Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
LA DONNA AZZURRA di Anna Marinelli Conosco una donna che vive nel folto di un incalzante silenzio, accarezzando le palpebre del tempo, spingendo lo sguardo verso il sole: vede i millenni scorrere ai suoi piedi come un fiume di uomini e parole. Lei attraversa secoli alberati con le scarpe bianche di solitudine, condivide i sonni delle colline masticando pane di trincee. Ogni sera, discorrendo con le ceneri dei suoi sogni, spinge la mente oltre la luna e con sguardo di sagittario trafigge il limitare di un cielo addormentato. Di quanto pane, di quanto pane ancora si dovrà privare per raggiungere l’altezza delle stelle rifuggendo il vuoto di abitudini? Quanto mare, quanto mare dovrà ancora svuotare, col cavo delle sue mani, per giungere alla pace degli abissi? Ogni notte, quando il pensiero del sonno l’impaùra come un ronzio d’alveari immobili, chiude a chiave la sua mente paventando la comparsa della morte, a depredare ricchezze di ricordi. Nella notte silenziosa qualche volta sogna, sogna d’essere musica negli atri del cielo a consolare il pianto dei tramonti. Ascolta, cupo silenzio dei monti: un giorno lei scriverà una canzone, la riverserà sui popoli senza prospettive. Sarà come la manna del deserto, sarà acqua di nuvola sottile.
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