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Il Modello Psicodinamico

Post n°3 pubblicato il 19 Novembre 2008 da melanie_klein

Il modello psicodinamico è quella branca della psicologia che spiega i fenomeni mentali come il risultato di un conflitto. Esso deriva da forze inconsce che cercano di manifestarsi e richiedono un costante controllo da parte di forze opposte che ne impediscono l’espressione.


Siamo dunque personaggi che mettono in atto un copione scritto dall’inconscio: tutto ciò che scegliamo per la nostra vita è determinato da forze inconsce tra loro in relazione dinamica.


Gli psicoterapeuti che aderiscono a questo approccio si avvicinano ai pazienti cercando di sottolineare cosa in questi sia unico, dando così un estremo valore al loro mondo interno.


La massima importanza viene data al periodo infantile dato che gli schemi formatasi in quel periodo persistono nella vita adulta: sin dall’infanzia certe specifiche modalità di relazionarsi con gli altri vengono interiorizzate e sono espresse automaticamente e inconsciamente come parte del carattere dell’individuo. Da qui il concetto di transfert, che si ha quando il paziente vive il medico come una figura significativa del proprio passato e proprio per questo propone nella terapia materiale terapeutico che va compreso.


Il modello psicodinamico moderno propone quattro aree teoriche psiconanalitiche:


1)                 la psicologia dell’Io, derivata dalla teoria psicoanalitica classica di Freud;


2)                 la teoria delle relazioni oggettuali, derivata dalla teoria di Melanie Klein;


3)                 la psicologia del Sé, fondata da Heinz Kohut;


4)                 le prospettive post-moderne formate da un insieme di teorie tra cui il costruttivismo, l’intersoggettivismo, le teorie interpersonali e il modello conflittuale-relazionale.


 


La psicologia dell’Io


La psicologia dell’Io vede il mondo intrapsichico come un mondo in conflitto tra le istanze. Il Super-Io, l’Io e l’Es combattono fra loro provocando angoscia. Quest’ultima avverte l’Io della necessità di un meccanismo difensivo che a sua volta porta alla formazione di un compromesso tra Es e Io. Tutte le difese hanno in comune la funzione di proteggere l’Io contro le richieste istintuali dell’Es e sono la rimozione (si eliminano dalla consapevolezza desideri, fantasie o sentimenti inaccettabili), lo spostamento (i sentimenti relativi a una data persona vengono reindirizzati verso un’altra), la formazione reattiva (si allontana un desiderio o un impulso inaccettabile adottando un tratto di carattere diametralmente opposto), l’isolamento dall’affetto (ricordi traumatici verranno richiamati facilmente alla mente, ma privati di qualunque sentimento concomitante), l’annullamento retroattivo (un’azione simbolica viene agita per cancellare un pensiero e un’azione inaccettabile), la somatizzazione (sentimenti dolorosi vengono trasferiti a parti del corpo) e la conversione (un conflitto intrapsichico viene rappresentato simbolicamente in termini fisici).


Nessuno è privo di meccanismi di difesa: la saluta e la malattia psicologica stanno su un continuum.


 


La teoria delle relazioni oggettuali


La teoria delle relazioni oggettuali sostiene che le pulsioni emergono nel contesto di una relazione e non possono pertanto essere mai separate da esse: le relazioni interpersonali si trasformano in rappresentazioni interiorizzate di intere relazioni, non di un singolo oggetto o di una persona.


Il conflitto inconscio, per questo approccio, non è semplicemente la lotta tra un impulso e una difesa come nel caso della psicologia dell’Io ma è anche lo scontro tra coppie contrapposte di unità interne di relazioni oggettuali.


Sebbene desideriamo mantenere l’illusione della continuità del Sé, in realtà siamo costituiti da Sé multipli e discontinui, costantemente ridefiniti da relazioni reali o immaginarie con gli altri. Si formano in noi dei Sé narrativi che possano dare coerenza emozionale alla nostra vita.


Paradosso della terapia è che nel momento in cui i pazienti apprendono a tollerare tutto ciò, cominciano a sentirsi più costanti e coerenti.


 


La psicologia del Sé


Questo approccio cerca di dimostrare che tutte le forme di psicopatologia si basano su difetti presenti nella struttura del Sé e che questi sono dovuti a disturbi delle relazioni Sé/oggetto-Sé nell’infanzia.


Mentre la psicologia delle relazioni oggettuali si interessa delle relazioni interne tra le rappresentazioni del Sé e quelle dell’oggetto, la psicologia del Sé sottolinea come le relazioni esterne aiutino l’individuo a mantenere autostima e coesione del Sé. Secondo Kohut il paziente ha un bisogno disperato, per mantenere il proprio senso di benessere, di certe particolari risposte da parte delle altre persone.


Gli altri non vengono considerati come individui separati ma come “oggetti”, come “funzioni” che possono gratificare i bisogni del Sé.


Il bisogno degli oggetti-Sé non viene, secondo Kohut, mai superato ma continua per l’intero corso della vita. All’essere umano sono indispensabili per sopravvivere le risposte convalidanti ed empatiche da parte degli altri, per mantenere un certo grado di stima. La maturazione e la crescita semplicemente ci allontanano dal bisogno di oggetti-Sé arcaici per portarci verso la capacità di utilizzare oggetti-Sé più maturi e adeguati.


Obiettivo della terapia è quindi rafforzare la debolezza del Sé in modo che si possa tollerare esperienze non ottimali con oggetti-Sé senza che si verifichi una significativa perdita di coesione.


 


Prospettive post-moderne


Comune all’insieme di teorie sviluppatasi recentemente in questo ambito è la sfida alla concezione di una verità oggettiva contenuta nel paziente che l’analista osserva in maniera totalmente imparziale. Secondo queste teorie infatti le percezioni che il clinico ha del paziente sono sempre influenzate dalla sua soggettività. Esse riconoscono l’esistenza di una realtà esterna ma sottolineano come ciascun partecipante nella diade analitica sia portatore della propria prospettiva che riguarda quella realtà.


Per quanto riguarda l’ambito evolutivo, la maggior parte di queste teorie, in accordo con la teoria delle relazioni oggettuali, sottolineano il fatto che il bambino interiorizza un’intera relazione d’oggetto e che ogni interazione “faccia a faccia” è costruita insieme o regolata in senso biunivoco.

 
 
 
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