Creato da Piero_Calzona il 14/03/2007

Verità...

Alla ricerca di soluzioni comuni per la pace e la libertà nel mondo

 

 

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Razionale e Irrazionale (4° Capitolo Ricerca)

Post n°75 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da Piero_Calzona
 

RAZIONALE E IRRAZIONALE 

 viaggio tra falsità e necessità culturali: ( superstizione – mito – rito – sacro )

(Tredicesima  parte)

 

 

IL MITO – IL RITO – IL SACRO

 

COS’E’ IL MITO ?

La parola deriva da un termine greco che significa “ racconto “, ma non si tratta di un racconto qualunque. Il mito infatti è una storia che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini, i suoi valori, il suo senso, di definire le relazioni tra gli dei e gli uomini. In altre parole, è un tentativo di dare risposte ai quesiti fondamentali che l’uomo si è posto e si continua a porre.

 

Anche quando il racconto appare poco credibile, ha un significato profondo, perché

esprime la rappresentazione che una società fa di se stessa e della sua collocazione nell’universo.

Numerosi miti tracciano la storia della creazione dell’universo e dell’umanità :

quello di interrogarsi sulle proprie origini è infatti uno dei primi bisogni dell’uomo, che si trova in ogni epoca e in ogni luogo del nostro mondo.

 

La trasformazione dei miti

I grandi miti della mitologia greca ed anche di altri popoli del passato, oggi, si stanno trasformando in piccoli miti,  mentre nel mito classico il rapporto era più fra l’uomo e gli dei, oggi e fra l’uomo e l’uomo, cioè si ricerca un mito nell’altro uomo come ispirazione. Infatti nel mito classico c’era la presenza del divino, che era legata alla religione dove non c’erano dogmi, non esistevano libri sacri, mito e religione spesso coincidevano, nel senso che il mito era racconto di imprese, di dei o di eroi. Il più delle volte, però, oltre che rapporto tra l’uomo e uomo assistiamo ad un cambiamento del mito, quindi il rapporto nella nostra epoca è anche tra uomo e cose. La pubblicità è un grande sistema di creazioni di miti, nel senso che in un mondo, che se non consuma non produce, se non produce crea disastro, dal punto di vista economico, bisogna quindi creare dei miti.

I miti nel tempo si trasformano, ma l’uomo ha sempre bisogno dei miti, molti miti sono scomparsi o speriamo che siano scomparsi.

Pensiamo al mito della razza nel periodo nazista: c'era l'idea che questo era il mito del XX secolo contrapposto al mito della classe, che sarebbe stato il mito del XIX secolo. Prima è scomparso, in maniera tragica, il mito della razza con i campi di concentramento, con l'olocausto. E quindi questo grande mito, a cui milioni e milioni di uomini, hanno creduto - non si sa se con buona o con cattiva coscienza, ma molti sicuramente ne erano convinti -, questo mito è tramontato. Questo mito traeva il suo significato dal fatto che c'era una sorta di lotta fra i popoli, in cui il più adatto sarebbe sopravvissuto, e stillava questo odio perché era diverso. Poi è sopravissuto più a lungo il mito della società senza classi, che oggi ci sembra, per così dire, quasi strano che gli uomini abbiano pensato che alla fine la storia si sarebbe risolta con la fine dei conflitti, però miliardi, questa volta , di uomini, hanno in buona fede, pensato e con alcune buone ragioni, che se si eliminano i conflitti all'interno di una società, è poi possibile trovare delle forme di convivenza in cui l'ingiustizia possa finire.

 

I miti moderni

Il mito moderno – questa è la differenza con i miti antichi – è fabbricato, cioè non è spontaneo, è costruito a tavolino e la risposta più immediata l’abbiamo dai miti che sorgono e tramontano dalle grandi comunicazioni di massa, televisione, giornali e altro che costruiscono un mito e dopo pochi mesi se non funziona viene distrutto e se ne costruisce un altro, come asserisce Umberto Galimberti in uno dei suoi libri, “noi continuiamo a pensare la tecnica come uno strumento a nostra disposizione, mentre la tecnica è diventata l’ambiente che ci circonda “. Tutto si basa sul consumismo, se una cosa prodotta dalla tecnica fa guadagnare fior di soldi al produttore vuol dire che è una cosa che funziona, indipendentemente dal male che questa cosa produce alla società, l’importante è che funzioni.

