mondo ci sono due ideologie, quella dello straricco e quella del povero, ma è pur sempre un problema culturale, nel senso che se i potenti della Terra, adottassero delle politiche eque, l’economia ne trarrebbe beneficio. Ma non basta, è da prendere in considerazione un’altra cosa importante. Se invece di inviare ingenti quantitativi di cibo, si acculturassero questi popoli con la nostra tecnologia, essi potrebbero vivere in piena autonomia e non dipendere dagli altri, anche questo è un problema di volontà politica, quindi ideologico-culturale. Un caro saluto, Piero
 
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