Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
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« La saunaApostrofo rosa - 2 »

La neve

Post n°389 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da meninasallospecchio

(Nota: I miei post sono sfalsati di un giorno per ragioni logistiche. Ma, visto che sono destinati a durare per l'eternità, fa poca differenza).

Crucca junior è come me, una fanatica dei nuovi media. Usciamo di casa vestiti in base alle temperature e alle previsioni indicate da ilmeteo.it, a dispetto di qualsivoglia diversa evidenza empirica. Crucca senior invece è della vecchia scuola. Secondo lei era impossibile che oggi nevicasse: troppo freddo.

Questo in base a una teoria secondo la quale per la neve ci vuole una temperatura intorno allo zero. Effettivamente qui da noi è quasi sempre così, ma non è una regola, altrimenti in Scandinavia non nevicherebbe mai. Infatti oggi c'era -5 e poi più tardi -9, ma nevicava eccome. Certo, non i fiocconi da notte di Natale delle fiabe: una neve fine e ghiacciata, uguale a quella che sparano i cannoni, ideale per sciare.

Per uno sciatore anche modesto come me, la neve non è certo un motivo per desistere, specie se hai fatto 450 km e paghi l'albergo. Ovvio che con il sole è meglio, ma lo sciatore mette in conto anche di beccarsi la neve. Non è così terribile, basta essere ben coperti e chiudere tutte le fessure per evitare di trovarsi accumuli di neve nel collo o nelle tasche. Le seggiovie moderne hanno anche cupoloni di plexiglass con i quali sembra di stare in casa.

Il vero problema è la visibilità. Non il panorama eh, che quello ci metti una pietra sopra, tanto le foto su Facebook le hai già pubblicate l'altro giorno. No, proprio vedere la pista per capire dove stai andando. Io oggi sono stata molto prudente, al punto di evitare persino le piste con poca gente. Visto che nei giorni precedenti, con il tempo buono, sono risucita a sbagliare ben due volte.

La prima ho imboccato una pista da fondo, al posto di un'altra che si è poi rivelata chiusa. Dopo un po' di stradina in lieve discesa, ho incontrato un fondista che saliva e mi sono fermata a chiedergli lumi. Lui mi ha detto che di lì non sarei arrivata da nessuna parte e che mi conveniva tornare indietro. Ma io non mi sono fidata, perché era romano e ho pensato: che cazzo ne sa un fondista romano di piste? Così mi sono fatta un altro pezzo di stradina in discesa, finché non ho chiesto indicazioni a due germanofoni e finalmente mi sono risolta a tornare indietro. Dopo un'ora ero sudata come un cammello ma salva.

Il giorno dopo invece ho imboccato la presunta pista 34, che recava svariati cartelli in tedesco e uno anche nella mia lingua, il quale diceva: Aperta fino a Zaglitter. Zaglitter me lo sono inventato, magari è una parolaccia in tedesco, comunque qualcosa di simile. Però qualcuno andava da quella parte. Così sono andata anch'io. La pista terminava dopo qualche centinaio di metri al bar ristorante Zaglitter. Merda.

Però da Zaglitter vedo partire una motoslitta carica di avventori del bar. Ci sono varie motoslitte parcheggiate lì davanti. Chiedo. Un baldo giovane crucco mi riaccompagna su in motoslitta, gran figata. Quanto devo? Niente. E' aggratis. Apperò. Mi sono anche fatta il giro in motoslitta, roba da sbagliare apposta.

Il fatto è che in Alto Adige vige una specie di socialismo reale. Una roba del tipo: lavorare poco, lavorare tutti. Insomma, qualcuno paga dei tizi che vanno su e giù in motoslitta (e paga pure le motoslitte) per portare gli avventori di Zaglitter, in modo che il ristorante possa lavorare anche con la pista chiusa. Finito lì, il motoslittaro va casomai a fare il tassista che scarrozza i turisti per tutti i pub della valle a 1 euro la corsa. Così i turisti si ritrovano tutti i servizi a disposizione pagando poco o niente. Gli indigeni si adattano a fare qualsiasi tipo di lavoro, magari anche due o tre lavori diversi nell'arco della giornata, essendo ben pagati e lavorando a casa propria. Il tutto retribuito dall'economia turistica ma temo parecchio anche da Pantalone, che saremmo noi, visto che questo sistema penso si regga sui ricchi trasferimenti alla regione a statuto speciale. Chapeau in ogni caso, perché con gli stessi soldi, forse anche di più per via del casinò, la Val d'Aosta non dà né servizi né lavoro.

