Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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L'Unità d'Italia

Post n°194 pubblicato il 05 Maggio 2010 da AngeloQuaranta

150 anni, oggi  siamo tutti garibaldini Partono a Genova le celebrazioni. La Lega scalpita. Fini: vado anch'io

 

   Roma. Ieri Gianfranco Fini ha fatto sapere che lui ci sarà oggi a Genova all'apertura delle celebrazioni del 150esimo dell'Unità d'Italia, in occasione della ricorrenza della partenza dei Mille da Quarto. Poi, ovviamente, ci sarà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano oltre a esponenti del governo e delle istituzioni. Tutto questo mentre, sempre ieri, alla vigilia, il ministro delle Riforme Umberto Bossi prendeva le distanze dalle celebrazioni intervistato dai giornali. «A naso - ha spiegato Bossi - mi sembrano le solite cose un po' inutili e un po' retoriche. Non so se ci andrò, devo ancora decidere. Ma se Napolitano mi chiama...».
Già, la retorica. Ma è possibile oggi guardare all'epopea risorgimentale in modo fresco, attuale e vitale, oltre le stanche ritualità vuote di significato? Fini, in questo senso, non ha mancato di mettere i puntini sulle "i". «Considero molto grave - ha spiegato a La Stampa - che il Pdl non prenda sue iniziative per celebrare l'Unità». E subito dopo ha rilanciato l'attualità del pensiero mazziniano: «Diritti e doveri: credo che dovremmo rileggere Mazzini, perchè qui a volte si ha l'impressione di vivere nella società del Grande Fratello, dove tutto è lecito a condizione di farla franca. Invece dovremmo mostrare ai figli che rende più l'onestà della disinvoltura». E anche il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi - forte di una tradizione politica e familiare di marca garibaldina - ha fatto sentire la sua voce sull'argomento con parole nette e chiare: «Mettere in discussione l'unità d'Italia? È frutto dell'ignoranza e di un sentimento antipatriottico. Calderoli lo sa che moltissimi garibaldini venivano dal nord, anzi da Bergamo?». La Craxi ha invitato la Lega a «concentrare la propria azione politica nel promuovere e spiegare il federalismo, cosa che finora non è stata fatta, piuttosto che sparare frasi senza senso». Insomma: il Risorgimento ha ancora molto da dirci. A patto di essere interessati a ciò che ci comunica. Sull'argomento, però, vige una certa confusione. Al
Secolo lo conferma anche uno che di camicie rosse se ne intende parecchio, come lo storico Aldo G. Ricci. «Viviamo in uno stato magmatico in cui tutto è possibile: mentre la Cei, quindi quegli ambienti cattolici che hanno sempre guardato con sospetto a Garibaldi e soci, supporta adesso le manifestazioni per celebrare l'Unità d'Italia, una parte del ceto politico non sembra convinta. Sul tema ci dovrebbe essere una unità assoluta, e invece si finisce per mettere in discussione la stessa unificazione nazionale».

 

  

 

 

 

 

 

 

 

I caduti del mio Comune per l'Unità, che non è stato un lavoretto di poco conto. Bossi ... Bossi ...



 

