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Il dipinto rubato (10 capitolo)

Post n°2750 pubblicato il 26 Aprile 2021 da paperino61to

Riassunto: Un dipinto del Moncalvo viene rubato al convento dei frati, il padre superiore chiede aiuto al commissario Berardi. Il furto si presenta fin dall'inizio anomalo, tanto vero che dopo un paio di giorni ritorna al suo posto. 

  Berardi decide di passare da un suo amico: Gianni Notari, proprietario ed esperto di quadri, chiedendo il suo aiuto: osservare il dipinto e confermare che sia veramente Lloriginale e non un falso.

 Purtroppo il Notari conferma che il dipinto ritornato è un falso. Berardi va a interrogare due ricettatori della città; Raso e Corsini. Il primo giura di aver cambiato vita dopo un paio di anni in galera. Mentre il Corsini verrà ritrovato morto nel retro con la cassaforte aperta, i cassetti della scrivania a terra. Berardi ritorna da Raso domandando se conosceva qualche cliente della vittima, l'uomo risponde che di solito si tiene un'agenda con i nomi. Ma questa agenda è sparita, allora Raso dà al commissario alcuni nomi di suoi clienti, ma nessuno di loro c'entra con il delitto. Il lunedì in ufficio Perino dice di aver visto Padre Carlo all'ippodromo, era in coda alla cassa delle scommesse, ma non potrebbe giurarlo: "Appena mi ha visto ha cambiato immediatamente direzione. Era in abiti civili". I due vanno dal superiore e domandano se i frati sono usciti dal convento il giorno prima, risponde che solo Padre Carlo è andato ad assistere una ammalata, ma non sa il nome ne dove abita. Il commissario Berardi capisce che Perino ha visto giusto, Padre Carlo era all'ippodromo.Una donna misteriosa incontra il commisario, quest'ultimo deduce che era l'amante del Corsini. La donna riferisce che Corsini aveva tra le mani un grosso affare e che con i soldi incassati sarebbero scappati insieme, ma non sa dire di che affare. Beradi domanda se conosce qualche pittore bravo a riprodurre un dipinto, la signora risponde che si informerà tra i suoi amici. In piena notte Berardi riceve una chiamata, qualcuno è entrato nel negozio di Corsini. Qualcuno si è intrufolato nel negozio per cercare cosa? l?agenda o il dipinto? Berardi opta per il dipinto. Chiede rinforzi e si mettono alla ricerca di questo dipinto, ma non riescono a trovarlo, solo quando stanno per uscire Berardi nota qualcosa di strano nel soffitto, una specie di scalino in cartongesso desta la sua curioistà. Nel nascondiglio il commissario trova vari oggetti tra cui il dipinto originale. Nel tornare in questura, la misteriosa donna dice di avere i nomi dei pittori che potevano riprodurre il Moncalvo, sono solo due: uno studende e un negoziante di quadri.

 

 

 

Il negozio è situato in zona Crocetta, ha tre vetrine con diversi quadri esposti.

“Buongiorno, desidera?”.

“Il signor Taverna?”.

Risponde di sì. Alto un metro e ottanta circa con capelli brizzolati ed il viso ha un mento pronunciato.

“Buongiorno, sono il commissario Berardi, avrei bisogno di porle alcune domande”.

Mi guarda sorpreso e va verso la porta del negozio, la chiude e mi invita nel suo ufficio.

“Prego si sieda, posso offrirle un sigaro?”.

“Non fumo ma grazie lo stesso. Sono qui per sapere se qualche suo cliente è venuto a domandargli di eseguire un dipinto di Guglielmo Coccia detto il Moncalvo?”.

“Strana domanda la sua commissario, io di solito li vendo i dipinti, e al massimo dipingo solo i miei, non quelli di altri pittori, ma perché me lo domanda?”.

“Capisco, sto svolgendo un’indagine e riguarda il pittore che gli ho nominato”.

