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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Il Pavone - AUG!Tre sassi, tre spari »

sollazzo e del come il tuorlo sul filo d'olio sfrigoli d'amore

Post n°354 pubblicato il 20 Novembre 2011 da simurgh2
 

Foto del 17 di novembre, attorno all'ora del tramonto 

(Poesia nella quale, il poeta (fulminato da un cielo privo di fulmini), è proprio convinto che il sole, in quel tramonto si sbatta l'orizzonte, salvandosi dalla zozzeria per un pelo. Il pelo infine, risulto la cosa piu zozza e schifosa)

Cala giu,
arriva in fondo,
fa veloce, nella sua ora.
Son stato la, sul bastione dell'avamposto.
Spazzolo l'orizzonte con il binocolo.
Sò ormai come fa. Non vede l'ora. Cosa fa?
C'è tutto un'intrallazzare su nei cieli. Ci son tresche.
L'aria, a quest'ora qua è particolarmente voluttuosa.
Il sole ne va matto quando si fa di velluto e sete grosse.
Si slaccia dalla seduzione delle nuvole e del cielo
Stasera aveva dato appuntamento all'orizzonte
che al cielo lungo apre la sua ferita le mestruazioni.
Preferiva la metafisica del confine, l'alterità.
Sulla bocca di tutti, lo dicevano, ma lo si sapeva in pochi.
Calò giu poggiandosi con mestizia su quella linea
come un tuorlo d'uovo senza suono sulla padella
con modalità tonali per dar risalto allo sguardo
parve quasi sfrigolare su quel filo d'olio all'orizzonte
Lo invitava a stendersi l'orizzonte, a placarsi
e si avvertiva lo spessore dell'aria, farsi denso
Mise un foulard sull'abatjour a render tenue il visibilio

(Le rovine
I ruderi della piana
disseminati in giro
cercano un luogo loro 
Quantomeno somigli
il crollo
alla familiarità
della rovina.)

 

 



Lo vidi in fondo farsi piatto, assotigliarsi, concupendo
la lunga linea sul delimitar della piana come un'infanzia che trema 
Le nuvole, rasentando uno squagliamento arrossirono
Respirando l'aria, soffiarono tepori, come perle vacue.
Imbarazzate, guardando in giro, preferendo quasi eclissarsi.
Nel vederlo, con i suoi ampi fianchi, le cosce  imperlate
di sudore e di voglie, concedersi fino a tremare  

C'è un pudore nelle nuvole, lo si sà. Loro sono mistiche
Non sono quelle nerborute e scure dei temporali e delle furie
In quel rossore si dissolveranno preferendo ritirarsi nelle loro camere

 (come un satrapo
 loculo di copule infinite
 strenua luce per i probi
 ansima insinuandosi
 tra le pieghe e le voglie
 tralasciando ogni decoro
 le nuvole per lui son ripiego
 L'orizzonte invece, il tonfo
 a risalir su, fin alla nuca
 scivolare dalla guaina
 il vagito e poi il fiato grosso) 

 

La resistenza ad una lingua. Chissà come lo fanno?
Dall'avamposto non vedevo. E' cosi che si costruiscono i vulcani?
Si batteva per l'angelo del lirismo e dell'idillio
ma si batteva con arrendevolezza
ogni volta che gli chiedeva, lei si concedeva

La luna era anche uscita prima.
Mica puo aspettare sempre l'eclissi.
Troppa gente in giro.
Avrebbe preferito si eclissassero
e restar loro due da soli.
Ci sono posti in fondo alla piana
dove, delle volte vanno ad imboscarsi.
Nascosti tra i pioppeti e i fontanazzi.
Ma, il sole è un puttaniere. 
e lei aveva le palpere come gusci,
gonfie e ripiene di falene
Per lui avrebe preparato doni
e meraviglie a milioni 

Di stelle ne ha pieno il firmamento
ma firmerebbe in bianco
sole per quella stella la
che non ci sta neanche
in quel firmamento,
che compare solo
quando scompare il sole
e il tempo scomparirà con noi, forse.

Poi lo si vede
steso di luce
l'orizzonte
al suo abbandono 
intrecciare le gambe
a quelle del sole
stringersi lascivi
e cadere poi
al di la della linea
e il cielo gettare le coltri 

 

 

E cosi poi, ho messo la girandola infilata sopra il fanale
e l'ho presa di corsa a pedalare per il gusto di sentire
i  sibili disordinati della sua elica volare fino in fondo
lungo la strada in terra battuta, seguivo il canale
dove il chiaro ancora comincia a mescolarsi allo scuro
Non le vuole piu nessuno le girandole. Come mai?


Son belle da mettere fuori del finestrino correndo no?
C'è un balcone a Venezia, mi viene in mente, un terrazzo
al di la del canale vicino alla chiesa che ne è pieno di tutti i colori
E quando nel canale c'è corrente d'aria è uno spettacolo
Tutti si fermano a guardare di meraviglia estasiati il loro sibilo
Non tutti no, tanti non se ne accorgono neanche
Ah, le girandole, che belle. Che fine hanno fatto? Non si usano piu?

 

Ma guarda come è andata a finire questa storia di copulazioni.
Sono arrivato alle eliche delle girandole, sono arrivato.
Mi sa che la riprendo e ne faccio una storia a parte.

 
La mia terra, fino all'orizzonte
violata e pura prima delle nebbie

«Quando scrivo mi capita di pensare a Totò. Totò ci ha riscattato tutti, ha sgonfiato i tromboni. Perché scrivere? In fondo si scrive perché nessuno è mai da solo, perché immagini da qualche parte qualcuno in sintonia con te. Forse, si scrive solo per amore…».
(Gianni Celati)

 
Rispondi al commento:
lontradelbosc
lontradelbosc il 21/11/11 alle 11:41 via WEB
Epica narrazione di amori astrali suscitano incondizionata ammirazione per te, che già voli con Pindaro. La pedalata e la girandola ti portano dove scatta il tuo pensiero,non si sa mai dove, di certo lo stupore non ha fine!
Peccato che non riesca a vedere le prime quattro immagini.
 
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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