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L'altra finanza

Post n°388 pubblicato il 26 Marzo 2013 da AngeloQuaranta


 

 Forse non tutti sanno che al mondo esiste anche un'altra finanza oltre a quella praticata in Italia e nei maggiori paesi occidentali. un'altro modello di bancario poco conosciuto ai molti ma che non conosce crisi e che anzi, sta crescendo a ritmi impensabili.
Stiamo parlando della Finanza Islamica che ha superato i 500 miliardi di dollari di patrimonializzazione! Stanno aumentando in Europa le banche che operano in conformità dei Principi Coranici e, proprio nel momento in cui il mondo finanziario occidentale è in ginocchio per gli effetti della crisi dei mutui subprime, la Finanza Islamica dimostra una vitalitá senza precedenti. Tanto che, se nel 2007 sono stati emessi bond per quasi 47 miliardi di dollari da questi istituti, nel 2008 la cifra si è ulteriormente incrementata di altri 10 miliardi e così via in aumento continuo…
A rilevarlo è «World & Pleasure», il mensile dedicato al mondo del business e del lusso che ha registrato come le obbligazioni e i fondi fedeli ai principi coranici stiano crescendo in modo esponenziale. Le obbligazioni islamiche, denominate skunk, crescono di giorno in giorno!

CARATTERISTICHE DELLA FINANZA ISLAMICA
Ma quali sono le caratteristiche della finanza islamica che stanno portando così fortuna a questo modello? Si tratta infatti di un sistema estremamente diverso da quello a cui siamo abituati noi italiani: alle regole della finanza fa prevalere quelle di natura etica e religiosa, a cui le operazioni di banche, società e privati devono sottostare. La finanza islamica, infatti, si basa su regole fondate sul rispetto del Sacro Corano e della Sharìa.
Scopriamo i quattro pilastri che la fondano e che la rendono oggi un modello alternativo e molto attraente.

1) RIBA
Tutte le regole ruotano intorno al divieto della RIBA, termine che significa interessi. Prestare denaro ad interesse è usura! Proibito non solo ai singoli ma anche alle banche, perché non è concepibile che possa esistere un guadagno deciso a priori senza un rischio ad esso correlato… In pratica, non si possono fare soldi dai soldi. Ciò in teoria dovrebbe escludere il ricorso a prodotti derivati come quelli che hanno provocato la crisi in Occidente.
Vige pertanto il divieto assoluto dei prestiti a interesse (così tipici delle banche italiane), dato che gli interessi, anche minimi, sono paragonati dal Sacro Corano all’usura.
Per finanziare l'acquisto di immobili, ad esempio le banche islamiche devono possedere quote di proprietà delle case piuttosto che stipulare una comune ipoteca sull'immobile. In pratica, le banche, invece di far aprire un mutuo da restituire con i tassi d’interesse, acquistano esse stesse l’immobile che poi affittano al privato. Il quale, una volta terminato di pagare le rate dell'affitto, più una commissione sul servizio (il guadagno della banca), riscatta la casa diventandone proprietario.


2) SUKUK

Sono le obbligazioni islamiche, che negli ultimi anni stanno conoscendo molta fortuna. L’investitore concede alla banca un capitale, e la banca provvede a investirlo in un’attività reale, riscuotendo i profitti generati dall’investimento effettuato.
È prevista la condivisione dei rischi e dei profitti tra creditore e debitore, in modo che siano presi in considerazione solo investimenti potenzialmente validi.
Viene affermato il diritto-dovere alla trasparenza e chiarezza dei contratti.
In Italia nelle obbligazioni tradizionali, invece, l’investitore riceve indietro, a periodi prestabiliti, il suo capitale investito e una remunerazione a titolo di interesse, cosa che nell’Islam è severamente vietata.

