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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Le cose difficili della vitaTornare pesci »

Il corpo dell'altro

Post n°475 pubblicato il 05 Ottobre 2012 da simurgh2

 

One Night Stand (Short Movie) clicca
( Un'anteprima di un video di cui volevo scriverne una storia)


Penso a:
il corpo lontano
           
che è tuo
di un’altra che amo
diviso
come una formica,
una farfalla nel corpo
la psiche dall’anima
come l’o diviso
ti senti staccato
la pelle dagl’occhi
la voce dal pube
Struscio
frugo nel corpo
come voler vedere
dentro il corpo dell’altro
se li trovo la causa meccanica
del mio desiderio
quasi fossi un’insetto
E guardavo le ciglia
l’unghia dell’alluce
la piega dell’inguine
il morbido seno

 

Potresti essere una massa di sostanza irritabile adesso
per quel che ne sò, del tuo corpo lontano, scorticato
con i tuoi punti delicati che ho esplorato, una mappa che,
una sera hai lasciato sul comodino.
Tu sei l'accessorio del mio desiderio.
Involucro di carne,
oggetto d'amore
dalla voce diviso

Lei mi risponde:
Metafora di uno strazio
Lacera il patrimonio
il canto tradisce le dita
l'ombra che racconta il corpo in piaghe
e cedimenti di voci
rotte al tatto nella fissità
del gesto della postura

 

Un koan buddhistico dice: «Il maestro tiene a lungo sott’acqua la testa del discepolo; poco a poco le bollicine d’aria si diradano; all’ultimo momento, il maestro tira fuori il discepolo e lo rianima: quando desidererai la verità come hai desiderato l’aria, allora saprai cos’è».

Ma il tuo corpo lontano
quest'assenza dalla tua massa di sostanza irritabile
con la testa sott'acqua
il pensiero di te che la preme
ed io che soffoco senza capire alcuna verità
ho desiderato l'aria
ma subito dopo è te che volevo
intrattenibile, inttrattabile amore
ed io che non so spiegare, dare un nome preciso
un'improprio di ogni enunciato
dentro un flusso senza ordine e senza fine
a cui nessuna verità appartiene
Lo sai questo?
 

Lei mi risponde:
....essenze penultime
lavacro dell'anima
trina bianca la liturgia 
del minimo che adesca la vita dove:
"un Dio che non ci ha salvato
torna,
alza la testa e accenna a restare" 

Il coro dice:
 "che hai? tu non mi sembri felice -
Sì, sono felice, ma sono triste" 
(Claude Debussy, in Pellas et Melisande)

Come un dio nel cuore di un terrorista
un innamorato che intriga con sè stesso
imprigionato in questa trascendenza
trascendenza e immanenza coincidono allora
come stupro e carezza
pian piano dissolvo, senza risposta
ne alcuna verità ulteriore su quel corpo lontano
che tutto sà, ma nulla dice 
il corpo che tace 

 

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Commenti al Post:
lightdew
lightdew il 05/10/12 alle 17:33 via WEB
sei stravolto ( dal pensiero di questa lei)..trapela..;)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 06/10/12 alle 06:55 via WEB
Stravolge e trapela
come sferzato dal vento
il feticcio del corpo lontano
che tace e sorprende
lenendone il peso
che nei pensieri dissemina
Stravolge il pensiero
l'escamotage dell'assenza
che usa sillabe di spasmo
e forgia evanescenza
lasciandomi solo
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 06/10/12 alle 00:15 via WEB

tace il corpo, solo nella sua forma esatta
il foro del collo fino ulula parole
vocali segrete rinchiuse d'upupa
precipitata nella chiarità di occhi verdi
la verità del silenzio,dove qualcuno ha taciuto
-La senti l'acqua?-
E' un furore che libera lega
sola bagna,impulsa nel gesto
la vita ,la scioglie
dove tutto ritorna a salire la lingua
“Chiudi gli occhi ed entra come un bimbo
ai lenti tizzoni dell'autunno,
più in là di ciò che è puro e distrutto,
salvato dopo l'ultimo silenzio”
l'anima è come la pelle,non si sente
 
