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Il futuro? No, grazie

Post n°8 pubblicato il 04 Maggio 2012 da meninasallospecchio

Qualche giorno fa prendevo un aperitivo con un amico molto benestante. Lui non dorme la notte, è preoccupato per la crisi. Certo commercia in beni di lusso e forse di questi tempi ha di che preoccuparsi, ma insomma... non credo proprio sia con l'acqua alla gola, anche se abbassare il tenore di vita sembra essere più problematico per i ricchi.

Io invece non sto lavorando quasi per niente, ma non me ne cruccio neanche un po': evidentemente sono un'immatura.

L'amico mi dice che non può fare a meno di pensare a ciò che sarà fra 20-30 anni.

20-30 anni???????

Impensabile. Le nostre non sono le vite dei nostri genitori, il futuro ha un orizzonte breve, che dipenda da noi o dal mondo poco cambia, qualsiasi pensiero sul futuro è destinato a rivelarsi sbagliato.

Mentre accompagno gli agenti immobiliari che dovranno tentare la vendita della mia cascina, mi perdo talvolta in considerazioni esistenziali. Mostro gli interventi di ristrutturazione "per uso futuro", mai utilizzati, penso alle migliaia o decine di migliaia di euro che potrebbero rallegrare il mio conto, se non fossero stati inghiottiti dalla megalomania di un progetto dissolto. Non sono mai serviti, non saranno ripagati nella vendita.

Ora, mettiamoci pure che io sono una testa di cazzo. Che ogni 12-15 anni devo buttare tutta la mia vita nel cesso e ricominciare da capo, che gli uomini mi durano quanto gli sci e che vengo periodicamente presa dalla fregola di cambiare vita.

Ma non è solo un fatto individuale.

In ogni stanza di questa stupida cascina c'è un buco dal quale esce un tubo: predisposizione per antifurto, su suggerimento dell'elettricista, anno 2001. Ora, a parte che non abbiamo mai messo né metteremo mai alcun antifurto, ma se qualcuno lo farà metterà ovviamente un antifurto wireless. Quindi abbiamo pagato materiale e lavoro per una "predisposizione" che non ha nessun senso.

Insomma qual è la metafora rappresentata da questo antifurto? La tecnologia, ma non solo, anche la demografia per esempio, modificano il mondo così rapidamente che pianificare qualcosa di non immediatamente fruibile è praticamente impossibile. E forse è questa la vera natura della crisi, ammesso che di crisi si tratti e non di transizione o evoluzione, aver azzerato la progettualità  e trasformato le nostre esistenze in una serie di frammenti.

Io non la vivo male, i frammenti mi piacciono. Con il pensiero del futuro ho chiuso, senza rimpianti.

 

 
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