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In principio era Dio, poi venne Darwin…

Post n°119 pubblicato il 23 Settembre 2009 da Piero_Calzona
 

In principio era Dio, poi venne Darwin…

EVOLUZIONISMO E CREAZIONISMO

Dall’alba della civiltà ogni gruppo umano si è posto le grandi domande sull’origine del mondo e della specie umana. Molte e molto diversificate sono state le risposte date, soprattutto dalle religioni.

Ovviamente, queste risposte non avevano alcuna base scientifica, ma erano invece il frutto delle condizioni sociali, economiche e culturali delle comunità in cui venivano elaborate. La narrazione contenuta nella Bibbia è nota a tutti: Dio avrebbe creato l’intero universo in soli sei giorni: cominciando la sua opera il 23 ottobre 4004 a.c. (secondo il calcolo, basato sullo stesso testo biblico, che il pastore anglicano Usher fece nel Seicento). Nel Corano non esiste una descrizione vera e propria della creazione: i pochi accenni sembrano rifarsi alla Bibbia ebraica. Nel mondo indiano, la narrazione inclusa nei Rig Veda, il quarto libro dei Veda, (una raccolta di libri scritti in sanscrito e inerenti alla religione induista), ne riconosce esplicitamente l’inconoscibilità, mentre lo smembramento dell’uomo primordiale, Purusa, (dalle mille teste, mille occhi, mille piedi) avrebbe dato origine alle odierne caste: le quattro ere cicliche dell’universo, con minor fallacia rispetto alle religioni abramitiche, ammonterebbero a 4.320 milioni di anni umani. Altre religioni non credono in nessun Dio, ma professano discipline trascendentali basate sulla meditazione, come la New Age, e le religioni naturali.

Non tutti gli uomini sono stati prigionieri di questi miti: il filosofo greco Anassimandro, ad esempio, riteneva che gli uomini discendessero dai pesci. E il filosofo romano Lucrezio scrisse che nella natura non vi era traccia di alcun intervento divino, ma solo del continuo divenire della natura stessa. Ma resta il fatto che, almeno fino al XVIII secolo, l’idea dominante nel mondo occidentale fu quella del fissismo, secondo cui le specie erano immutabili. Il naturalista Buffon fu il primo a formulare una proposta evoluzionistica, seguito da altri studiosi.

Vediamo come stanno veramente le cose

Darwin

Fu solo con Charles Darwin (1809-1882), e con la pubblicazione nel 1859 del suo trattato L’origine delle specie, che la teoria dell’evoluzione prese definitivamente forma. Darwin sostenne la tesi della selezione naturale: un meccanismo che favorisce i caratteri genetici che meglio si adattano all’ambiente, eliminando invece quelli svantaggiosi. In seguito, lo sviluppo degli studi sull’ereditarietà di Mendel permisero di affinare ulteriormente la teoria: la comparsa di alcune variazioni casuali vantaggiose, rispetto agli altri individui di una stessa specie, possono essere ereditate dalla propria discendenza, fino alla nascita di un nuovo gruppo di individui, diverso da quello di provenienza. È questo il processo detto di “speciazione”.

L’evoluzionismo sostiene dunque che le specie animali e vegetali discenderebbero tutte da specie più antiche (antenato comune), da cui si sarebbero, per l’appunto, “evolute”. L’evoluzione non è predeterminata: le mutazioni sono casuali e anche il tempo e il modo in cui insorgono sono imprevedibili. Il processo di speciazione è quindi sempre in corso.

Ricerche

Negli ultimi decenni la scuola neodarwinista ha visto i suoi esponenti privilegiare diversi aspetti. L’ipotesi degli “equilibri punteggiati”, sostenuta da Niles Eldredge e Stephen Jay Gould, ha proposto un modello evolutivo a salti. Richard Dawkins, invece, ha invece formulato l’ipotesi del “gene egoista”, in cui l’evoluzione è vista come un meccanismo per la trasmissione di geni.

Nonostante i differenti accenti, la quasi totalità del mondo scientifico odierno ha fatto propria la teoria dell’evoluzione. Non mancano del resto le prove: lo studio dei resti fossili, le somiglianze e le differenze tra specie simili in diverse aree geografiche, le evidenze prodotte dall’anatomia e dall’embriologia comparata, le notevoli somiglianze nella composizione chimica e nelle strutture del corpo. Una teoria concorrente dovrebbe essere in grado di produrre altrettante evidenze. Al momento non vi è riuscito ancora nessuno.

