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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

ma anche no

 
 

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Settembre 2011

Lungo la riva le donne strappavano iris dai loro vestiti

Post n°312 pubblicato il 30 Settembre 2011 da simurgh2
 

 

 

Rompia altares
La madre en el cuelo
Histerica,
ordenando piezas de vingenes
arrastrada, addolorita. A la calle vasos aguas
flores marchitas decapitada
con certo placer:
tablas
velas
fondo
(Luis Caros Suarez)

Epilogo serale

Il vino addormentato sulle coppe
Corpi che sognavano primavere violente,
donne stese sul profilo d'acqua.

A festa finita
solo la madre restava in strada.
Raccoglievo gridando
i pezzi della bambina rimasti per terra:
riordinavo  i fiori molli,
i pezzi di cibo e le candele.

Lungo la riva le donne
strappavano iris dai loro vestiti
Li lasciavano cadelle nell'acqua


Qualcuno accendeva le luci sul viale.
La madre ricomponeva i gesti
Raccogflieva l'ultima icona
sotterrvava gli occhi muti di una bambola

Sedute nell'ombra le donne preparavano la cena
le gole dei polli battevano nelle loro mani.
Il nano leggeva un libro di storia
Non si sentiva i passeri urlare nel cielo,
volare in cerchio sopra i fuochi.

Venivano verso la casa, venivano in molti
Nessuno era piu solo
della parte animale del fauno, della sua anima d'uomo

Daniela Raimondi

Io non so cosa voglia dire però del tragico il mistero s'incrina la carne, la spolpa, la riordina in pezzi. Anche se ti sai fermo le senti quelle parole ed è un transito, fluttuazioni dolenti. " Raccoglievo gridando i pezzi della bambina rimasti per terra:" Ecco, ti par niente? La parola che rotola via, che va ad avvolgersi altrove, piu in la di dove leggo io, addensandosi in un grumo che poi lo sento nel petto s'allarga. Non ha niente a che fare con la mia coscienza questa poesia. E' in altri strati sotterranei, scuri e arcaici, dove va a scavare. E scavi a che fare da me? Non voglio si sappia, che io debba sapere, non è questo, non è la verità che cerco ma tu, dilla la tua. A me basta mi sfiori. Non voglio sapere chi era quella bambina ma tutti, prima o poi l'abbiamo sentita, fatta a pezzi, anche ora posso sentirlo ed io, di pezzi devo averne bene lasciati in giro. Son quelli che sento tu richiami. Ma non voglio vengano riordinati..... no! Lascia stare và. E' una storia, una vicenda che accade in qualche posto del sud america. Donne dipinte da Frida Kahlo, un erotico dolore, colmo d'epos e di mistero natura e techne si avvitano assieme, poesia che diventa teatro.

Ho questa idea della danza teatro, come della poesia
che non so cosa di preciso sia. Un pò come l'amore
Ne scrivono tutti, son mazzi di rose, castagne,  furore.
Sarà pure da ragionarci fin che si vuole a parlar di ste robe.
E' finzione, che mica uno davvero sta la a dir le sue cose.
Di quello che ha passato, roso, assetato, bestemmiato
infranto, maledetto, ubriacato, goduto, impazzito no?
Allora si inventa e nasconde quel che non puo dire:
ci mette un po di vero e un po d'inventato, nelle poesie:
Il poeta ha pudore, ha riguardo per le sue cose.
Te le viene a raccontare a te cosi? mette nomi e cognomi?
No, ricorre a dei simboli, a suoni e parole evocativi
che ti lasciano immaginare, intuire, predare.
Non so chi ha detto come fa il poeta con i rigattoni
Allora nella poesia mettiamo parla dei rigattoni
dei rigattoni mettiamo con il puzlapp, mettiamo.
Il puzlapp mica esiste, però i rigattoni si
Messi assieme dal poeta, rigattoni e puzlapp
fanno qualcosa di crediile. Ci si vuol credere
Il poeta è sensibile e delicato a parlar d'amore e di altro
Non è che ti faccia capire tutto proprio.
Qualcosa sempre cela, nasconde, ti lascia l'odore, il profumo
Da cosa sà questo? tu pensi. Senti che assomiglia a qualcosa.
Allora la poesia è cosi, una cosa che puo anche essere

