Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Ugo Pagliai e Paola Gassman
Post n°521 pubblicato il 07 Febbraio 2021 da AngeloQuaranta
Dal Quotidiano LA REPUBBLICA Ugo Pagliai e Paola Gassman, i due attori, 83 anni lui, 75 lei, rileggono il dramma di Shakespeare: la vicenda dei due giovani amanti si intreccia alla loro, di marito e moglie, di coppia nella vita e sulla scena da oltre cinquant'anni. In onda il 6 febbraio su Rai 5
Il teatro ha molti modi di rileggere i classici, dalla tragedia greca, a Shakespeare, Goldoni, perfino Pirandello. Si può presentarli trasferendoli nel mondo contemporaneo, si può immaginarli nel contesto del loro tempo, si può adattarli a un nuovo linguaggio. Due veterani della scena italiana, Ugo Pagliai e Paola Gassman con la guida di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, marito e moglie, artefici di Babilonia, una formazione da tempo apprezzata nella scena contemporanea italiana, hanno preso un'altra strada. Più curiosa e intima. I due attori, 83 anni lui, 75 lei, sono i protagonisti di Romeo e Giulietta, ma la vicenda dei due giovani amanti shakespeariani in scena si intreccia alla loro, di marito e moglie, di coppia nella vita e nella scena da oltre cinquant'anni, in un intreccio strambo quanto commovente tra autobiografia e Shakespeare, il cui testo è inglobato nelle loro vite. Romeo e Giulietta. Una canzone d'amore, come si intitola, prodotto dallo Stabile del Veneto con lo Stabile di Bolzano, doveva debuttare lo scorso ottobre, con il lockdown lo si potrà finalmente vedere il 6 febbraio nella ripresa tv di Rai 5, la rete di RaiCultura che, con la cura di Felice Cappa, sta facendo un meritorio lavoro sul teatro, con nuove produzioni e una distribuzione interessante per l'attenzione ai classici e soprattutto alle novità come lo è questo lavoro. Nel palcoscenico vuoto, questo originale Romeo e Giulietta mette da parte Verona, i genitori, le famiglie, le guerre tra loro; si concentra sugli amanti, sia i giovani Romeo e Giulietta e che gli anziani Pagliai e Gassman, i quali sono lì con i loro abiti consueti e, dalla platea, Valeria Raimondi e Enrico Castellani rivolgono loro domande, sulla vita a due, sulla coppia, su come si sono conosciuti, sui loro momenti più belli. E Pagliai e Gassman aprono il proprio cuore, perfino confidando le canzoni che hanno accompagnato la loro unione (Sinatra, Tenco, Endrigo) o come si "modella" l'amore negli anni. Poi, di tanto in tanto, diventano Romeo e Giulietta e parlano coi versi, magnifici, di Shakespeare e le promesse d'amore, il desiderio, lo struggimento dei giovani amanti. Il fatto che a pronunciare quelle parole siano Paola Gassman e Ugo Pagliai (peccato l'uso dell'orrendo microfono ad archetto che fa subito Amici di Maria De Filippi), alza la posta in gioco: per l'età dei due attori, per la sincerità con cui raccontano di sé, per come si mettono in gioco recitando su un balcone fatto con tubi d'acciaio, per la generosità a cavalcare il pony di una giostrina, o coraggiosamente esponendosi a un lanciatore di coltelli (il mago e illusionista Francesco Scimeni), o lanciando di spada con Luca Scotton, e per come rendono concreto la sottile violenza ma anche la potenza del testo. Certo, lo spettacolo è estremamente semplice ed elementare, come sempre nei Babilonia, il gioco platea-palcoscenico è già visto, comprese le intrusioni di quotidianità in un classico, ma qui c'è l'immedesimazione, quella volontà psicologica di aderire ai sentimenti del testo, estranea in genere ai loro lavori, e nel momento in cui si scosta dal volto la maschera dei personaggi per svelare, con tenerezza, quella degli interpreti, Shakespeare diventa davvero un'occasione di autorivelazione, che non toglie profondità ma aggiunge "il calore della vita" di cui parla Giulietta.
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