 

Anche se l’uomo ha sempre avuto bisogno dei miti ci troviamo in una situazione paradossale,  questa forma di pensiero postmoderno è stato dettato con forza da un capitalismo esasperato, che ha a tutti i costi deve produrre per guadagnare, e se si produce bisogna consumare, anche se non se ne ha bisogno, perché la pubblicità esasperante te lo impone, con forme psicologiche a dir poco distruttive. Insomma oggi è finita l’epoca dei grandi miti. L’uomo continua a sognare con i propri miti, ma deve rendersi conto che c’è un’altra realtà da affrontare non quella dei sogni, ma quella in cui è molto importante discriminare i veri miti da quelli falsi. Un esempio emblematico è l’operato di Madre Teresa di Calcutta, è tra le figure più rappresentative dell’età postmoderna, una donna che è diventata il mito del XX secolo per il suo instancabile altruismo verso i popoli più deboli e più bisognosi.

Forse è il caso di dirlo, il mito per l’uomo è molto importante per il suo modo di essere, ma dobbiamo con forza e consapevolezza ricercare quei miti che ci possono far uscire da questa società logorata da tanti mali e tante falsità. Se si persegue solamente la filosofia edonistica non ci potrà mai dare quella speranza di costruire una società più sana.

 

(Fine tredicesima parte)

 

 

 