 

Questi ragionamenti qua, senza arte ne parte
son cose che mica le direbbe cosi Roland Barthes
Sono discorsi di estetica, di filosofia, di poesia
che si possono tirar su al bar, ragionando basso.
Io credo profondamente al pensare tipo come fossero frattaglie
Scarti del linguaggio. Insomma si puo fare di tutto. Al bar 

 

 

 

 
 
 

Cose di cui mi accorgo

Post n°311 pubblicato il 30 Settembre 2011 da simurgh2

Ore 6 e 32

Saranno state le 6 e 11 minuti che ero la steso sopra il letto con un libro in mano, la matita tra il libro e le dita, la luce della lampada alogena sul comodino piantata sul viso, gli occhiali su che ormai andavo via ancora con il sonno, lo sentivo che mi tirava, anzi mi spingeva, che non è proprio che occorre che spinga, fai conto di aver uno dietro che ha la mani appoggiate alla tua schiena, non è che spinga se non appena ma tu segui quel sospingere, si puo dire? che ti dice che devi andare in quell'angolo buio, non è che ti dice, ti sospinge e tu ci vai, chiudi gli occhi e ti lasci andare a quella specie di sonno delle 6 e 9 minuti e sai che hai la sveglia sul cellulare messa alle 6 e 48, e uno pensa perchè alle 6 e 48? perche non alle sei e 45 o le sei e 50? Fosse stato per me, quando ho scelto quell'ora avrei messo le sei e 45, che è un po prestino in effetti perchè vado al lavoro alle otto, poi avevo messo le 6 e 50 e ho pensato che dovevo fare le cose piu in fretta e non mi va proprio di avere fretta a quell'ora che devo aspettare che il mondo dentro di me si svegli e allora con le 6 e 48 mi sembrava di mediare tra le due esigenze. Poi ti sorprendi anche che uno fa dei pensieri cosi nella sua vita. Pensieri che gli vengono in mente e si mette qua alle 6 e 42 a scriverci su per dirlo in giro e far la sua bella figura da rintronato o parafrenico, come che mi diceva sempre una. Il caffè è venuto su intanto, dentro una moka da tre, lo bevo con un po di latte e fumo una cicca mentre scrivo e sento che non faccio in tempo a dire quel che volevo dire perchè tra poco saranno le sei e 48 e il cellulare sul comodino si metterà a suonare e io sono in cucina e devo andar su in camera a prenderlo. Quel che devo dire e lo dico subito è che ho assistito al fenomeno di come mi si scaricano i pensieri. Son giorni che non mi vengono parole,niente e, se non mi vengono non sto bene, mi avvilisco, mi deprimo, mi ingrugno (1).
Che avrà da star qua ad ascoltarmi interessata questa qua sotto non so! 


Ero la dicevo, disteso sopra il letto con le braghe del pigiama e la maglietta, la finestra aperta e la persiana tirata un po su che ci passi dell'aria e sento dei suoni a quell'ora che di solito sono quelli del camion della spazzatura che non è proprio li fuori ma su delle vie piu in la e sento un rumore lontano, come quello delle macchine sulla strada ancora piu in la perchè a quell'ora si sentono un sacco di cose che via per il giorno non senti e mi piace il frusciare delle gomme sull'asfalto. E' quello il rumore, un frusciare (2). Poi senti i merli, qualcuno che mette in moto la macchina, delle persiane che si tirano su, anche uno scroscio d'acqua da qualche parte in un bagno, la gente comincia a muoversi. 
Intanto vado su in camera a prendere il cellulare sennò sta la a suonare per niente.
Difatti suonava. Sono le 6 e 52. Ecco.
Poi arrivano le sette e dieci che son pronto e mi viene in mente che devo andare a lavorare piu tardi oggi. Andrò a mezzogiorno, l'una. Vediamo. 

