Creato da pezzi.divetro il 01/02/2009

Pezzi di vetro

Pezzi di vetro - sulla sabbia bagnata - come emozioni frantumate che ormai non tagliano più…

 

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Post n°170 pubblicato il 21 Novembre 2011 da pezzi.divetro
 

Monica Bellucci

Quando si trovò a quattro o cinque passi di distanza, girò la testa verso di lui, sorrise e lo salutò con la mano. Quel sorriso e quel gesto appartenevano a una donna di vent'anni! La sua mano si era sollevata con una leggerezza incantevole. Era come se avesse lanciato in aria una palla colorata per giocare con il suo amante. Quel sorriso e quel gesto avevano fascino ed eleganza mentre il volto e il corpo di fascino non ne avevano più.
Era il fascino di un gesto annegato nel non-fascino del corpo.
Ma la donna, anche se doveva sapere di non essere più bella, in quel momento l'aveva dimenticato.
Con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori dal tempo. Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza-età.
In ogni caso, nell'attimo in cui si girò, sorrise e salutò con la mano il giovane maestro di nuoto, lei ignorava la propria età. In quel gesto una qualche essenza del suo fascino, indipendente dal tempo, si rivelò per un istante e mi abbagliò. Ero stranamente commosso. E mi venne in mente la parola Agnes. Non ho mai conosciuto una donna con questo nome.
Chi è Agnes?
Così come Eva proviene da una costola di Adamo, come Venere è nata dalla spuma del mare, Agnes è sorta dal gesto della signora sessantenne, che in piscina salutava con la mano il suo maestro di nuoto e i cui tratti stanno già svanendo nella mia memoria.
Allora, quel gesto aveva risvegliato in me un'immensa e incomprensibile nostalgia e dalla nostalgia è nata una figura di donna che chiamo Agnes.
Il gesto non aveva rivelato nessuna essenza di quella signora, si dovrebbe dire piuttosto che quella signora mi aveva svelato il fascino di un singolo gesto. Non si può infatti considerare il gesto come un'espressione dell'individuo, come una sua creazione e nemmeno come un suo strumento; al contrario, sono piuttosto i gesti che ci usano come i loro strumenti, i loro portatori, le loro incarnazioni.

(tratto da "L'immortalità" di Milan Kundera)

E a voi? E' mai rimasto impresso il gesto di qualcuno colto in un attimo?

 
 
 
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