Cieli interi sopra i pensieri Cieli appesi dentro la testa Cieli che s’invocano l’un l’altro separati da uno strato d'atmosfera
La trapezista volteggia nell’aria scostandola appena, ci passa in mezzo con grazia come dovesse infilarsi in un pertugio e volteggia, volteggia capriole elissi capitomboli e miele Rimane sospesa prima in un cielo poi in quell’altro E l’acrobata, davanti a lei dondola dondola, l’aspetta Lei intanto con la corda che prende infila sui bordi dei cieli il filo a cucirli facendone nodi, qualche asola, dei bottoni perfino quà e là, per unirli poi quei cieli là uno dentro all’altro: prima l'azzurro poi il bianco, infine lo scuro che viene Delle volte partivano dei fulmini che avevano perso la strada ma penso venissero da là
(14 gennaio 2012)
attraverso l'aria coagulano nel transitare da un silenzio all'altro dei piccoli fulmini dovuti all'attrito di quel volo dondolante che precede il salto staccarsi dalla corda l'appiglio Non c'è paura nella trapezista, non ancora di quelle mani che dovranno afferrarla
"Usiamo il mondo per lo spazio, la sua luce per la paura." Tieni l'urna in mano, la sua cenere da disperdere.
Gli angeli dicono:
non ci vedete, non ci sentite, ci credete molto lontani eppure siamo così vicini. Siamo messaggeri che portano la vicinanza a chi è lontano, ( Il cielo sopra Berlino)
L'hai portata dentro la bestia, da sempre e con lei un bosco intero: dell'anima foresta. Sotto i tuoi piedi il dolore calpesti, fa male il passo che, dove affonda affossa e ti sale su per le gambe, traverso gli inguini, la pancia fino a quel punto preciso dove della madre odi il canto.
Una volta entrasti cosi dalla penombra del cuore con una piccola cerva in braccio Mi guardasti in silenzio come dire ecco vedi? Hai visto?
"...non importa. Il tempo guarirà tutto. Ma come può guarire se il tempo stesso è una malattia? " (Il cielo sopra Berlino)
L'acrobata dondolava mantenendo il tempo. Sembrava potesse dare armonia al mondo. Sarebbe cosi facile, pensò. L'istante che si stacca, la torsione in volo, le mani che si protendono cercando le tue l'afferrino. Cadere giù con te, strigendoti nell'abbraccio, pensò. Piccole ali rosse ci spunteranno tra le scapole.
"Quand'ero bambina volevo vivere su un'isola, sola. Una donna sola; potentemente sola" mi hai detto una volta.
La stasi in ogni frammento L'arenarsi dei voli dondolare sospesi nel tempo sospensione di ogni movimento, l'attesa della cesoia che tagli da appena sotto il mento che strappi un suono attutito un rantolo solo nel botto al suolo nessun angelo era al tuo fianco ed avevano giurato di essere uno stuolo mentre il precipizio era ingombro di luce Saran state mica un sciame di comete a pungerti il midollo mentre stavi la a dondolare eh?
- Ovidio - Libro ottavo -
[..] Dedalo, insofferente d'esser stato a Creta da troppo tempo e punto dalla nostalgia della terra natale, era bloccato dal mare. "Che Minosse mi sbarri terra e acqua," rimuginò, "ma il cielo è pur sempre aperto: passeremo di li" (…) Dispone delle penne in fila, partendo dalle più piccole via via seguite dalle più grandi, in modo che sembrano sorte su un pendio: così per gradi si allarga una rustica zampogna fatta di canne diseguali. Poi al centro le fissa con fili di lino, alla base con cera, e dopo averle saldate insieme, le curva leggermente per imitare ali vere. Icaro, il suo figliolo, gli stava accanto e, non sapendo di scherzare col proprio destino, raggiante in volto, acchiappava le piume che un soffio di vento sollevava, o ammorbidiva col pollice la cera color dell’oro, e così trastullandosi disturbava il lavoro prodigioso del padre.
(Ovidio - Le metamorfosi )
Un grumo di carne, i corpi che mi hanno lasciato Sono cresciuto per immersione, la dentro Ho cercato di abitare in ogni cellula del sangue senza riuscirci, ho imparato l'inconsistenza del fiato inspiri, espiri stando nella sfesa dell'atto, sospiri.
«Chi mai, s’io grido, m’udrà dalle schiere celesti? E d’improvviso un angelo contro il suo cuore m’afferri, io svanirei di quel soffio più forte. Ché il bello è solo l’inizio del tremendo, che noi sopportiamo ancora ammirati perché sicuro disdegna di sgretolarci. Sono gli angeli tutti tremendi»
( R M Rilke - Elegie Duinesi)
(simurgh)
Mi mandavi un bacio che soffiavi via dal palmo col tuo fiato Le dita s'intrecciano a fare insieme un nido, mi hai detto. Ricordi?
