Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Incarna tutta la drammaticità della finis Austriae, della disillusione del decadimento di un’epoca e dello sfacelo di un impero, l’allucinata espressività di Egon Schiele (Tulln an der Donau, 1890 - Vienna, 1918) dove -tra eros e morte- è la figura umana a imporsi copiosa. Corpi bloccati in posizioni contratte, innaturali, sospesi in ambienti al di là d’ogni logica spaziale, la cui tensione interiore rende vibranti, sono aspramente vergati dalla spigolosità del tratto che diviene sempre più tagliente, mentre la gamma cromatica si riduce al minimo. Non c’è enfasi bensì cruda carnalità nell’opera dell’artista, inquieto interprete del proprio tempo. Sedotto dalla psicoanalisi freudiana, Schiele muove i primi passi all’interno della Secessione Viennese di Klimt per discostarsi man mano dai raffinati canoni estetici, fino a porsi in antitesi a quello che era lo stile più fluido e decorativo del suo caposcuola. Dalle opere del periodo dell’Accademia di Vienna (1906-1909), ancora impregnate di ascendenze Jugendstil, al lasso tra il 1909 e il 1910, durante il quale ha la possibilità di ritrarre le degenti della clinica ginecologica di Vienna e dove si distacca dalla tradizione per approdare a un alto grado di drammaticità e tensione. Ne sono esempio alcuni ritratti, tra cui Autoritratto con la bocca aperta -dove la cura del particolare è quasi ossessiva- e diversi nudi, Nudo di donna incinta, Donna nuda seduta con calze rosse e Ragazza distesa che dorme, dove i valori tonali spinti all’eccesso trovano il loro corrispettivo nella deformazione dei corpi scarnificati dagli arti nodosi, lacerati dal dolore o divorati da un erotismo innaturale.
Scava impietoso nell’inconscio umano, Egon Schiele. Il crudo realismo dei corpi lividi ed emaciati che ostentano organi genitali, statici e isolati in uno spazio inesistente, sono espressione di un’umanità perduta. Di una società allo sbando che lo etichetterà come degenerato e maledetto, condizione quest’ultima rafforzata da un destino segnato, che lo stroncherà a soli ventotto anni.
È il 1918 e alla sua morte seguiranno decenni di deliberato oblìo, fino alla retrospettiva di Monaco nel 1975. Quasi sessant’anni, troppi, per consacrarlo grande artista e affrancarlo da quell’aura di pornografia indigesta.
Vi sembrerà strano ma Egon ha anche un'anima l'ha scoperto ladymarianna che mi ha inviato questa poesia scritta dal pittore. I giardini muti, gli uccelli. Gli uccelli sono morti. Spesso piangevo quand’era autunno con occhi semichiusi. Quindi gioivo nella magnifica estate e ridevo,dipingendomi d’estate il bianco inverno. Sognavo a primavera la musica universale del vivente. Sin lì era la gioia; poi cominciarono gli ozi e le inerti scuole. Fui in morte interminabili città e mi compiansi. In quel tempo conobbi la morte del padre. I miei rozzi maestri furono spesso i miei massimi nemici. Ora devo ravvivare la mia vita! Finalmente posso rivedere il sole generoso ed esser libero." http://it.wikipedia.org/wiki/Egon_Schiele
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