Evoluzione Umana

L’età del nostro Pianeta è stimata in circa 4,5 miliardi di anni. Si ritiene che le prime forme viventi siano comparse dopo un altro miliardo di anni: si trattava di semplici organismi monocellulari, i procarioti. Ci vollero quasi altri tre miliardi di anni per vedere la diffusione degli eucarioti, i primi organismi pluricellulari. I primi vertebrati marini comparvero circa 500 milioni di anni fa, i primi pesci 440 milioni di anni fa, i primi anfibi 400 milioni di anni fa, i primi rettili 250 milioni di anni fa. Per i mammiferi, discendenti dei rettili terapsidi, bisognò attendere ancora, e solo con la scomparsa dei dinosauri (circa 65 milioni di anni fa) si poterono aprire degli spazi per la loro diffusione.

60 milioni di anni fa apparvero i primi primati da cui, per successive speciazioni, si sarebbe arrivati all’antenato comune di scimpanzè ed esseri umani, la cui definitiva separazione avvenne circa 7-8 milioni di anni fa. Il genere Homo si è evoluto attraverso l’australopiteco (4 milioni di anni fa), l’homo abilis (2,5), l’homo erectus (1,7), l'homo sapiens (150.000 anni fa). Quest’ultimo è l'unico sopravvissuto del genere dopo l'estinzione (circa 25.000 anni fa) dei "suoi cugini", gli uomini di Neanderthal. Circa 13.000 anni fa si sarebbe estinta una specie di ominidi evolutivamente ancora più distante dall'homo sapiens: l'homo floresiensis, la cui esistenza è documentata nella sola isola indonesiana di Flores.

L’origine “scimmiesca” dell’uomo trova una conferma nell’analisi del DNA: il nostro e quello dello scimpanzè sono identici per più del 98 per cento.

Il Creazionismo

L’ipotesi che l’uomo discendesse dalla scimmia suscitò uno scandalo immediato già all’epoca di Darwin. Le polemiche non si placarono nemmeno in seguito: negli anni Venti, nel Tennessee, si svolse il famoso Processo della scimmia (Monkey Trial), che vide come imputato un insegnante “colpevole” di insegnare il darwinismo a scuola.

Con le evidenze a proprio favore che l’evoluzionismo può vantare oggi, però, desta perplessità che vi siano ancora così tante persone legate alla concezione creazionista classica, basata su un’interpretazione letterale del testo biblico. Negli USA, la maggioranza della popolazione non crede tuttora alla validità della teoria evoluzionistica. Non solo: il movimento creazionista gode di un ampio supporto politico e di notevoli sostegni economici. La principale organizzazione impegnata in questa campagna di retroguardia è l’Institute for Creation Research.

Cotanto impegno ha portato dei risultati concreti: dal 1999, nelle scuole del Kansas viene insegnato il creazionismo al posto dell’evoluzionismo. Altri stati (come l’Alabama, il Nebraska, il New Mexico, l’Ohio) presentano l’evoluzionismo come una delle tante possibili spiegazioni. E in altri Stati ancora, che affidano la scelta dei programmi alle autorità scolastiche dei vari distretti, il creazionismo comincia a essere insegnato.

Nel Regno Unito, dove le scuole religiose sono finanziate dallo Stato, i problemi stanno cominciando solo ora: alcuni istituti, legati a organizzazioni religiose creazioniste, hanno infatti eliminato l’evoluzionismo dai propri programmi, un episodio così drammatico che neutralizza la possibilità di acquisire delle nozioni scientifiche determinanti per l’evoluzione socio-culturale, soprattutto nei giovani.

 

Il Disegno Intelligente (I. D.)

La teoria del Disegno intelligente viene presentata come “oggettivamente” credibile, e scientificamente documentabile. Secondo questa ipotesi, la complessità e la bellezza dell’universo possono essere spiegate soltanto con l’intervento diretto di un essere divino. In realtà, anche i sostenitori di queste tesi non riescono a portare evidenze concrete a proprio favore: è difficile vedere molta intelligenza nella creazione di un universo quasi completamente invivibile, nell’estinzione del 99 per cento delle specie apparse sul nostro pianeta da quando vi è vita, nell’attesa di miliardi di anni per vedere finalmente apparire la specie umana. È difficile non concepire questa teoria come una versione “riverniciata” del creazionismo. E, come il creazionismo, è una teoria non testabile, e quindi fuori dall’ambito dell’indagine scientifica.