(1) Ingrugno. Bella parola. Dovrò spiegarmela del come mi suona, dell'effetto che mi fà
(2) Frusciare. Altra bella parola che mi suona come da mettere in qualche poesia. Come il fiato di una voce che ti parrla dolcemente vicino all'orecchio di cose che non serve che ascolti ma ti piace il tepore di quel fiato, anche il suo alito ti piace. Una voce che fruscia.

Ore 7 e 25

Che mi sarebbe passata anche la voglia di scrivere di quei pensieri che si scaricano ma ormai.
Allora son la che mi perdo via con il sonno ed è per me uno di quei momenti in cui faccio dei brevi sogni. Uno stato d'insoporosa coscienza o soporosa incoscienza che è uguale no? In quello stato con gli occhiali su, il libro che continuo a tenere in mano compresa la matita e l'alogena sul viso ecco, mi vedo come fanno a scaricarmi i pensieri. Come sul display del cellulare, almeno il mio, che quando vai sui messaggi per liberartene e cancelli tutta una serie di quelli scambiati con un'altra persona e ti chiedono vuoi cancellare l'intera conversazione e se tu clicchi sul si vedi proprio che una banda blu attraversa piu o meno lentamente (dipende da quanti sono) il display con le percentuali fino al 100% e stunf cancellati. Ecco io avevo questa visione nel soporoso stato d'incoscienza e vedevo i miei pensieri, piu o meno lunghi cancellarsi, uno alla volta, velocemente e devo essermi detto nooo che resto poi senza. Pazzesco!
E' per questo che poi sparisco dei giorni.

Rompia altares
La madre en el cuelo
Histerica,
ordenando piezas de vingenes
arrastrada, addolorita. A la calle vasos aguas
flores marchitas decapitada
con certo placer:
tablas
velas
fondo
(Luis Carlos Suarez)

 Di Luis Carlos Suarez neanche sò quel che dice ma neanche di te che come lui sei un suono potente, frattali di luce che stanno a ponente e mi si conficcano nelle vertebre come stiletto di sillabe a fiato che diventa rovente
come la rosa
direzione dei venti
gonfi la vela
regina diventi

 

 

 
 
 

murakami - tutti i figli di dio danzano

Post n°310 pubblicato il 28 Settembre 2011 da simurgh2

Murakami 

Come una geisha le parole
danzano sulla scena mentale


Memorie Di Una Geisha: la danza di Sayuri

ma cosa devo fare allora?”
“danzare” rispose “continuare a danzare, finchè ci sarà musica. capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. danzare senza mai fermarti. non devi chiederti perché. non devi pensare a cosa significa. il significato non importa, non c’entra. se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. e una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. finiranno per sempre. e tu potrai vivere solo in questo mondo. ne sarai progressivamente risucchiato. perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. un passo dopo l’altro, continua a danzare. e tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. per certe cose non è ancora troppo tardi. i mezzi che hai, usali tutti. fai del tuo meglio. non devi avere paura di nulla. adesso sei stanco. stanco e spaventato. capita a tutti. ti sembra sbagliato. per questo i tuoi piedi si bloccano”.

alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
“danzare è la tua unica possibilità” continuò “devi danzare, e danzare bene. tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta… finchè c’è musica, devi danzare!”
(DANCE DANCE DANCE di Murakami Haruki) 


La foresta dei pugnali volanti - la danza dell'eco

Tutti i figli di Dio danzano!
calpestava la terra e roteava le raccia con eleganza. Ogni movimento chiamava il sucessivo, e si collegava ad esso in modo autonomo. Il suo corpo tracciava un diagramma dopo l'altro. E in quella danza vi era forma, variazioni e improvvisazione. Dietro al ritmo c'era il ritmo, e tra di essi vi era un altro ritmo invisibile. In alcuni momenti chiave, Yoshiya, riusciva a cogliere una visione d'insieme dei loro complessi intrecci. Diversi animali erano nascosti nella foresta, come in una illustazione cifrata. Vi apparteneva anche una bestia spaventosa che non aveva mai visto.. A un certo punto sapeva che avrebbe dovuto attraversare la foresta. Ma non aveva paura. Cosa aveva da temere? Era la foresta che esisteva dentro di lui. E la belva quella che lui stesso portava con sè.