3) GHARAR
Ogni transazione deve essere certa, cioè possibilmente priva di rischi o irragionevoli incertezze… Il termine che sta ad indicare anche il trarre vantaggio dalla mancanza di informazioni, perciò è proibito stipulare un contratto legandolo ad eventi ignoti.
Per il principio del Gharār, è immorale qualunque interesse legato a una presenza di rischio e incertezza, quindi è proibito ricorrere o prestare denaro a persone fisiche e giuridiche che praticano la leva finanziaria, il carry trade, e altre forme di speculazione e l'arbitraggio.

 4) MUDARABA
Potremmo definirlo una sorta di "Venture Capitalism ante litteram", dove chi presta il capitale corre il rischio di perdite se l'affare va male e chi partecipa con il lavoro corre il rischio di lavorare senza guadagnare ma è totalmente protetto dal rischio di finire sommerso dai debiti.
A corollario di questo principio, sono fortemente incentivati gli investimenti di carattere sociale. Mentre secondo la tradizione italiana e occidentale è semplicemente possibile investire in modo responsabile per l'Islam ciò è strettamente obbligatorio.
Questo principio include l'obbligo/garanzia di assicurazione che i propri soldi non sono utilizzati per scopi non etici, come ad esempio droghe, armi, alcol, pornografia e terrorismo.



ELEVATA PROPENSIONE AL FINANZIAMENTE ALLE IMPRESE

Dall'evidenza di come questi principi, tutti insieme, penalizzano alcuni ambiti dell'attività bancaria che non possono generare profitti e quindi nessuna remunerazione del capitale prestato come il credito al consumo e i mutui ipotecari e immobiliari.

Emerge la direzione verso la quale si orientano le banche islamiche: i prestiti agli investimenti produttivi ed etici, gli unici che permettono una remunerazione, compatibile con il diritto islamico.
Questa elevata propensione al finanziamento alle imprese sta alla base del recente successo di questo modello finanziario che prevede un "sottostante" reale e non di liquidità.

DIFFUSIONE IN EUROPA
Nei Paesi del Golfo Persico e in Asia tale modello è diventato un esempio di successo e in costante espansione, in Europa invece si è sviluppato solo nel Regno Unito. In Francia risulta in fase di studio approfondito, mentre la Germania ha mostrato scarso interesse.

In Italia, il modello è pressoché sconosciuto, addirittura in Italia non è presente alcuna banca islamica. Per ovviare a questa mancanza, lo scorso anno, è stato proposto il Mediterranean Parnership Fund, che dovrebbe permettere all’Italia di orientarsi anche su questo settore e di attrarre maggiori capitali dai mercati del Golfo Persico.

Di Massimo Dallaglio 17/02/2013 
 



 

 
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Commenti al Post:
oltreL_aura
oltreL_aura il 27/03/13 alle 09:50 via WEB
Interessante concetto finanziario per noi Nuovo.Davvero concreto.Un saluto.
(Rispondi)
 
pgmma
pgmma il 27/03/13 alle 13:41 via WEB
Chi da noi afferma di rinnegare il nuovo credo, denuncia energicamente la quiescenza del mondo occidentale di fronte ai tanti fatti dell'Islam (riduzione in schiavitù delle donne, omicidi, spose bambine, guerriglia, jihad, cieca presunzione di superiorità, incapacità di dialogo) che basterebbero da soli a far apparire questa gente supponente e pericolosa se tollerata, o peggio, assecondata. Ma il mondo arabo (e integralista) detiene ancora la supremazia energetica su fonti di cui l'Occidente ha bisogno per sostenere il suo benessere. E' il petrolio a fare la differenza e a costringere più di un capo di Stato a passare sopra a molti soprusi sociali pur di accaparrarsi una commessa vantaggiosa. E sebbene il Corano sia da considerare un testo che istiga all'odio, l'Occidente continuerà a rispettarlo, nonostante in altre contrade brucino Bibbie e bandiere occidentali.
(Rispondi)
 
 
AngeloQuaranta
AngeloQuaranta il 30/03/13 alle 06:20 via WEB
Auguri http://blog.libero.it/quarantangelo/9991845.html
(Rispondi)
 
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