Anche questo movimento, tuttavia, è dotato di potenti supporter, proprio perché si presenta come un’alternativa sia al creazionismo che all’evoluzionismo. Nel luglio 2005 il presidente George W. Bush in persona ha speso delle parole a favore dell’insegnamento scolastico della teoria del disegno intelligente, mettendo in seria difficoltà l’affidabilità delle ricerche scientifiche sull’evoluzionismo.

 

La posizione della Chiesa Cattolica

La Chiesa cattolica ha impiegato molto tempo per giungere a patti con l’evoluzionismo. Ancora nel 1950, l’allora pontefice Pio XII, all’interno dell’enciclica Humani Generis, metteva sullo stesso piano creazionismo ed evoluzionismo, attaccando duramente quest’ultimo e ribadendo, nel contempo, l’esistenza storica di Adamo e il suo ruolo di progenitore, e quindi di diffusore del peccato originale.

Il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, diffuso nel 1992 per impulso di Giovanni Paolo II, ha glissato brillantemente su tutte le questioni scientifiche. Vi si ribadisce tuttavia che “la creazione è destinata, indirizzata all’uomo, immagine di Dio. La creazione, infatti, è voluta da Dio come un dono fatto all’uomo, come un’eredità a lui destinata e affidata”.

Passi avanti sono stati fatti solo con il messaggio che Karol Wojtyla inviò, il 22 ottobre 1996, alla Pontificia Accademia delle Scienze. Pur partendo dalla Humani Generis, il pontefice riconosceva che l’evoluzionismo era diventato ormai qualcosa di più che una mera ipotesi: anche se accennava a “teorie” dell’evoluzione, anziché di una sola teoria, e questo perché esistono «letture materialiste e riduttive e letture spiritualistiche. Il giudizio è qui di competenza propria della filosofia e, ancora oltre, della teologia». Il papa non specificava come i teologi potessero fornire giudizi competenti in materie scientifiche.

Recenti dichiarazioni del cardinale Christoph Schönborn hanno rinfocolato le polemiche. L’arcivescovo di Vienna, che pure viene considerato uno degli esponenti più “moderni” delle gerarchie cattoliche, ha infatti definito il messaggio di Giovanni Paolo II «vago e poco importante», indicando in pratica la teoria del disegno intelligente come la più coerente con l’insegnamento cattolico, poiché non ammette alcuna mutazione casuale.

 

Situazione in Italia

Secondo un’indagine sociologica, circa il 25% della popolazione italiana ritiene che la Bibbia riporta la vera parola di Dio e va presa alla lettera. La percentuale scende sotto il 10% tra diplomati e laureati, ma sale oltre il 50% tra coloro che non possiedono nemmeno il titolo di studio elementare. È probabilmente a questo bacino elettorale che si è rivolto l’onorevole Pietro Cerullo (AN), promotore nel 2003, insieme ad Alleanza Studentesca, di una “Settimana antievoluzionistica”. L’iniziativa suscitò molti commenti ironici. Non ne suscitò alcuno, invece, il decreto legislativo del 19 febbraio 2004, con cui il governo cancellava dai programmi d’insegnamento delle scuole medie ogni riferimento alle teorie evoluzionistiche. Non a caso, i programmi per le scuole medie erano stati elaborati da una commissione presieduta da un cattolico di ferro, Giuseppe Bertagna.

Vi fu una levata di scudi da parte di diversi scienziati, anche cattolici, contro la decisione. Il ministro Moratti fu costretto a nominare una commissione di saggi, presieduta da Rita Levi Montalcini, incaricata di studiare il problema. Quasi un anno dopo, la commissione fornì il proprio parere, chiedendo che il darwinismo fosse reinserito tra gli argomenti di studio.

Conclusioni

Il creazionismo, secondo i suoi critici, non è soltanto un attacco alla biologia evoluzionistica, ma un attacco a tutte le scienze e al metodo scientifico nel suo complesso. Se i creazionisti avessero ragione, sarebbero errate gran parte delle acquisizioni della cosmologia, dell'astrofisica, della biochimica, della geologia, e di tutte le scienze naturali, discipline che invece hanno dato prova, in misura enorme, di convergere a conclusioni credibili, e compatibili tra loro.

