Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Dal Corriere della Sera Allarme trivelle pronte a ripartire Ecco la mappa delle autorizzazioniLa moratoria scadrà a febbraio. E ora che dal Milleproroghe è stata espunta la proroga ci sono solo due mesi per fare un piano. Altrimenti ci sarà il via libera per 54 impianti. Bonelli: «Un pasticcio. Patuanelli e Costa devono fare qualcosa».
E’ di nuovo allarme trivelle. La moratoria alle ricerche petrolifere non ha avuto proroghe e scadrà a febbraio. E se non ci sarà un piano, di cui ancora non c’è traccia, saranno 54 i permessi finalizzati alla ricerca di idrocarburi che avranno il via libera. Ma partiranno anche due autorizzazioni, non alla ricerca ma all’estrazione del petrolio, di fronte al parco del Delta del Po. Ecco l’elenco. La mappa Nell’elenco, a cui il ministero dello Sviluppo Economico darà il via libera, in assenza di altri provvedimenti, ci sono aree di mare, soprattutto nell’Adriatico. Ma anche in Sicilia, alcune a poche decine di chilometri da paradisi come Pantelleria, o Favignana che in caso di incidenti verrebbero irrimediabilmente compromessi. Coinvolto nei progetti di ricerca , che già di per sé hanno un impatto sulla fauna marina, anche lo Ionio, che ne vedrebbe sorgere 3: uno in Calabria, di fronte a Crotone e Corigliano Calabro; uno in Salento e il terzo nel golfo di Taranto. La Puglia ne vedrà nascere 9 di fronte alla costa tra Bari e Brindisi e uno, molto grande, di fronte a Santa Maria di Leuca. E poi ce ne sarà una di fronte al confine tra Marche e Abruzzo. Tante trivelle anche sulla terraferma. A questo link l’elenco completo. Il governo Conte 1, all’art.11 ter del DL 135/2019, aveva disposto 24 mesi di stop al rilascio di rilascio di nuove autorizzazioni a trivellare, finalizzata alla stesura, entro 18 mesi, di un piano delle aree idonee. Ma, nonostante una proroga di sei mesi già concessa nel febbraio 2020, i termini sono trascorsi invano. E il tempo ormai stringe. Per correre ai ripari nel Milleproroghe era stata inserita una norma che dava più tempo al ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. In assenza di questo piano i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia. «Il governo italiano non sta lavorando alla transizione energetica richiesta dall’Unione Europea e continua a puntare sulle fonti fossili - denuncia il verde Angelo Bonelli - nel mar Adriatico, a largo di Rimini, si blocca un impianto offshore di produzione di energia eolica, ma si dà il via libera alle trivelle. I responsabili di questo pasticcio sono i ministri Cinque Stelle dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevamo proposto, aprendo così alle trivelle. Facciano qualcosa ora». Sono 18 miliardi di euro l’anno i sussidi ambientalmente dannosi con cui lo Stato supporta il settore dell’estrazione di fonti fossili in Italia. E mentre l’Europa chiede di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, l’Italia nel suo piano energia e clima prevede una riduzione di gas climalterante di solo il 37%,. Per le rinnovabili al 2030 lo scenario di piano prevede di raggiungere il 30% dei consumi finali lordi: un valore inferiore all’obiettivo europeo del 32%. Ma l’inquinamento costa all’Italia oltre 54 mila decessi ogni anno e costi sanitari e sociali di 47 miliardi di euro l’anno.
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