(Murakami - Tutti i figli di Dio danzano )

La sensazione che all'interno della sua scrittura e nella mia testa si esegua una danza, dietro ai miei occhi si sviluppano gesti, scenografie, movenze, mentre lo leggo frammenti di pensieri danzano, spesso è una battaglia feroce, coltelli, schegge, petali, rombi di nuvole, acque tumultuose o placide, silenti. Lo sento il corpo, si allerta. Una lettura fisica, molte volte, il corpo risponde. Sono i pensieri a danzare. La mente si espande. Uno sfasamento dove danzano messaggi spesso oscuri ed enigmatici. Danza sul bordo di un precipizio o su una soglia o, ancora sulla linea d’ombra. Identità che rimangono sospese sull’ambiguità dei codici.
Ciò che ancora serpeggia, piu che questo libro di racconti, è ancora quel romanzo di 833 pagine: "L'uccello che girava le viti del mondo."
Succede qualcosa con questa scrittura: avverto l'abbandonarsi dei pensieri che si danno per vinti e il corpo gli si abbandona. Non subito; prima c'è sempre questa rappresentazione di resistenza, quella pallina che rimbalza sui tamburi. Tu non vedi dove rimbalza ma la senti. Ecco, c'è questo sentire che va oltre il leggere. Coinvolge una schiera di sensi, che danzano anche loro. La danza dell'eco mi pare sia una rappresentazione che corrisponde a quel che sento. Murakami insinua e, poi appena ti prende, murakami lo toglie, rimbalza in dell'altro; sorprende. Ciò che intendo per rarefazione ecco, Murakami spesso l'impone. Non c'è mai una direzione precisa in cui ti conduce, ti abbandona e cosi quasi mai c'è un interesse per la trama: comincia e poi si disperde, suggerisce ai tuoi sensi. Come in quel racconto del fuoco. Non c'è un finale, quasi mai. Rimani su questi scenari, spesso impietrito o assorto, in una visione che apre le braccia ad accogliere non si sà che, però ogni volta mi porta dentro, mi sprofonda o mi viola. Come nella danza il suono, il gesto sono linguaggi che parlano d'altro, rappresentazioni arcaiche del corpo che cita, suggerisce, opta, non pretende, si mostra, sollecita in ognuno dell'altro cosi la struttura delle storie di Murakami. Lo spazio in cui ti sospende è quello dell'intuizione. Ci sono cose che le senti tutte in un colpo. Cose che hai sentito ancora ma non ci hai fatto caso, probabilmente. Le senti e non gli chiedi niente però, finalmente lo sai, ci sono.
E non è che sai qualcosa di nuovo, non io almeno, se non che avverti un preciso momento per cui bisogna cominciare a disimparare per imparare la danza

ecco,quel canto,quel passo sì lieve 
mi par somigliare a una doccia che non lascia conoscer le tracce
eppur nelle spugne  ogni giorno avviene  la vita
il suo odore immortale

"Le storie stanno dentro di noi, aspettano il momento giusto per venire fuori. Quando hai fame lo sai, quando devi scrivere lo sai, qualcosa dentro te lo dice."
(Murakami) 

 
 
 

Rarefazione

Post n°309 pubblicato il 25 Settembre 2011 da simurgh2



Nel tentativo di spiegare come la sento io dentro che suona
una parola

 

RAREFAZIONE.

