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« Vacanza con delitto( 4 capitolo)Serata: I Campioni »

Vacanza con delitto( 5 capitolo)

Post n°2670 pubblicato il 13 Novembre 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi in vacanza a Loano, viene contattato da un suo vecchio amico: il maresciallo dei carabinieri Rimaudo. Quest'ultimo lo coinvolge in un indagine sulla morte di una giovane ragazza: Sabrina Virgilio. Il maresciallo non crede affatto che si sia suicidata. I due interrogano di nuovo i dipendenti dell'albergo con annesso circolo, frequentato da gente facoltosa, dove la ragazza lavorava. Emerge dalle testimonianze, che alcuni clienti, avevano delle "attenzioni" particolari verso la ragazza. In particolare Ripa e il conte Lenzini. Entrambi smentiscono e il Ripa dice di avere un'alibi per quella notte, era con una prostituta di nome Renata. 

 

 

Intervengo io al posto di Ettore dando le mie generalità e il perché delle mie domande ai due uomini convocati in caserma.

“E’ un onore per me conoscerla commissario Berardi, anche sul nostro giornale locale arrivano i resoconti delle sue indagini. Certo, che se lei maresciallo, mi avesse avvisato dell’aiuto del commissario, avrei saputo cosa rispondere a Ripa e Lenzini”.

“Ha ragione signor prefetto, ma ho preferito non far sapere che anche Berardi stava indagando su questo caso, non volevo che un eventuale testimone potesse ritrarsi per paura…ammetto di aver sbagliato!”.

“Poco male maresciallo, ora mi dica, è convinto davvero che si tratti di omicidio?”.

“Si! Ne sono convinto, e se legge il mio rapporto stilato, riservavo già allora delle perplessità”.

Il prefetto fa mente locale, sicuramente non avrà manco letto ciò che Ettore aveva scritto.

“Bene, se è riuscito a convincere persino il commissario, riapra l’indagine e vada avanti…ma mi raccomando, vada cauto con i clienti del circolo e dell’albergo, lei lo sa che tutti quanti hanno una certa posizione sociale, mi capisce vero?”.

“Stia tranquillo signor prefetto, ci muoveremo con i piedi di piombo come si suol dire”.

Usciamo dall’ufficio cercando di  non ridere entrambi, ma appena svoltiamo l’angolo la risata sale fino al cielo.

“Ettore ma come ti è venuto in mente i piedi di piombo?...Proprio tu che non andavi tanto per il sottile”.

“Quando uno è gabbia lo è per tutta la vita no? Poi parli proprio te, che sei un esperto nel prendere in giro gli alti locati quando ti fanno le rimostranze; sai ho anche io qualche amico alla stampa a Torino, e sapessi quante me ne dicono su di te”.

“Hai ragione, è capitato anche a me di aver a che fare con gente come il tuo prefetto. L’unica cosa che gli interessa è non dare fastidio ai pezzi grossi della città. Tra l’altro hai notato lo sguardo quando ha saputo chi era? Non so a te, ma a me non è sembrato solo di stupore ma anche di paura…sarà una sensazione”.

Tornati in caserma, Regi informa Ettore, di essere andato a parlare con la signora che gestisce la casa di appuntamenti. Il Ripa ha detto la verità, quella notte era da lei: “Anche se maresciallo, la donna mi è sembrata impaurita”.

“Cosa intendi dire?”.

“L’ho vista agitata, si muoveva nel suo ufficio, guardava in continuazione dalla finestra, come se aspettasse qualcuno”.

“Marco, forse è meglioche andiamo anche noi a fare quattro chiacchere con la signora, sei d’accordo?”.

“Si, sono curioso di conoscere la signorina Renata…a proposito Regi, tu hai potuto parlare con la signorina?”.

“No commissario, la ragazza non c’era, la tenutaria ha detto che non si sentiva bene. Le ho chiesto di darmi l’indirizzo di casa, ma non lo sapeva”.

Io e Ettore ci guardiamo, entrambi pensiamo che abbia mentito.

Il bordello è al confine con Pietra Ligure, a pochi passi dalla ferrovia in un vicolo cieco. La casa ha due piani, il retro si distende per centinaia di ettari di terreno coltivabile.

“Buongiorno, signori, la casa è ancora chiusa, si apre verso le sedici”.

“Sono il maresciallo Rimaudo, vorrei parlare con la tenutaria, la signora Agnese…è lei?”.

La donna fa cenno di si e ci fa entrare.

“Prego sedetevi, a cosa devo la vostra visita maresciallo?”.

“Il mio agente ha domandato di una ragazza, una certa Renata, ma lei ha riferito che non c’era”.

“Si, è vero sono giorni che non si vede”.

 “Dalla notte in cui è venuto qui Ripa?”.

La donna si alza dalla sedia, va verso la finestra e con lo sguardo osserva se arrivano eventuali persone.

“Senta signora, lei rischia di essere accusata in complicità di omicidio, se ne rende conto?”.

“Io non so nulla, non ho fatto nulla, cosa volete da me’”.

“Sapere dove abita Renata, sempre che sia il suo vero nome…”.

“Mio dio…mio dio…lo sapevo che quel mascalzone mi avrebbe messo nei casini!”.

“Parla di Ripa vero?”.

Non risponde, ma il suo silenzio equivale a un si.

“Che è successo quella notte? L’uomo è venuto qui da voi come avete detto al mio agente?”.

“Se parlo ho finito di vivere, lo capisce maresciallo che quello non scherza? Ma sapete chi sono i suoi amici? Vi dice nulla il nome di Franco Ricardi?”.

Ettore mi spiega che è un malavitoso, il suo commercio è l’usura, la prostituzione, il mercato nero, droga.

 “Uno che è meglio stare alla larga, ora capite perché ho paura a parlare?” dice la donna.

“Signora, le do la mia parola che quel tizio non saprà nulla, ma deve aiutare il maresciallo, lo deve a quella povera ragazza uccisa ed ai suoi genitori”.

L’effetto delle mie parole producono nella tenutaria un cambiamento. Prende dal cassetto della scrivania un foglietto, ci scrive l’indirizzo e poi lo consegna a Ettore.

“Spero che manteniate la vostra parola. Vi faccio uscire dal retro, vi prego solo…”.

“Stia tranquilla signora, e lei si comporti normalmente, vedrà che andrà tutto bene”.

(Continua)

 

 

 

 
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