“Se ho ipotizzato bene, lei sta cercando una persona che ha ricopiato l’originale, magari per poi venderlo spacciandolo per il Moncalvo”.

“Non posso risponderle, come le ho detto. Non è mai successo negli anni precedenti che qualche cliente le abbia fatto una richiesta del genere, ovvero falsificare un dipinto?”.

 “Da giovane si, alcuni clienti me lo chiesero e ammetto che ne dipinsi un paio, poi conobbi mia moglie e non ebbi più il coraggio di intraprendere quella strada, sarebbe stata rischiosa anche per lei. Commissario, ammetto che sarebbe stato molto redditizia come carriera, ma anche pericolosa, non mi ci vedevo a dipingere le mura di una cella”.

“Apprezzo la sua onestà, le fa onore. Bene signor Taverna, grazie per la sua disponibilità, le lascio il numero dell’ufficio, se dovesse venire qualche cliente con una richiesta sul Moncalvo mi avverta”.

Posso cancellare il nome del Taverna, rimane solo una possibilità per capire chi ha dipinto il falso: lo studente!

Mi reco all’Accademia Albertina delle Belle Arti e domando di Massimo Viale, mi dicono che è da un paio di giorni che non lo vedono e trovano strana la sua mancanza:” Non è mai mancato a una lezione”.

“Sa se ha degli amici, una fidanzata a cui posso rivolgermi?”.

“Ci sarebbe Flavia Tedeschi, non so dirle se è la sua ragazza, so che stanno sempre insieme, e Marcello Bosio, entrambi frequentano la stessa classe di Viale”.

“Se sono in classe può farli uscire, dovrei rivolgerli alcune domande”.

Attendo una decina di minuti, poi vedo il rettore arrivare con i due ragazzi. Lei è esile ma molto graziosa con i capelli corti e biondi un bel viso regolare. Bosio, invece è di corporatura robusta, non alto, porta gli occhiali sopra un naso aquilino.

“Buongiorno, sono il commissario Berardi, avrei bisogno di parlare con Massimo Viale, so che siete amici”.

I due si guardano poi risponde la ragazza: “Si siamo amici di Massimo, ma gli è successo qualcosa?”.

“Non lo sappiamo ancora, volevo parlargli ma mi hanno detto che è da un paio di giorni che non si fa vedere in Accademia!”.

“Non sappiamo dove sia, ora dobbiamo andare a lezione!”, a parlare è il Bosio.

“Ragazzi, è per il bene del vostro amico che devo trovarlo, qui c’è il numero del mio ufficio, se lo vedete ditegli di chiamarmi”.

Non mi convincono le loro risposte date, e decido di andare all’abitazione del Viale. I vicini mi dicono che sono giorni che non lo vedono né tantomeno hanno sentito rumori provenienti dall’appartamento, chiedo al custode di aprimi la porta.

Non c’è nessuno, sul tavolo solo una tazza contenente del caffè e accanto il giornale con la pagina aperta sull’omicidio di Corsini.

Guardo nell’armadio, gli abiti sono ancora appesi. Noto una valigia sopra il mobile, è vuota. In uno stanzino, c’è un cavalletto, una tavolozza con dei colori e i pennelli sono in un contenitore. Il dipinto è una copia non finita della Dama con ermellino del Da Vinci.

Questo Viale è proprio bravo, indubbiamente chi si è servito dei suoi servigi lo sapeva. Ritorno all’accademia e domando del rettore:” Volevo sapere se qualche persona è venuta a domandare referenze su Massimo Viale”.

“Mi faccia pensare un attimo, mi sembra di ricordare che un paio di settimane addietro, è venuto una persona a domandare di lui. Non mi ha detto come si chiamava, ha solo accennato al fatto che aveva sentito parlare bene di questo ragazzo ed aveva bisogno dei suoi servigi”.

“Lo può descrivere?”.

(Continua)

 

 
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