Ovidio - Le metamorfosi
"Vienimi dietro, ti farò da guida, disse Dedalo al figlio. E mentre lo istruiva al volo, gli appicò alle braccia quelle ali mai viste. ...Baciò il figlio, poi con un battito d'ali si kevò in volo e, tremando per chi lo seguiva, come un uccello che per la prima volta porta in alto fuori del nido i suoi piccoli l'esorta ad imitarlo, l'addestra a quell'arte rischiosa spiegando le sue ali e volvendosi a guardare quelle del figlio
"Icaro !" gridava. "Icaro dove sei?" gridava "Dove sei finito?" " Icaro, Icaro" gridava, quando scorse le penne sui flutti. (Libro ottavo )
Anche la luce indietreggiò tremolante al suo grido Si rovesciò all'indietro come un calice rovesciando cade Insepolto nella vena erosa quel grido mancò l'afferrar le mani
Noi non siamo niente, voi siete il nostro tutto. Lasciateci vivere nei vostri occhi, guardate il vostro mondo attraverso noi, riconquistate insieme a noi lo sguardo pieno d'amore, allora noi saremo vicini a voi.
"Così vicino così lontano" (Il cielo sopra Berlino)
L'acrobata «Sfiorò la tua bocca, con un dito sfioro l’orlo della tua bocca, la disegno come se uscisse dalla mia mano, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare». (Cortazar)
Dal finestrone guardo questa luce fredda che cala più in basso tra i rami Ce ne sono di spogli, già. Degli uccelli fanno dei giri nel volo Si intrecciano e si separano Poi tornano a poggiarsi sul ramo Sono in quattro Mentre tre sono sullo stesso ramo uno vola via e si mette su un'altro di fronte Poi solleva le ali e si lascia cadere disegnando nel volo una qualche sagoma che loro mi sa capiscono Si esibiscono ciascuno a turno Poi ricominciano senza stancarsi Non hanno paura Mi piacciono le linee che tracciano gli uccelli nei loro giochi in volo Mi pare salvino dal vuoto E dovrei anch'io fare cose cosi tanto per fare per stare in compagnia esibirsi in un qualche volo
È successo qualcosa che continua a succedere.
Chi era? chi? Io ero in lei, e lei era intorno a me. Chi al mondo può dire d'essere mai stato insieme a un altro essere umano?
Io sono insieme. Nessun bimbo mortale è stato concepito, ma un'immagine immortale comune.
C'era una volta... c'era una volta e dunque ci sarà. L'immagine che abbiamo creato sarà l'immagine che accompagnerà la mia morte.
In questa immagine avrò vissuto.
Io ora so ciò che nessun angelo sa
( Damiel ne - Il cielo sopra Berlino)
L'acrobata scorse le penne della trapezista sui flutti. Il suo corpo leggero e svotato librava dal suolo ondeggiando. Si chinò sopra di lei e vide il suo volto trasformarsi dentro un corpo la metamorfosi, l'ottava, diventando bambina. Le piccole ali rosse tra le scapole iniziarono a vibrare. La trapezista bambina allungò allora le braccine nell'aria. Le piccole dita artigliavano ghermendo visioni Meduse astruse dai colori sbalorditi tremolavano lievi sospese. La trapezista bambina si spaventò, pianse, poi rise, poi si mise a giocare. Anche lei sospesa nell'aria cercava di afferrare conchiglie. Acchiappava al volo molluschi e pesciolini. Se li metteva in bocca, sputava. L'acrobata voleva afferrarla per le caviglie ma lei scalciava, dava dei colpi. Le piccole ali rosse che l'acrobata tra le scapole vibravano non gli davano impeto essendo troppo piu pesante di lei. La piccola trapezista sfuggiva ruotando trascinandosi dietro uno sciame di alghe, coralli, plancton, branzini, meduse e polipetti verderame. Ad un certo punto, l'acrobata la vide con l'urna pesante tra le piccole manine. Pian piano si riempiva di minuscoli gusci, corazze chitinose, carapaci e filamenti d'erbe marine . Coralli teneri le avvolgevano il capo. Acciughe e gamberetti tra i capelli come eterne ghirlande brillanti. "Vienimi dietro" gli disse la piccola trapezista bambina: come Dedalo ad Icaro. In mano aveva un libro, assieme all'urna. Uno di Jack London. "Vagabondo delle stelle". (Da leggere l'inizio del primo capitolo)
Io ero in ospedale. Leggevo un racconto di Calvino a mia madre.
Interstizio tra due cieli , sono le parole con cui volevo concludere la storia, ma non son capace, mi perdo sempre.
-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi -J. Franzen- Zona disagio- -Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo -Tabucchi- Racconti con figure -David F. Wallace- Tutto e di piu -Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
Inviato da: Daniela Raimondi
il 06/12/2019 alle 16:11
Inviato da: Lorenzo
il 13/10/2017 alle 01:18
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