 
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Commenti al Post:
koradgl1
koradgl1 il 05/05/10 alle 08:58 via WEB
Probabilmente dopo averci scippato moltissimo hanno ben poco da spremere ancora... riporto un pezzo dal "Terroni" di Pino Aprile, lo considero un po' troppo forte ed a tratti esagerato, ma un gran fondo di verità c'è e spiega anche il perché il vignettista nonché autore del porcellum faccia certe esternazioni.
Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire». E Garibaldi parlò di «cose da cloaca». Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gl’islamici a Guantánamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E, se bambini, briganti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sospetti tali. Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l’apartheid. Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso. Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni in massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia. Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell’Unione Sovietica di Stalin. Ignoravo che il ministero degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni «una landa desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti. Né sapevo che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati. E mai avrei immaginato che i Mille fossero quasi tutti avanzi di galera. Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla. Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988). Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso). E non c’era la “burocrazia borbonica”, intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un «mirabile organismo finanziario» e propose di copiarla, in una relazione che è «una lode sincera e continua». Mentre «il modello che presiede alla nostra amministrazione», dal 1861, «è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall’unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative» (Marco Meriggi, Breve storia dell’Italia settentrionale). Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far la stagione”, per qualche mese in Svizzera. Non potevo immaginare che l’Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como. Avevo già esperienza delle ferrovie peggiori al Sud che al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, col resto d’Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre ancora a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata. Come potevo immaginare che stessimo così male, nell’inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d’assedio, lager? E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)? Ignoravo che avrei dovuto studiare il francese, per apprendere di essere italiano: «Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait» annunciò Cavour al Senato. «Le Roi notre auguste Souverain prend pour lui-même et pour ses successeurs le titre de Roi d’Italie.» Credevo al Giosue Carducci delle Letture del Risorgimento italiano: «Né mai unità di nazione fu fatta per aspirazione di più grandi e pure intelligenze, né con sacrifici di più nobili e sante anime, né con maggior libero consentimento di tutte le parti sane del popolo». Affermazione riportata in apertura del libro (Il Risorgimento italiano) distribuito gratuitamente dai Centri di Lettura e Informazione a cura del ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale per l’Educazione Popolare, dal 1964. Il curatore, Alberto M. Ghisalberti, avverte che, «a un secolo di distanza (…), la revisione critica operata dagli storici possa suggerire interpretazioni diversamente meditate (…) della più complessa realtà del “libero consentimento” al quale si riferisce il poeta». Chi sa, capisce; chi non sa, continua a non capire. Scoprirò poi che Carducci, privatamente, scriveva: «A Lei pare una bella cosa questa Italia?»; tanto che, per lui, evitare di parlarne «può anche essere opera di carità». (Storia d’Italia, Einaudi). Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi. Non sapevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro. Mi ritenevo solo fortunato a essere nato italiano. E fra gl’italiani più fortunati, perché vivevo sul mare. A mano a mano che scoprivo queste cose, ne parlavo. Io stupito; gli ascoltatori increduli. Poi, io furioso; gli ascoltatori seccati: esagerazioni, invenzioni e, se vere, cose vecchie. E mi accorsi che diventavo meridionale, perché, stupidamente, maturavo orgoglio per la geografia di cui, altrettanto stupidamente, Bossi e complici volevano che mi vergognassi. Loro che usano “italiano” come un insulto e abitano la parte della penisola che fu denominata “Italia”, quando Roma riorganizzò l’impero (quella meridionale venne chiamata “Apulia”, dal nome della mia regione. Ma la prima “Italia” della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno). Si è scritto tanto sul Sud, ma non sembra sia servito a molto, perché «ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa» dice Nicholas Humphrey (Una storia della mente). «Perché non riprendi una delle tante pubblicazioni meridionaliste di venti, trent’anni fa, e la ristampi tale e quale? Chi si accorgerebbe che del tempo è passato, inutilmente?» suggeriva ottant’anni fa a Piero Gobetti, Tommaso Fiore che poi, per fortuna, scrisse Un popolo di formiche. E oggi, un economista indomito, Gianfranco Viesti (Abolire il Mezzogiorno), allarga le braccia: «Parlare di Mezzogiorno significa parlare del già detto, e del già fallito». Perché tale stato di cose è utile alla parte più forte del paese, anche se si presenta con due nomi diversi: “Questione meridionale”, ovvero dell’aspirazione del Sud a uscire dalla subalternità impostagli; e “Questione settentrionale”, di recente conio, ovvero della volontà del Nord di mantenere la subalternità del Sud e il redditizio vantaggio di potere conquistato con le armi e una legislazione squilibrata. Dopo centocinquant’anni, questo sistema rischia di spezzare il paese. Si sa; e si finge di non saperlo, perché troppi sono gl’interessi che se ne nutrono. Così, accade che la verità venga scritta, ma non sia letta; e se letta, non creduta; e se creduta, non presa in considerazione; e se presa in considerazione, non tanto da cambiare i comportamenti, da indurre ad agire “di conseguenza”.
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AngeloQuaranta
AngeloQuaranta il 05/05/10 alle 11:34 via WEB
Sulla questione meridionale hai ricordato tutto ... mi permetto solo di evidenziare alcuni dati. SPESA DELLO STATO ANNUO PER CITTADINO NELLE REGIONI : - LOMBARDO EURO 7.000,00 - VENETO EURO 6.000,00 - TOSCANO EURO 5.000,00 - LAZIALE EURO 4.000,00 - CAMPANO EURO 2.000,00 - PUGLIESE EURO 1.500,00 - CALABRESE EURO 1.000,00 IL RAPPORTO E' SEMPRE STATO LO STESSO DAL DOPOGUERRA IN POI. QUESTO E' GIA' FEDERALISMO ... BOSSI ... BOSSI ... SE QUELLI DELLA LAPIDE SI ARRABBIANO ...
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Arcobaleno1961
Arcobaleno1961 il 05/05/10 alle 22:25 via WEB
Beh, qui avrei qualcosa da dire! Questi dati così non dicono niente! Solo se riportati al numero degli abitanti hanno un senso ^____________^ non per polemizzare, ma per correttezza di informazione! Un abbraccio Angelo!
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quarantacost
quarantacost il 06/05/10 alle 06:09 via WEB
vero ... il riscontro lo trovi nel quotidiano per esempio : - Ferrovie tratta Bari - Taranto km 100 necessitano 2 ore, quanto Milano - Bologna . Scuola elementare aula multimediale di Milano un computer per bambino, Taranto 3 alunni su un PC. Le unversità concentrate al nord sono state una vera economia sommersa per molte città, un esempio, la splendida Parma si svuota quando chiudono le università; si dimezza, quando gli studenti trascorrono il periodo estivo nelle loro città natali, evidenzio qui che ogni studente del sud per un posto letto in stanza doppia e per sopravvivere spende almeno 600,00 euro. Sanità i viaggi della speranza sono da Taranto a Milano. Credo che i servizi e la qualità della vita non può essere in rapporto al numero degli abitanti ... ossequi
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Arcobaleno1961
Arcobaleno1961 il 09/05/10 alle 21:11 via WEB
Non conosco la fonte di questi dati, ma sono certa che i dati che riporti sui numeri dei computer non sono veri! Lavoro a scuola a Milano e molti dei computer che abbiamo in dotazione sono regalati dalle famiglie...gran parte con windows 98 e 250mb di ram...Non per polemizzare ma per correttezza di informazione. Corinna
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lunetta55
lunetta55 il 07/05/10 alle 15:33 via WEB
Sei proprio simpatico Angelo .Devo dire che hai ragione ad arrabbiarti con i dati alla mano, che hai mostrato. E al Friuli?....Un saluto Mirella.
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cobras_2010
cobras_2010 il 05/05/10 alle 10:08 via WEB
Buon giorno , con la pioggia o con il sole , ti auguro una splendida giornata !, clicca ciao ;)))))cobras
(Rispondi)
 
