Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Post n°418 pubblicato il 18 Novembre 2014 da AngeloQuaranta
Post n°417 pubblicato il 29 Ottobre 2014 da AngeloQuaranta
Post n°416 pubblicato il 05 Ottobre 2014 da AngeloQuaranta
Il garzone con la carriola È bene ritrovare in noi gli amori perduti, conciliare in noi l'offesa; ma se la vita all'interno ti pesa tu la porti al di fuori. Spalanchi le finestre o scendi tu tra la folla: vedrai che basta poco a rallegrarti: un animale, un gioco o, vestito di blu, un garzone con una carriola, che a gran voce si tien la strada aperta, e se appena in discesa trova un'erta non corre più, ma vola. La gente che per via a quell'ora è tanta non tace, dopo che indietro si tira. Egli più grande fa il fracasso e l'ira, più si dimena e canta.
Post n°415 pubblicato il 16 Agosto 2014 da AngeloQuaranta
Post n°414 pubblicato il 12 Luglio 2014 da AngeloQuaranta
Nel 1836 Ferdinando decise di affidare alla compagnia francese Taix e Aycard di Marsiglia agevolazioni per la vendita degli zolfi, di cui il sottosuolo duosiciliano era particolarmente ricco. La società francese offriva il doppio del prezzo pagato dagli inglesi, che acquistavano gli zolfi (utili per la soda artificiale, l’acido solforico e la polvere da sparo) ad un prezzo irrisorio, salvo rivenderlo a cifre assai maggiori ed in condizioni monopolistiche. Ma si trattava di uno strappo al Trattato di Commercio stipulato tra Londra e Napoli nel 1816, che prevedeva una reciproca applicazione della clausola della ‘nazione più favorita’. Così, dopo le rituali proteste diplomatiche, nel 1840 Palmerston inviò una flotta britannica al largo di Napoli, pronta a cannoneggiare. Solo la mediazione francese convinse Ferdinando a non aprire il fuoco contro l’amico-nemico, ma la sua resa lo costrinse ad un doppio indennizzo: all’Inghilterra, per la violazione del trattato, ed alla Francia, che perdeva il contratto. Da allora, il “contegno non servile” (come lo definirà Benedetto Croce) di Ferdinando II divenne una minaccia tangibile per gli interessi commerciali britannici.
Post n°413 pubblicato il 08 Maggio 2014 da AngeloQuaranta
Post n°412 pubblicato il 01 Maggio 2014 da AngeloQuaranta
Post n°411 pubblicato il 25 Aprile 2014 da AngeloQuaranta
Tag: xxv aprile 2014
Post n°410 pubblicato il 18 Aprile 2014 da AngeloQuaranta
Tag: auguri, pasqua 2014 La Pasqua sia uno dei momenti di meditazione interiore di pace con se stessi e di ricerca di energia positiva da donare agli altri senza distinzione. Non solo ascoltare ma dare la pace come meglio si è capaci di darla. Il Cristo morto di Mantegna "di tutte le religioni il Cristianesimo è l'unica ad avere una rappresentazione grafica di Dio, l'unica che può dare un volto a Dio perché Dio stesso si è fatto vedere, incarnandosi in Gesù, del "Cristo morto" di Mantegna con l'ardito realismo dei piedi trafitti in primo piano a quello del "Compianto" di Giotto, morto tra le braccia di sua madre: quadri innovativi dal punto di vista della prospettiva che, come ha spiegato Montalto, volevano rendere il più possibile popolare e vicina alla gente la rappresentazione della passione; e c'è il Gesù delle rappresentazioni moderne, nelle quali emergono invece con più evidenza i sentimenti dell'artista: è il caso del "Cristo giallo" di Gaugin nel quale è l'autore stesso a raffigurarsi sulla croce o della "Crocifissione" di Guttuso: il titolo è già indicativo "Crocifissione" e non "La Crocifissione" per dire che questo dramma è di tutta l'umanità in ogni tempo."
di Chiara Vanzetto
Da Wikipedia La Deposizione è un dipinto ad olio su tela di cm 300 x 203 realizzato tra il 1602 ed il 1604 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nella Pinacoteca Vaticana. L'opera viene eseguita per la cappella Vittrice nella chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, retta dai Padri Filippini. Questo quadro fu una delle pochissime opere prodotte dal Caravaggio che suscitò unanimi consensi. Colpirà moltissimo la fantasia di Rubens che, vistolo qualche anno dopo, ne realizzò subito una copia e ne consigliò l'acquisto al marchese Gonzaga. La composizione della scena e delle figure rimanda ancora una volta a Michelangelo, di cui il Merisi era sincero ammiratore: seguendo una diagonale, da destra ci compaiono le figure di Maria di Cleofa a braccia alzate, della Maddalena piangente e della Madonna anziana, che tende la mano sulla testa del figlio come per toccarlo un'ultima volta. A deporre il corpo nel sepolcro, San Giovanni e Nicodemo, le cui possenti e scultoree gambe valgono da sole la visione del quadro. Drammatica è la figura di Cristo, livido e con la bocca dischiusa, e con il dito medio destro indicante, come per casualità, la lapide tombale vista di sguiscio sotto la quale sta per essere sepolto: riferimento chiaro e preciso alla "pietra angolare" da lui rappresentata e su cui si fonda la Chiesa. Quasi due secoli dopo sarà Jacques-Louis David a prendere spunto dalla figura del Cristo per il suo Marat assassinato. Su uno sfondo scuro neutro sono rappresentate numerose teste (se ne contano diciotto, più quella sul velo della Veronica), che si accalcano attorno al Cristo che sta portando la croce, con uno sguardo di malinconica rassegnazione, dagli occhi chiusi e abbassati.
(Nota di Guttuso sul quadro Crocifissione: “La nudità dei personaggi non voleva avere intenzione di scandalo. Era così perché non riuscivo a vederli, a fissarli in un tempo: né antichi né moderni, un conflitto di tutta una storia che arrivava fino a noi. Mi pareva banale vestirli come ogni tentativo di recitare Shakespeare in frac, frutto di una visione decadente. Ma, d’altra parte, non volevo soldati vestiti da romani: doveva essere un quadro non un melodramma. Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa, mi veniva da dire, è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda. Nel fondo del quadro c’è il paesaggio di una città bombardata: il cataclisma che seguì la morte di Cristo era trasposto in città distrutta dalle bombe”).
Post n°409 pubblicato il 16 Aprile 2014 da AngeloQuaranta
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