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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Odi SilvaneUna luce già spenta »

candelora

Post n°492 pubblicato il 05 Febbraio 2013 da simurgh2
 

Il presunto poeta quando inizia, spesso si perde
seguendo sconosciuti sentieri e, come ha detto qualcuno,
quando inizi non sai quale sarà la frase finale e allora,
volendo scrivere della candelora, poi vien fuori Inbolc
e la cerva, imbrigliandosi in un sacco di riferimenti
mitologici e religiosi, dei rosacroce, nonchè altri e personali

 

Chissà se vien vanti desso
la candelora cosa fasso?

Se vien vanti l'Unicorno
che per la colpa che ognuno
sa di avere dentro lui squarcia
le nubi con il corno le infilza
e viene tempesta che esce da un buco
dove la cerva si sdraia una pozza
li c'e la fonte della tempesta
e della quiete risale all'incontrario
scompone e ridesta
L'unicorno prima deve battere il cinghiale-serpente
Alla fonte c'e Imbolc
Un piccolo re
La Candelora lo ama

Imbolc sapeva che alcuni alberi
del bosco in realtà erano degli unicorno
Il segreto per riconoscerli sta nelle spire
L'albero che ne ha 88 è un unicorno
Ma non puoi vedere dentro l'albero
come non puoi vedere dentro il corno
Dentro il corno c'e un uomo
una colomba e un albero
Imbolc sapeva che dentro uno
dei 5  pini in una radura sopra il colle
c'era l'unicorno

La mamma raccontava alla sua bambina
sottovoce la storia una notte
nel sogno quando lei era già morta
nella notte che si faceva candelora
e così l mattina la nebbia
avvolgeta il mistero dell'unicorno
dentro uno dei pini.

E affiora rasoterra dalla crepa le ombre
Ipogei i cunicoli la trama di vene
si scosta di poco una pietra tombale
di chi per esile fato precipitò nel vuoto mortale
la si svela l'oracolo del dormiente
nel giorno che rinasce la luce
una volta ancora, una per sempre.

La cerva sdraiata sulla riva sul fianco mostrava
agli occhi dell'unicorno immobile
la vergine le uscivano le ninive dal fianco
e l'unicorno si innamorò come un fulmine
e allungò le zampe anteriori, inchinandosi
a lei, alla fonte, al sangue di femmina
indistinguibile come ogni sostanza sorgiva.
Inbolc nascosto sull'albero assistette alla scena
Recitò la poesia di Rilke

"Levò la fronte, il Santo; e, repentina, 
cadde dalle sue labbra la preghiera; 
ché tacito avanzava il favoloso 
bianco animale dalle tristi immense 
pupille supplichevoli di cerva."

 
Era il testo alchemico per le nozze chimiche.
L'unicorno e la cerva
Quel giorno avrebbe saputo della sua sposa
Inbolc seguì la bambina quel mattino di nebbia 
La bambina seguiva le orme del sogno
dentro la nebbia con una candela la fiamma
le indicava il mattino, i suoi passi il cammino



"
L'eburnea levità delle sue gambe 
moveva in lene ritmo equilibrata: 
pe'l manto gli scendea quasi un divino
riflesso di candore; e dalla placida 
fronte polita s'appuntava "

La candela e l'ora il segreto la rosa e la fiamma
la accompagnarono dal bosco dei pini
ancora sentiva la voce di mamma
dei pini ne sentì uno più degli altri
e li posò la candela nel silenzio come di neve
la voce sfumava tra le piume di un angelo 

 

"- fulgido 
come una torre nell'albor lunare 
l'unico corno. Parea c'ogni passo 
lo ergesse sempre più di contro ai cieli."




Inbolc lasciò che la bambina si allontanasse 
Piccola luce, animula pura, annunci la Candelora 
La forza selvaggia ritorna la luce
il velo cadendo spalanca la gola
ermetici simboli ne fanno la sposa
la terra si sveglia, il germoglio si svela
l'acqua lucustre che brucia la rosa
lustrale purifica nel fuoco la fiamma 
bianca candela come la pancia della balena
Cosa fasso se l'unicorno vien vanti?
 
Nigredo xe scuro invesse albedo l'argento
in meso xe a piera , na pasta de luce de luna
impissa a candea quando xe l'ora
eora te a vedi a candeora
e ogni paura deventa na forsa
un nebiario segreto che l'anima sforsa
el cinghiale xe vinto.

Dentro di noi un bosco di immagini ricordi
di morti, di valichi le attese
pascola il cinghiale-serpente ma anche l'unicorno
e tutti si abbeverano alla stessa acqua la fonte
che purifica il dolore che sbrana le carni
che si è fatto la tana dentro l'inconscio

Era quello l'albero dove dentro stava l'unicorno
Inbolc lo liberò
dall'incantesimo del corno piantato nel legno

La dove resisti a mani nude dilati i pori
il foro alla nuca che sgorga 
dentro l'acqua l'albero, la balena
la luce di luna l'unicorno che beve
la cerva allunga le gambe davanti
sulla riva si stendono lo sposa e la sposa

Chissà se vien vanti desso
a Candeora, cosa fasso?
Pensò Inbolc

Lumino al valico d'attesa
alla gola sciolta
nel suo venire, illesa, di pane
imparato alla distanza 

 

 

 
 
 
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