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Il dolore 

Post n°21 pubblicato il 08 Agosto 2006 da calipso1960

Alice ha gli occhi tristi, senza sorriso; la nonna/mamma, la sua guida, il suo punto di riferimento, il suo mondo si sta sgretolando pian piano, colpito da una condanna che non lascia speranza: cancro, pochi mesi di vita.
Pochi mesi che non saranno sufficienti alla ragazzina per dirottare il suo amore e il suo disperato bisogno di amore e di attenzioni, si sente sola, Alice, sola e persa. In un mondo troppo grande per lei ancora piccola, in un mondo ostile, adulto che la pretende adulta quando ancora ha tanto bisogno di piangere, di tenerezza che le asciughi le lacrime.
E' una primavera triste, il quindicesimo compleanno sarà l'ultimo festeggiato con l'adorata nonna..chissà se ci sarà un ultimo Natale, o se quello trascorso che ora appare così lontano è stato inconsapevolmente l'ultimo a disposizione...quante volte si sono dette "ti voglio bene", anche solo con uno sguardo, con un sorriso...e presto non se lo potranno più dire, non potranno più abbracciarsi, stringersi a consolarsi a vicenda quando la vita presenta il conto per i momenti di felicità che sembra regalare.
Pino è sempre lì, con lei; l'attende ora alla fermata della corriera che la porta a casa da scuola, da un'altra città; l'accompagna sempre al solito posto, lontano da possibili spiate, la bacia con sempre maggiore ardore e lei, dopo un momento di stordimento ha imparato a rispondere ai baci, alle carezze con gesti ancora ingenui, innocenti.
La stanza dove suonano, dove si riunisce la compagnia ora è anche la stanza dove lui la porta sabato e domenica pomeriggio, dove passano ore a baciarsi, a scoprire emozioni e sensazioni sconosciute alla ragazzina, che trema , impaurita da ciò che prova, ma insiste a dire "No, non voglio" alle sempre più pressanti richieste di lui. La vuole, non è desiderio, non è amore è proprio solo voglia di possederla, di farne una cosa sua, una sua proprietà, di cui vantarsi con gli amici, da esibire come un trofeo difficile ma raggiunto, conquistato, vinto!
E' primavera, è quasi Pasqua, è quasi il quindicesimo compleanno di Alice. Si incontrano un sabato mattina, niente scuola per le vacanze di Pasqua; lei indossa un tailleur da donna, blu, classico primaverile per sentirsi grande, per piacergli, con stivali che ancora non è proprio caldo, anzi una settimana uggiosa e umida come solo fine marzo e principio di aprile sanno regalare; c'è mercato, c'è confusione, gente allegra e colorata che s'incrocia nella via, tra le bancarelle e la merce esposta; lui la tiene stretta, salgono nella "stanza", cominciano a baciarsi, lui sempre più prepotente e più impaziente, lei sempre più debole e indifesa, già immersa nel dolore della imminente perdita e già sola a non potersi confidare con lei che, malata, non la può più aiutare.
Lui le è sopra, le braccia la stringono e la bocca è sempre più esigente, le ripete "dai...lo facciamo?"...non risponde Alice, lo guarda supplichevole ma non ha più voglia di lottare contro un desiderio che sente anche lei, contro un muro di insistenza,contro il timore di perderlo, come perderà la nonna, se non dirà di sì...ed è un soffio quel "sì", appena accennato che trasforma però lui in un animale che in fretta la "prepara", senza nemmeno sfilarle gli stivali, che la vuole con premura,con impazienza, con insofferenza al non poterlo fare agevolmente, che la penetra incurante del suo pianto di dolore...Alice ha un lampo di fuoco rosso che la invade, una girandola di fuochi d'artificio dolorosi nella testa, voglia di urlare e paura di farlo...vorrebbe solo scappare via ma non può muoversi e lui non si cura di lei, del male, della posizione scomoda insiste e vuole continuare...deve averla!
Dopo...un'ora, un minuto, un secolo? si alza da lei, l'aiuta ad alzarsi dolorante, la guarda quasi con astio "Non abbiamo finito.Ti riaccompagno a casa, oggi però torniamo qui"
Alice lo guarda spaventata, no, non è lui, non può essere lui Pino, il ragazzo che ama e che la ama il ragazzo tenero affettuoso che la comprendeva quando lei diceva "No, non voglio", che la accarezzava con dolcezza...non può essere il mostro che ora la guarda duro, quasi cattivo.
Silenziosa si lascia accompagnare, senza parlare e senza guardarlo in viso; si vergogna, lei, di non essere stata capace, di non essere riuscita....(a cosa, Alice?, cosa non sei riuscita tu a fare? perchè non sei scappata invece, allora?)

