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Il romanzo di ILARIA D'AMICO. Giornalisti e anche scrittori? NO, GRAZIE!

Post n°5398 pubblicato il 30 Maggio 2012 da romolor
 
Foto di romolor

Il romanzo d'esordio di Ilaria D'Amico (" Dove io Non Sono") ripropone il tema dei giornalisti che svoltano nella narrativa.
Il tentativo della D'Amico si rivela fallimentare , almeno scorrendo le 126 scarne pagine di questo romanzo ambientato in America, dove l'io narrante è un musicista rock che, dopo aver sciolto la sua band negli anni Sessanta, quando cantava sulle orme di Eric Burdon, si interroga sul suo presente e sul rapporto con una donna, più giovane di lui e con la quale intrattiene una relazione. Raccontare la trama è abbastanza difficile, dato che essa è a base di elucubrazioni allungate nella prospettiva del procrastinare artificioso di pensieri e situazioni; laddove un vero colpo di scena è raffigurato da un inciampo del protagonista su qualcosa di scivoloso, che si rivela una lumaca.
Tutto è di troppo: la realtà americana, il protagonista, la ragazza oggetto dei suoi pensieri.
La scrittura si concentra su sé stessa e sulla sua presunta perfezione, rivelandosi imperfetta nella descrizione del vuoto esistenziale dell'intreccio.
E così una storia che dovrebbe essere esistenzialista, o affascinare per la sua chiave psicologica(che in pratica tratteggia un fallito) rimane pura esercitazione letteraria.
Tra l'altro irritante,allorquando la D'Amico penetra nell'immaginario maschile, visto come esseri che soltanto pisciano, magari bevono alcol e si sottopongono a sedute di autentica masturbazione mentale, sconfinando nella pochezza di un genere che è anche arduo definire letteratura. Le 126 paginette sono davvero tirate via.
ROMOLO RICAPITO

 
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