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BIBLIOGRAFIA

http://www.impressionisoggettive.it/bibliografia_ricerca.htm

 

 
Rispondi al commento:
ilda_ilda
ilda_ilda il 22/10/09 alle 09:27 via WEB
Come al solito è un vero piacere leggerti Piero, è difficile riassumere in poche righe un argomento così complesso, e andrò certamente a leggere quello che mi hai indicato. A me preme invece fare una correzione a quello che ho attribuito a Zagrebelsky e che invece pur accennando ai Fratelli Karamazov era per altri passaggi, e di quello da me riportato se ne occupa invece proprio Eugenio Lecaldano. Sostiene inoltre Lecaldano che per giustificare l’etica con Dio bisogna accantonare millenni di riflessioni volte a smascherare errori ed illusioni di tali pretese. Zagrebelsky fa riferimento a Dostoevskij per osservare che ogni regime politico fonda se stesso su una molla - ressort - che tesa al suo massimo dovrà prima o poi cedere all’inerzia, e quindi qualsiasi forma di governo arriverà a corrompersi e dissolversi, anche quando questa è basata sulla libertà, per eccessi quindi di individualismo ed esasperazioni delle libertà individuali (scrive Dostoevskij [i]concependo la libertà come una moltiplicazione e una rapida soddisfazione dei bisogni [gli uomini] stravolgono la propria natura, giacché ingenerano in loro stessi una moltitudine d‘insensati e stupidi desideri[/i]). Ma pur riconoscendo valida questa teoria lui sostiene che non si debba aspettare arrendendosi al fatalismo, ma si può e si deve ritardare il momento finale. E ne indica le vie percorribili. Non so proprio come ho fatto a fare questa confusione tra i due quando questa è stata la parte che mi è piaciuta di più in Zagrebelsky oltre a quella finale dove ispirandosi a un salmo (una parola ha detto l’Eterno, due ne ho udite -Salmo 62, 12-) riporta l’uomo nella sua dimensione limitata anche nel guardare oltre se stesso nella dimensione della fede, con la piena accettazione dei propri limiti, nell’impossibilità di accogliere, ammesso (ma non concesso) che essa esista, la verità tutta intera. Questo è uno degli argomenti sui quali concordo pienamente con Ratzinger quando fa delle critiche alla modernità, stiamo vivendo in un periodo di scarso senso della solidarietà, di esasperati individualismi ma la causa non è da cercarsi nell’assenza di valori trascendenti, fuori dall’uomo, questi a mio parare già ci sono, sono l’esasperato consumismo, il dover apparire senza essere, questo, tutto questo già priva l’uomo di quello che è spostando il senso fuori da sé o nel nulla, il nichilismo, come nichilismo è la religione, togliendo all’uomo, a ogni cosa umana la sua importanza per spostarla al di fuori di questo, in un dio trascendente. Non ricordo chi disse che al buio la guida di un cieco è utile ma non appena invece la luce appare ecco che si può andare avanti meglio da sé. La scienza, la conoscenza con tutti i suoi progressi hanno delimitato il raggio d’azione delle religioni, che da sempre devono la loro fortuna alle zone oscure di ignoranza, Dawkins nel suo L’illusione di Dio, paragona la religione ad una coperta che copre i punti oscuri della conoscenza e che via via che la conoscenza si espande questa si restringe sempre più, ma ancora resiste la strategia di andare a colpire le lacune della scienza, ancora infatti con l’argomento della irriducibile complessità si cerca di inserire il progetto intelligente sempre dove ancora la conoscenza non ha prodotto perfette spiegazioni di questo o quell’altro aspetto, aspetti che di volta in volta vengono invece esaurientemente descritti e spiegati. Alla fine l’unica cosa veramente inspiegabile è quell’essere talmente complesso da non poter essere mai ridotto di nessuna delle sue inimmaginabili caratteristiche che si chiama Dio, se dio ha bisogno di zone ancora oscure della conoscenza per esistere, (non sempre in tutte le teologie, c‘è in Bonhoeffer ad esempio il desiderio di sfuggire da un dio tappabuchi così quasi blasfemo) del mistero non da indagare, non come sfida per amore di conoscenza, ma in cui immergersi e bearsi per me l’unico mistero insondabile resta sempre quello della necessità di dover credere in dio anche quando è possibile farne a meno. La religione, si dice, risponde a quelle esigenze e a quelle domande alle quali nient’altro risponde, per me nemmeno la religione è in grado di fornire risposte a quelle domande.
 
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