-Ti vengo a prendere alle tre

- Non so se posso uscire, oggi, arriva la zia

la voce è un soffio, un alito appena accennato, quasi avesse paura o vergogna

- Se non ci vediamo oggi, domani alle tre.

Si lasciano così, senza baci abbracci né carezze. Lui le volta la schiena e se ne va, senza voltarsi; lei reprime il magone e si dirige verso casa, dolorante e pesta ancor più nell'anima che nel corpo...(piccola Alice, povera piccola ragazzina che voleva essere grande e che sarebbe stata ancora in tempo a fuggire via da un destino assurdo...).
L'arrivo della zia impedisce l'uscita, quel pomeriggio; ma Alice non è dispiaciuta, ha quasi paura di uscire con lui, ha paura di "non avere ancora finito" e non sapere cosa aspettarsi ancora.
Domenica arriva, puntuale; alle tre lui l' aspetta al solito posto, le va incontro sorridente, l'abbraccia e la tiene stretta a sè, con un senso di possesso; arrivano silenziosi alla "stanza", Alice trema, è spaventata ma lui oggi sembra dolce, la spoglia, con calma, con gesti lenti e indugianti, la adagia sul materasso posato a terra, come il giorno prima...è duro il pavimento sotto la schiena, sotto il peso di lui a schiacciarla, sotto il dolore come di una lama che lacera la carne, che s'insinua in lei, che fa male...e poi è un'esplosione di colori, di rumori e suoni che confondono, la testa che scoppia e una sensazione che non riesce a sopportare...grida, Alice, è un urlo che squarcia il silenzio intorno, e sviene.
Riapre gli occhi e lui la guarda tenero, la bacia, piano, dolcemente "Sei mia adesso; sei solo mia" e lei ha voglia di piangere e lo stringe, si stringe a lui quasi a perdersi in quell'abbraccio, quasi a crederci davvero di averlo anche lei desiderato tanto.
Per più di una settimana non riesce a provare piacere, solo un gran dolore, e mortificazione e vergogna per la macchia sul materasso a simbolo di ciò che è realmente accaduto; poi, pian piano il dolore diventa piacere, Alice si convince che in fondo è bello essere diventata donna, con lui, per lui; si perde nelle sue braccia a sostituire braccia che si stanno spegnendo in ospedale, lei non resterà sola, lui non la lascerà, non adesso, non dopo averla finalmente avuta!

 

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Commenti al Post:
rychi19582006
rychi19582006 il 09/08/06 alle 15:59 via WEB
è una storia toccante!!!no comment!!bacione da me!!!
(Rispondi)
foll73
foll73 il 09/08/06 alle 21:36 via WEB
bella narrazione, il desiderio di essere amata di contare è rassicurante e spinge le persone a fare ciò che veramente desiderano?
(Rispondi)
 
calipso1960
calipso1960 il 10/08/06 alle 00:43 via WEB
no, spinge le persone ad annullarsi, a non esistere...è faticoso, è doloroso ed è tremendo; ma è ciò che sono io, da allora.
(Rispondi)
ctthsoe
ctthsoe il 25/03/09 alle 06:49 via WEB
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