 
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Commenti al Post:
GnothiTauton
GnothiTauton il 28/12/14 alle 21:41 via WEB
(sui server di interDet le registrazioni non sono eterne. Poi arriva Terminetor e spacca tutto)
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 28/12/14 alle 21:46 via WEB
A volte basta anche meno, tipo farsi bannare. Ma qualche tempo fa Prontalfredo in un commento adombrava la possibilità che i post durino 30 miliardi di anni. Da quel momento uno sfasamento temporale di un giorno ha cessato di preoccuparmi.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 29/12/14 alle 10:49 via WEB
Leggendo le tue bellissime avventure sulla neve mi viene sempre più voglia di starmene qui a poltrire e godermi il calduccio accanto alla stufa a legna.
Epperciò adesso esco e ne vado a raccogliere un po' nel bosco qui sotto casa.
A proposito, per Basso Lazio intendo il viterbese. Dicevo che era "basso" rispetto all'Alto Adige.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 29/12/14 alle 12:57 via WEB
Io con la stufa per il momento ho chiuso: ho trasportato tonnellate di legna negli ultimi 12 anni e del calore e della magia del fuoco ne ho abbastanza. L'ultima volta era piena di calabroni morti e con la canna intasata dai nidi: ho riempito di fumo tutta la casa. Nella cascina andrò in estate, o forse nemmeno.
Nel viterbese sono stata e mi è molto piaciuto. Molto.
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 29/12/14 alle 23:46 via WEB
Gli "ammazzasomari" ce li ho avuti anch'io nella canna fumaria, ma dopo averla resa inabitabile non sono più tornati.
La stufa (che poi sarebbe una cugina economica), la uso anche per cucinare e la legna la prendo nel mio terreno che in più di vent'anni di piantumazioni ho trasformato in bosco.
Devo per tagliarla per forza, sennò la vegetazione mi invade anche la casa. Gli alberi ad alto fusto, se non ci stai attento, te la demoliscono e ti cacciano via...
Si, il Viterbese è bello, la gente un po' meno...
Secondo me se gli etruschi ce l'hanno ancora con noi romani, per via di quella batosta che hanno preso a suo tempo, una paio di millenni fa...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 30/12/14 alle 11:46 via WEB
La cugina economica è un lapsus molto carino :-)
(Rispondi)
 
arw3n63
arw3n63 il 30/12/14 alle 12:25 via WEB
Ci vuole il gps pure sulle piste? :-) Mi sa che non è facile riuscire a non perdersi per chi ci va la prima volta, forse il romano era pratico anche se per così dire "straniero".
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 30/12/14 alle 17:58 via WEB
In realtà le piste sono segnalate e io avevo anche la mappa, ma il fatto che alcune fossero chiuse o parzialmente chiuse ingenerava confusione. Noi nordisti tendiamo a diffidare dei romani, a prescindere :-)
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arw3n63
arw3n63 il 01/01/15 alle 21:46 via WEB
Ah ecco. :-) Buon anno.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 01/01/15 alle 23:14 via WEB
Buon anno anche a te.
(Rispondi)
 
GnothiTauton
GnothiTauton il 30/12/14 alle 20:26 via WEB
http://video.corriere.it/reporter-sviene-intervista-diretta-tv/a038ca68-7229-11e3-9570-45a67b1bba62
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meninasallospecchio
meninasallospecchio il 30/12/14 alle 23:56 via WEB
No, sono svenuta una volta dopo aver camminato sotto al sole a Creta, in montagna mai, nonostante qualche avventura anche peggio di queste.
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Led_61
Led_61 il 31/12/14 alle 16:19 via WEB
In montagna vigono altre regole rispetto alla città, c'è maggior solidarietà proprio perchè si vive in posti impervi, dove non trovi tutto a portata di mano e allora aiutarsi vicendevolmente per aumentare le entrate col turismo è comprensibile, visto che questa stagione sciistica non sarà delle migliori.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 01/01/15 alle 20:57 via WEB
No, francamente non credo che si tratti di spontanea solidarietà. Secondo me è proprio un regime collettivistico o quanto meno decisamente più collettivistico di quanto vige nel resto d'Italia.
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