 
Rispondi al commento:
Piero_Calzona
Piero_Calzona il 14/12/07 alle 14:38 via WEB
Ti ringrazio Giò per il commento, devo però puntualizzare una cosa. Non ho mai affermato che la vera informazione non esista, il mio concetto si basa sulle informazioni che i mass media di oggi ci propinano come realtà oggettive e come verità, in questo caso per mass media intendo solo televisione, (mezzo mediatico che ha un potere enorme sulla mente dei telespettatori), ed anche i giornali che hanno lo stesso effetto anche se in modo meno incisivo. Per farti capire il mio pensiero riporto un articolo che ho scritto sull’etica e la televisione. Sono d’accodo con te che la vera informazione esiste, ma come affermi tu, bisogna cercarla. Ecco l’articolo: “ETICA E TELEVISIONE. Con la nascita delle tv commerciali diventa così inevitabile l'introduzione delle indagini di mercato, necessarie per la sopravvivenza delle reti televisive private. E ciò significa produrre spettatori e quantità d'ascolto sufficiente per garantire alle aziende che hanno investito in pubblicità una percentuale più sicura del ritorno economico. All'interno di questa logica appare evidente che i programmi che hanno contenuti riflessivi hanno difficoltà a trovare spazio. L'imperativo categorico della tv diventa così la massimizzazione del valore d'uso. Ciò significa che i prodotti della tv, dai film agli show sono creati per sedurre lo spettatore e devono essere adeguati ai prodotti delle pubblicità per poter garantire un maggior ritorno di audience. Una mentalità che è incompatibile con produzioni televisive più impegnate, quali possono essere i film d'autore, il teatro, approfondimenti di storia e di cultura, che difficilmente verranno trasmessi in prima serata. Il pensiero di Karl Popper sulla TV "Popper dalla metà degli anni '80 sentì l'urgenza di esporre il problema della tv generalizzata, gratuita, nei quali intravedeva dei pericolosi vizi strutturali, il costante inserimento di elementi viziosi, di superficialità, di volgarità, "spezie" in cui predominava la violenza. Karl Raimund Popper identificò nella tv un potere destabilizzante per la democrazia per la sua capacità di rompere e d'alterare determinati equilibri. Un'alterazione dell'equilibrio individuale che conduce a manifestazioni di violenza. In questo caso nei bambini la violenza della tv modifica il paesaggio dei suoni e delle immagini, e ciò impedisce una corretta crescita del sistema psico-mentale. Popper inoltre intuì ciò che già sta avvenendo, che si creasse nella popolazione una minor reattività alla violenza, un atteggiamento mentale che è l'anticamera di comportamenti aggressivi. Alcuni aspetti eticamente dannosi della televisione: Il fatto che l’informazione e l’educazione sono in mano alla televisione presenta seri problemi per la democrazia, basta accrescere o ridurre certe dosi di immagini e la risposta risente necessariamente della loro efficace influenza, basta pensare all’evento della tragica morte di Lady Diana per capire il fenomeno: è stato l’evento mediatico del secolo, ha interessato circa due miliardi di persone. Com’è possibile che una persona come Diana attraverso la televisione diventa un mito? Ed invece centinaia di migliaia di persone che muoiono di fame passano inosservate come se niente fosse, la televisione in quest’ultimo caso interviene solo con qualche breve notizia o non interviene affatto. Il motivo di questo fenomeno è molto chiaro: la cronaca mondana fa notizia, la realtà drammatica di questi poveri esseri non fa notizia, perché è un cattivo prodotto commerciale. In uesto caso è abbastanza duro ammettere questa realtà, ma bisogna sottolineare in maniera obbiettiva che è proprio colpa della scarsa cultura delle persone a non voler capire che è più importante prendere in considerazione le realtà drammatiche che ci sono nel mondo anziché le cronache mondane, che fanno nascere nelle persone false emozioni, emozioni costruite sapientemente da questa macchina mostruosa per distruggere la vera sensibilità Dietro i programmi televisivi c’è una gigantesca macchina del vendere e comprare, si tratta ovviamente di prodotti di pessima qualità culturale, ma che fanno colpo sulla sensibilità superficiale di alcune persone, senza accorgersi che dietro questi programmi girano quantità enormi di danaro investiti da sponsor pubblicitari per un loro proprio tornaconto, difatti quello che è importante oggi in televisione è l’audience non la qualità. Alla fine il potere passerà a “ grande fratello “ come rimedio etico, come informatore di una buona morale, come programma capace di istruire le persone nel modo di comportarsi. La cultura di oggi è molto povera, i giovani sanno meglio dei divi del cinema e della canzone che non di storia, filosofia, scienze, cioè del pensiero che ha contribuito a formare la cultura che ci aiuta a capire i fondamenti della Democrazia. Ma cos’è la Democrazia? Democrazia significa potere del popolo. Il popolo sovrano è veramente titolare del potere? In che modo è anche in grado di esercitarlo? Il problema a queste domande è dovuto alla disinformazione e disinformazione significa il dare notizie falsanti che inducono il telespettatore in inganno. Oggi la televisione produce immagini e cancella concetti, informa con notizie non con nozioni, è un formidabile formatore di opinioni e l’opinione è semplicemente sondaggio, parere, non è sapere e scienza, un opinare soggettivo per il quale non si richiede una prova, le opinioni sono deboli e variabili, se diventano convinzioni allora il mondo è veramente in pericolo perché si fa uso di questi meccanismi deleteri per formare la propria cultura. Purtroppo la televisione è stata ed è ancora monopolizzata da partiti politici e il caso evidente di questo stato di cose è realistico, i grandi magnati europei come Murdoch o Berlusconi hanno il monopolio sulle nostre idee, propinandoci giorno dopo giorno la loro filosofia, con messaggi politici preconfezionati e ben congegnati, che impoveriscono la nostra libertà di pensiero, siamo stretti in una morsa d’acciaio, dove tutto il marciume dei loro imperi televisivi ed economici scorre sotto i nostri occhi, e passivamente, senza battere ciglio, viene accettato da una grande massa di persone. L’interesse economico per queste persone è tutto, e l’interesse etico – morale o culturale è pari a zero. Ma non basta, la televisione condiziona pesantemente il processo elettorale, sia nella scelta dei candidati, sia nel loro modo di combattere la contesa elettorale, sia, infine, nel far vincere chi vince. Inoltre la televisione condiziona o può fortemente condizionare, il governo, e cioè le scelte di governo: quel che un governo può fare, non può fare, e decide in concreto di fare. Ci sarebbero da dire ancora tante altre cose sulla politica e i mass media, ma poi il problema esulerebbe dalla vera ragione di questa ricerca, quindi mi fermo qui. Questa è purtroppo l’Etica, la morale, che oggi i mass media ci offrono come realtà oggettive.
 
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