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Francesco Targhetta, ti butto cosi qua. Ma guarda un po’ questo qua. Io non so se l’avrei detto, ma m’era piaciuto da subito. Però non credevo. Adesso ha scritto un libro, per la ISBN...apperò!!. In una prosa a frasi interrotte. Una sorta di nuovi migranti nelle terre di quella che è, piu o meno, la mia generazione e, a questa generazione chiede anche conto, del come mai loro, i precari ad oltranza, debbano vivere cosi,in quella incertezza che pare farsi normalità, mettendo cento euro a testa per dividere un appartamento con altri e mangiare pizza e kebab. C'è un'accusa precisa, e anch'io devo aver fatto qualcosa per sentirmela quella colpa. A dir il vero mi verrebbe da dire "Che cazzo volete?". Cosa vuoi che abbia fatto? Niente! Ecco...appunto, niente. Beh poco si, mi sono arrangiato, mi sono sistemato e non ho fatto piu niente. Neanche figli a cui rispondere. “ La voglio fare per te la rivolta, Outsider della cultura a cui, "quelli che son venuti prima", non han lasciato niente, e devono inventarsi altri status symbol e masticare rabbia, sconforto ed ironia. «se adesso "La sua è la voce di un bardo metropolitano, anti-cortigiano. Proletario ma senza prole, più che precario. Accusa ferocemente quanti hanno consegnato la sua generazione alla Repubblica del non lavoro, alla società dei consumi che ti consumano l'anima finché hai da spenderne. Antropologicamente, una generazione condannata a non crescere, allevata a terra con le merendine " Momenti di «gioia collettiva, di quelle che «andrà giù/all’imbrunire, la brutale differenza/ che passa, qui, tra restarsene e fuggire?» La sensazione che si ha, quando si sente di non avercela fatta.Che gli hanno sottratto quel che gli spettava. Che è stato dato ad altri, ai soliti, non i meritevoli ma i raccomandati. Allora mica ti senti più mona di loro ma piu sfigato si. Ma quand'è che uno ce l'ha fatta? Per me, questo Francesco Targhetta, per quanto onestamente si lagni, onestamente riferito ad un linguaggio diretto e immediato, per me, dicevo Targhetta ecco, è uno che ce l'ha fatta. Targhetta mi piace. Loro ne son venuti fuori cosi, dalla loro generazione, ma noi? Che gli si dovrebbe rispondere? Che non è colpa nostra? "Ma ci sarà, ci sarà la redenzione / e saprà di rivalsa, rivendicazione". .. il contrappunto che alle loro vicende offre la rievocazione della Battaglia del Piave, cui il protagonista, voce poetante, dedica la tesi di dottorato. Lezione di storia militare che suggerisce all'autore un'idea di «resistenza» spietata, pure con se stessi. Quando la mitraglia falcidiava i commilitoni che battevano in ritirata e non tenevano la posizione.
Elio Pagliarini ecco, dicono che assomiglia al suo modo |
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SAINKTO NAMTCHYLAK
I LIBRI SUL COMODINO
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
intagliato di foglie, impiastriccio
tavoli di pastelli marroni, perché
io dell’infanzia ricordo solo
gli autunni, stagioni di stanze
con arance sui vetri…»,
(F. Targhetta)
piccole cose che fermano il tempo, una raccolta in minore di gesti banali che aiutano a resistere qua, nella piana
che fatta la curva son fiumi di risorgiva,
col cinema multisala che brucia
di scooter, un impianto sportivo
e il cimitero dei burci, una riva
di campi per cui passano i fagiani…»,
ma questo luogo in riva al Sile poco più avanti in «Fiaschi » diventa altro, irriconoscibile, perché identico a un ovunque veneto
Io abito la, vicino a quei burci (barche abbandonate e affondate in un'ansa stagnante del fiume), grossi barconi usati per il trasposto fluviale. Li, a fare da guardiano, in quella che era una draga, una cava di ghiaino, c'era un uomo chiamato"Piero, el guardian" Mai saputo avesse un cognome ne da dove venisse. Quando la cava è stata chiusa e i barconi affidati all'incuria, all'abbraccio dell'acqua e delle anguane, rifugio di anguille e silenziose carpe, Piero ha continuato a rimanere li, nella baracca del guardiano. Un casotto di pietra dagli alti soffitti, due finestre e le pantegane che salivano dal fiume. Era gia un'oasi affidata all'oblio. La parte del paese che finiva nel fiume. Da la non andavi piu avanti. Quello che scrive Targhetta, adesso, è un posto figo, dove la gente ci va a passeggio nelle domeniche. Son state costruite piste ciclabili e ponti per attraversare a piedi le acque basse dei burci. Io ero piccolo e, quando con la ghenga si andava da quelle bande a giocare, tiravamo degli scherzi a quel Piero, el guardian che poi finiva che ci tirava dietro dei sassi e ci diceva che dentro aveva un fucile, che stessimo attenti e poi giu bestemmie e vostremareputane. Non credo poi, chiusa la cava, nessuno piu gli desse qualcosa. Viveva isolato e nell'incuria. Difficilmente si vedeva in paese. Un giorno lo trovarono morto, per via dell'odore, sentito da uno che c'era andato a pescare, s'era fatto venire il sospetto. Un pescatore d'anguille che andava sempre la, il suo posto fisso. In teoria quella era ancora una proprietà e piero ne era il guardiano. Credo vivesse di pesce di fiume. Aveva delle reti, dei bartoei di rete e vimini, dove intrappolava pese gati e bisatte. Devo chiedere a mia madre ma, possibile, gliene vendesse anche. Mia madre era famosa per come cucinava l'anguilla in umido. lascio qua un appunto di questa storia per tornarci su.
della serie scartabello tutto il web, copio qui è là e ripasso a far finta di essere culo e targhetta con sto qui?
naaaaaaaa, preferisco vedere cosa ne tiri fuori:)
interessante, davvero!
ripasso, buon we!