Lei, lunghi capelli lisci color del sole, il suo dorato era turbato da una ciocca nera che mi trasmetteva tenerezza di cucciolo con una macchia sul muso; Quando bambini si vedono le donne belle in altri termini, non è un pensiero consapevole dettato dall’attrazione, non è una cosa che t’appartiene.
Lei, bionda anomala, mi piaceva quella sua aria sempre impacciata, simpatica, nascosta da buffi occhiali bianchi in tartaruga; faceva dolcezza con il lieve imbarazzo dell’apparecchio per i denti, per questo la trovavo bella.
Ricordo di lei gli occhi color asfalto dallo sguardo vivo, la gentilezza nel sorriso, i modi affettati e timidi aveva quando pensava qualcosa di nuovo, ma non sapeva come affrontarlo, allo sguardo che mi regalò.
Dovevamo avere più o meno dieci anni in una giornata primaverile spesa nel cortile della scuola, ricordo che la guardavo correre con le sue amiche, bello, molto bello era il dondolare dei suoi capelli, la morbidezza delle sue guance; Al tempo m’interrogavo sul perché della diversità tra uomini e donne; Certo è che avevo una vaga idea che una ragione vi fosse, certo che sapevo che gli uni dovessero fidanzarsi con le altre, così come sapevo che qualche cosa i cavoli dovevano pure entrarci, ma mi sfuggiva la logica del tutto, del resto a me giocare a bambole non m’interessava molto, ma l’idea d’avvicinarle, frequentarle, mi piaceva lo stesso.
- Quando sai grande capirai...
Sì è vero, poi l’ho capito mamma, ma quando bambino il tempo della maturità lo vedi così lontano che ti pare di morire se non scopri subito l’arcano celato dietro a una domanda, e il pensiero d’aspettare diventa esasperante.
Quel giorno, forse spinta dalla pressione che il mio sguardo esercitava su di lei, d’un tratto si fermò, si voltò guardarmi passandosi interrogativa una mano a nei capelli, incontrollatamente mi s’accese un sorriso che fu subito ricambiato, camminò un passo dopo l’altro in un tempo che pareva infinito, sino a me.
- Ciao
Gli occhi bassi, timidi, il volto sorridente mezzo celato dalla capigliatura baciata dal sole, la trovavo irresistibile, non ricordo bene cosa feci, ma credo che a mia volta la salutai sorridente, più chiaro ho il ricordo dei giorni seguenti, di quell’amore acerbo speso nel tempo d’un estate; A lei volava sempre il mio pensiero confuso, mi piaceva vederla, mi piaceva il sorriso che ci scambiavamo quando ci incontravamo nei luoghi di quell’estate, di quel tempo che per l’amore d’un bambino è infinito, infinitamente dolce la prima volta che la memoria ti parla di lei.
Non so né quanto durò, né ricordo come fini, credo come tutti i giochi di bambino che scopre il mondo seguì una sua irrazionale logica di sentimenti confusi, forse nemmeno da grandi è tanto differente, l’unica cosa certa e che capii che poco centravano i cavoli visto che non ne vidi nemmeno mezzo, ma centravano sicuramente di più quelle differenze su cui ancora oggi c’interroghiamo, m’interrogo, ma come bambino in un estate calda, non comprenderò, non comprenderemo mai sino in fondo.
Inviato da: ChecchoDinho
il 26/06/2013 alle 12:23
Inviato da: chiomAlbina
il 18/06/2013 alle 22:06
Inviato da: lottergs
il 25/03/2009 alle 09:10
Inviato da: lottergs
il 25/03/2009 alle 08:50
Inviato da: lottergs
il 25/03/2009 alle 08:40