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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 12 Dicembre 2004 da Semfim
 

Nigeria: annullata la condanna a morte di Amina Lawal

Ma l’uso delle leggi discriminatorie rimane una questione aperta

Il 25 Settembre la corte d’appello della sharia dello stato nigeriano di Katsina ha annullato la condanna a morte di Amina Lawal, emessa il 22 marzo 2002. Secondo quanto dichiarato dal suo collegio di difesa, Amina Lawal è stata rimessa in libertà poiché né la condanna né la confessione sono state giudicate valide e dunque non è stata provata la commissione di alcun reato.

Amina era stata giudicata colpevole nel marzo 2002 per aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio. Secondo i "Codici penali della Sharia", introdotti in Nigeria nel 1999 e in vigore in alcuni Stati del nord del paese, questo era stato sufficiente a condannarla per adulterio e a chiamarla a comparire in giudizio di fronte ad un tribunale della Sharia per rispondere di un "crimine" che ora è punito con la pena di morte per lapidazione.

“Il caso di Amina Lawal non avrebbe mai dovuto essere trattato in un tribunale. Nessuna persona dovrebbe vivere un’esperienza del genere” - ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Il caso di Amina ha fatto registrare una grande mobilitazione delle organizzazioni femminili, che hanno condannato con forza le discriminazioni di genere su cui si basano alcune sentenze delle corti della sharia in Nigeria.

La pena di morte è l’estrema violazione del diritto alla vita e costituisce una punizione crudele inumana e degradante, sempre e comunque. Amnesty International chiede al governo e alla società civile della Nigeria di cogliere questa occasione e affrontare un problema che è causa di danni e sofferenza inutili per molti cittadini nigeriani.

Il governo federale della Nigeria dovrebbe assumere l’iniziativa di abolire la pena di morte ed emendare le parti della legislazione – federale e locale, compresa quella della sharia - che prevedono la pena di morte e le punizioni crudeli, inumane e degradanti. Punizioni quali la lapidazione, la fustigazione e l’amputazione, previste nella nuova legislazione, sono considerate trattamenti crudeli inumani e degradanti dal diritto internazionale sui diritti umani. Esse sono in totale contrasto con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, ratificata dalla Nigeria nel giugno 2001.

Le relazioni sessuali extramatrimoniali tra adulti consenzienti non possono essere considerate reati penali. Il Comitato sui diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato che “è incontestabile che gli atti sessuali in privato tra adulti consenzienti rientrano nella sfera della riservatezza”. Incriminare e imprigionare donne a causa delle loro relazioni sessuali viola il loro diritto alla libera espressione e associazione, alla libertà dalla discriminazione e alla riservatezza

Contemporaneamente all’annullamento del verdetto di Amina Lawal rimane in corso un altro appello relativo a una condanna a morte nei confronti di Fatima Usman e Ahmadu Ibrahim, sempre da parte di una corte della sharia nello stato di Niger.

tratto da:

http://www.amnesty.it/primopiano/nigeria/nigeria.php3

Commenti al Post:
Cane_nero
Cane_nero il 12/12/04 alle 23:35 via WEB
Ogni tanto (molto raramente) arrivano anche le buone notizie :-)
 
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