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La mazurka Klandestina
Post n°517 pubblicato il 23 Luglio 2016 da meninasallospecchio
La mazurka klandestina, o skeggia nella sua versione più piccola, è un raduno spontaneo di gente che si ritrova per ballare. Per potersi definire tale, deve seguire delle regole ben precise. Non deve essere un evento organizzato con modalità ufficiali, manifesti, notizie sui quotidiani o sui siti; la diffusione è totalmente affidata al passaparola e ai social. Deve essere rigorosamente gratuita, nessuno paga o viene pagato per la sua partecipazione. In genere si balla con la musica registrata, ma a volte possono anche esserci dei musicisti, che però partecipano in forma individuale e gratuita. Spesso si portano cibi o bevande da condividere. Si chiama clandestina perché in teoria sarebbe illegale, dato che non si richiedono permessi alle autorità e soprattutto non si foraggia quell’associazione per delinquere che prende il nome di SIAE. In realtà questi raduni sono tutt’altro che segreti e nelle grandi città spesso si svolgono in posti centralissimi. Le autorità chiudono un occhio o anche tutt’e due, visto che la musica non è ad alto volume e i partecipanti non causano problemi di ordine pubblico.
Durante la MK si possono ballare tutte le danze del repertorio, ma in genere si dà la prevalenza ai balli di coppia. Non soltanto la mazurka francese, ce ne sono altri: lo scottish per esempio, una danza forse di origine tedesca, ma anche varie forme di valzer francese cosiddette impari, a 5, 8 e 11 tempi. Le musiche sono meno tradizionali, più lente, a volte anche un po’ jazzate o contaminate con brani rock. Il ballo, man mano che si scivola verso la notte fonda, diventa più sensuale, con le coppie che danzano strette, le donne con gli occhi chiusi. Come in tutti i balli di coppia, è l’uomo a condurre, in teoria la parte più difficile. Ma anche imparare a lasciarsi portare, a fidarsi, a non esercitare il controllo, è tutt’altro che facile. “La mazurka è una storia d’amore che nasce e muore nello spazio di una danza”, così è stata definita. E c’è del vero. Nel buio degli spazi clandestini, a notte fonda, ubriachi di sonno, musica e dolcezza, c’è un’intimità molto profonda fra i ballerini; non serve piacersi, è l’intesa creata dalla danza. La musica finisce e si rimane abbracciati ancora un attimo, il tempo di lasciar depositare l’emozione, di permettere all’incanto di svanire. E non si vorrebbe mai smettere.
(continua)
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