marylu472008
marylu472008 il 05/05/10 alle 14:28 via WEB
E' sempre un piacere per me, smemorata ma non incolta, leggere i tuoi post, ma anche quello che scrivono i tuoi amici di rimando a quello che tu scrivi. Buona giornata solare spero, visto che qui oltre a Bossi e Berlusconi, dobbiamo sopportare pioggia ed ancora pioggia....ah quanto mi manca il mio amato mare!!!!!!ciaooooo
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caterpilarcinzia
caterpilarcinzia il 05/05/10 alle 19:10 via WEB
Scusate la domanda: perchè il federalismo italiano dovrebbe "dividere" l'Italia? In tanti altri stati, anche europei quali ad esempio Germania, Svizzera etc, esiste il federalismo e non mi pare che siano divisi. Con simpatia Cinzia
(Rispondi)
 
 
AngeloQuaranta
AngeloQuaranta il 05/05/10 alle 20:24 via WEB
certo come noi abbiamo le regioni ...
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bimbaniky
bimbaniky il 05/05/10 alle 20:45 via WEB
Lieta serata e buona notte!!! un sorriso ,: , clicca by bimbaniky
(Rispondi)
 
semprepazza
semprepazza il 05/05/10 alle 22:59 via WEB
Il Risorgimento è stato un pezzo importante della nostra storia ed ha contribuito alla creazione di una coscienza nazionale anche se, di fatto, certe fratture sono restate ancora oggi tra regioni e zone d'Italia. Questo sarebbe già motivo sufficiente per celebrarlo, senza retorica, con riconoscenza per il sacrificio di chi ha rischiato la vita o l'ha perduta credendo in un ideale.
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Io_piccolo_infinito
Io_piccolo_infinito il 06/05/10 alle 09:52 via WEB
Ciao Angelo buona giornata ^______^
(Rispondi)
 
lorifu
lorifu il 06/05/10 alle 11:16 via WEB
Ieri, il Presidente della Repubblica, a proposito dei 150 anni dell’Unità d’Italia ha detto: “Guardare al passato per poter pensare al futuro; verificare innanzitutto da dove veniamo, ma anche dove siamo arrivati e dove andiamo.” A me a questo proposito viene in mente anche la frase di D’Azeglio: fatta l’Italia, si tratta di fare gli italiani” Sono passati 150 anni da allora e mai frase fu più profetica soprattutto pensando a quella disgregazione di sentimenti di unità e di senso appartenenza nazionale propri dei nostri tempi. C’è stato il patriottismo della prima guerra mondiale, abbiamo combattuto e vinto, ci siamo sentiti uniti, consapevoli di avere una lingua comune, una storia comune, una religione comune. A distanza di quasi cento anni ci troviamo a combattere una battaglia senza spargimento di sangue ma molto più sottile e insidiosa, dove tutto ciò che era stato costruito faticosamente sta vacillando tra separazioni, differenze, particolarismi, egoismi ideologici. Ognuno bada al suo orticello, Nord contro sud per stigmatizzare meglio differenze e debolezze, federalismo a tutti i costi. E nessuna speranza che il “popolo” capisca che la forza di un Paese sta nella sua dignità unitaria e in quel senso di appartenenza che forse ci è estraneo. Un abbraccio loretta
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princess.diamond
princess.diamond il 06/05/10 alle 12:27 via WEB
Ogni goccia che cade dal cielo, racchiude una stella che ci aiuta a sognare... tendi la tua mano e ti verrà incontro, stringila al cuore e sarà tua per sempre....un abbraccio e un piccolo pensiero...clicca
(Rispondi)
 
cobras_2010
cobras_2010 il 06/05/10 alle 20:52 via WEB (Rispondi)
 
daianasara
daianasara il 07/05/10 alle 07:30 via WEB
è una dura realtà da affrontare soprattutto con la mente sgombra da ogni pregiudizio e preconcetto...buona e serena mattina,un abbraccio
(Rispondi)
 
cobras_2010
cobras_2010 il 07/05/10 alle 11:25 via WEB
Buon giornooo!!!!! serena giornata !! Ti auguro uno splendido weekend ,non ci sarò per motivi di lavoro ..forse domenica in serata , un sorriso ,, per te clicca , cobras.:)))
(Rispondi)
 
bimbaniky
bimbaniky il 07/05/10 alle 15:47 via WEB
Ti auguro un piacevole proseguimento di giornata , un focoso weekend , un sorriso , , clicca by bimbaniky
(Rispondi)
 
princess.diamond
princess.diamond il 07/05/10 alle 17:05 via WEB
Ti auguro un felice e sereno week-end...un abbraccio con affetto e amicizia.....Tonia (clicca)
(Rispondi)
 
semprepazza
semprepazza il 07/05/10 alle 20:14 via WEB
Buon fine settimana, Angelo.
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