 
simurgh2
simurgh2 il 06/10/12 alle 07:18 via WEB
Quel silenzio che il corpo non tace
che fruga con dita scorticate parole
di pelle rimasta sotto le unghie
trapela quel suono d'acqua l'assenza
La sento, la sento...
simulacro e paura di ogni ritorno
la sento quell'acqua che la zattera
aspira al destino di ogni deriva
Chiudo gli occhi come il bambino
e salvo quel corpo dal naufrago
che si vuol aggrappare ma sfugge la presa
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Paola il 08/10/12 alle 13:27 via WEB
"Corpo, ludibrio grigio con le tue scarlatte voglie, fino a quando mi imprigionerai? anima circonflessa, circonfusa e incapace, anima circoncisa, che fai distesa nel corpo?" Alda Merini, da "La Terra Santa"
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
simurgh2 il 09/10/12 alle 18:59 via WEB
come mai spinge cosi?
Son dentro, lo sò
questo corpo lo spacco
per dargliene un pezzo
al corvo il ribrezzo
Il resto a Bacon o Freud
vorrei dipingessero questa arsura
di un corpo che non serve a sè stesso
che non sa senza l'altro
il corpo lontano
e il mio, dal di dentro
che spinge, reclama
senza requie
la sua terra santa

 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Paola il 12/10/12 alle 11:11 via WEB
Con casto cuore, con occhi puri, ti celebro, bellezza, trattenendo il sangue perché sorga e continui la linea, il tuo contorno, perché ti corichi nella mia ode come in terra di boschi o in schiuma, in aroma terrestre o in musica marina. Bella ignuda, uguali i tuoi piedi arcuati da un antico colpo del vento o del suono alle tue orecchie, minuscole conchiglie dello splendido mare americano. Uguali sono i tuoi seni di parallela pienezza, ricolmi della luce della vita. Uguali sono volando le tue palpebre di frumento che scoprono o chiudono due paesi profondi nei tuoi occhi. La linea che la tua schiena ha diviso in pallide regioni si perde e sorge in due terse metà di mela, e continua a separare la tua bellezza in due colonne d'oro bruciato, di fine alabastro, a perdersi nei tuoi piedi come in due uve, da dove di nuovo arde e si eleva l'albero duplice della tua simmetria, fuoco fiorito, candelabro aperto, turgida frutta eretta sopra il patto del mare e della terra. Il tuo corpo, in che materia, agata, quarzo, frumento, si plasmò, andò salendo come s'innalza il pane dalla temperatura, e segnalò colline argentate, valli d'un solo petalo, dolcezze di profondo velluto fino a restar coagulata la fine e ferma forma femminile? Non solo è luce che cade sopra il mondo quella che allunga nel tuo corpo la sua neve soffocata, ma da te emana la chiarezza come se fossi accesa dentro. Sotto la tua pelle vive la luna. "Ode alla bella ignuda"-Pablo Neruda
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Paola il 12/10/12 alle 11:35 via WEB
Il vento è un cavallo: senti come corre per il mare, per il cielo. Vuol portarmi via: senti come percorre il mondo per portarmi lontano. Nascondimi tra le tue braccia per questa notte sola, mentre la pioggia rompe contro il mare e la terra la sua bocca innumerevole. Senti come il vento mi chiama galoppando per portarmi lontano. Con la tua fronte sulla mia fronte, con la tua bocca sulla mia bocca, legati i nostri corpi all'amore che ci brucia, lascia che il vento passi senza che possa portarmi via. Lascia che il vento corra coronato di spuma, che mi chiami e mi cerchi galoppando nell'ombra, mentre, sommerso sotto i tuoi grandi occhi, per questa notte sola riposerò, amor mio. "Il vento nell'isola" - Pablo Neruda
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Paola il 12/10/12 alle 11:40 via WEB
Non so come si fa ad andare a capo per scrivere la poesia nei suoi giusti versi ...sono imbranata...sorry!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Angela il 16/10/12 alle 02:46 via WEB
L’assenza dell’altro mi tiene la testa sott’acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso questa asfissia che io ricostituisco la mia «verità» e preparo l’Intrattabile dell’amore. Roland Barthes - Frammenti di un discorso amoroso
 
 
simurgh2
simurgh2 il 17/10/12 alle 17:14 via WEB
Un libro che da un bel po di tempo ho sempre con me: I frammenti di Barthes. Il koan buddista, come hai visto, viene da là. Quelle sono le righe finali.
"..L'unica assenza è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto", dice il giovane Werther di Goethe.
"Intrattabile" è la dicotomia assenza presenza. Assente è quello che se ne è andato eppure, dato che a lui mi rivolgo, come allocutore è in me presente. Ciò crea un'angoscia insostenibile. Tutto questo va pur sopportato e allora si procede ad una manipolazione.
Assenza e attesa, cosi simile all'idea e alla paura della morte.
In fondo, ciò che si vive con angoscia, è sempre la paura dell'abbandono. Un'idea che provoca asfissia. Rende intrattabile l'amore, eco-insostenibile l'idea simbolica di morte.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
diyet il 16/10/12 alle 19:30 via WEB
thank you
 
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