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« Non sò se si capisceCecità e cicogne »

DISTANZE (Un post di teti)

Post n°269 pubblicato il 24 Luglio 2011 da simurgh2
 

distacco

ovvero evasione, distrazione, astrazione, sì, ecco. così intendo.
uno sguardo sugli altri e se stessi, con gli altri o senza, con distacco.
a un certo punto "quel me" ha capito cosa era meglio mostrare.
cos'era gradito o sgradito per gli altri vedere e quanto poco o tanto importasse,
sapere, entrare, conoscere, sperimentare, indagare o anche solo curiosare.
ognuno trova il suo modo per prendere le distanze.


sotto un sasso un biglietto piegato in sedici parti su cui “quel me” aveva scritto:
sono un essere misantropo in un corpo femminile misandrico
con l'anima a preponderante valenza maschile però misogina
una sorta di gay però attivo. bel casino.
vallo a spiegare! e soprattutto fatti capire!
ognuno trova il suo modo per prendere le distanze.

"quel me" prova di tutto compreso cercare un buon avvocato divorzista
e non c'è modo di separarsi da sè.
ha provato a buttarsi via, farsi a pezzi, ignorarsi bellamente, niente da fare.
sembra un boomerang, una cicca sotto la scarpa ad agosto.
dopo aver svolto tutti i possibili tentativi si è chiuso fuori da un portone
ognuno trova il suo modo per prendere le distanze.


ogni tanto vacilla. chi? a turno, un po' “quel me” e un po' il portone.
qualche volta si infila qualcuno, a volte con un piede,
i più coraggiosi la scansano e si addentrano, ma così perdono quella che sta fuori.
e si confondono tra polvere e ragnatele e smarriscono il senno.
e suo malgrado a “quel me” tocca riportarli all'aria, rianimarli finchè
ognuno trova il suo modo per prendere le distanze.

 

teti

 
Rispondi al commento:
Nues.s
Nues.s il 24/07/11 alle 13:07 via WEB
Invece io le rivaluto le distanze. Ma io son io. Un caso a parte. Una che di quelle distanze, tuttavia, non ne prende mai - davvero - la misura. Solo se si colma, solo quando le 'immagini' passano dentro, attraversandoti come lame in pagine di album che gli anni, ormai, vanno ingiallendo.
Le rivaluto, ecco. E non mi sento misantropa nel pensarlo. Perchè tramite esse, le distanze dico, si rinnovano in un rimpianto della Presenza che avremmo voluto mantener intatta... oltre il Tempo, alimentata da una sorte di 'venerazione' per colui o colei che ci è stata guida ed esempio. Ci serve per capire. Per saperci convivere, poi.
Forse è l'amarezza di non avere piu' indietro a noi, quel che fummo, che provammo. O quel dilagare di sensazioni che fanno sì di non sentirti piu' all'altezza di mantenere piu' nulla. Ne' relazioni, ne' percezioni, niente di niente.
Quando è un dolore a toccarti dentro...altro che ti allontani. Vorrei dire piu' cose, ma ora non riesco.
(grazie per lo spunto, ad entrambi)
 
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