Definiz:L'Atto di rarefare, o di rarefarsi.
Esempio:Gal. Gall. 225. La condensazione partorisce diminuzion di mole, e augumento di gravità, e la rarefazione maggior leggerezza, e augumento di mole.
Esempio:Sagg. nat. esp. 4. È difficile, se non affatto impossibile, di cavar tutta l'aria per via di rarefazione.
Esempio:E Sagg. nat. esp. 10. Così di mano in mano, ch'ella s'andrà riscaldando, e per la rarefazione acquistando leggerezza, queste palline ec.
Esempio:E Sagg. nat. esp. 181. Quando veramente l'acqua s'alza, o s'abbassa per vera rarefazione, o vero ristrignimento, le palle si veggon muovere un pezzo prima ch'ella arrivi a que' gradi.

 

Rarefatto in un'estensione infinita
che pur non genera stanchezza
richiama a sè l'abbandono, si quieta
in quella luce infastidita agli occhi
nei quali o li stringi o li chiudi
Vedi te!
(simurgh)

L'azione del rarefare è nel farla raramente
(aforismi di simurgh)

rarefazióne s. f. [der. di rarefare]. – L’azione del rarefare, il fatto di rarefarsi; in partic., il fenomeno fisico per cui un corpo aeriforme aumenta di volume, conservando intatto il suo peso: continua rarefazione d’esse sostanze, le quali dilatandosi, e perciò ricercando sempre spazii maggiori, fanno forza contro al loro contenente (Galilei); r. di un gas, r. dell’atmosfera; r. della nebbia. In usi estens.:la r. delle visite, dei controlli; questo puro presente non esiste nel tempo, che lo annienta in ogni attimo; esso esiste fuori del tempo e cioè della vita, nella rarefazione del ricordo o dello scrivere (Claudio Magris).

Rarefatta è la parola che infine si dissolve in un paesaggio mentale infinito. Priva di consistenza, si assotiglia penetrando in ogni crepa della percezione.
Rarefatta è una parola inconsistente, che si dirada fino a perdersi.
Rarefatta e' una parola fatta di aria che mai si condensa (1)

« Condensata e rarefatta appare in forme differenti: quando si dilata fino ad essere molto leggera diventa fuoco, mentre poi condensandosi diviene vento: dall'aria si producono le nuvole per condensazione e se la condensazione cresce, l'acqua, se cresce ancora, la terra. E all'ultimo grado le pietre... »        
(
Teofrasto, Opinione dei fisici)

(1) Con ciò che si condensa io, ce l'ho un pò su. Il concreto intendo, cio che si impasta. Preferisco l'aria. Ci sarà un perchè al mio invidio il vento no? Si eh, ma anche no. Dar aria bisogna, questo penso fondamentalmente. Invece la roba che si impasta e si addensa, se poi la lasci la va a male no? Metti anche la pasta, con i suoi bei lieviti dentro, ecco, i lieviti, questo mi piace, che lieviti, che mi da un'idea leggera, che con l'aria si monta, si gaza, che per un attimo si crede chissàche, si gonfia tronfia di sè. Mi pare simpatica, cosi sul momento, mi fa ridere.

 

naufraga in un sogno vicino
a lasciare che il cielo riavvolga
che dilati e disperda mi porta
rifratto da un'ombra si perda
in rarefatte immagini si specchi
e in un angolo tutto riavvolga
aspettando che ancora tutto disperda
rarefazione fino all'estinzione di sè
Va a finire che non resto piu niente
Vediamo poi come la mettiamo a rarefarci
Vediamo

 (altro che Neruda)

(assemblaggio di parole trovate qua http://anfortas.scrivere.info/index.php?poesia=61807 )

rarefazione come osteoporosi del pensiero

Naufraga in un sogno vicino,
là dove slitta il piacere
e sprofonda nel nulla.
Rimbalza sfuggendo,
al suo condensarsi,
nella materia del sogno.
Per resistere allo scacco
che ogni desiderio persegue,
equinozio dell'inganno,
per aver goduto dimentico.
Perchè ogni desiderio
deve sempre e ancora venire
La forza dell'attesa
presidia l'immaginarlo,
quel godere a venire
rarefando dissolve.
(simurgh)

(foto del tedesco Elger Esser)

Rare Fazioni


 

 

 

« Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero. »
(Anassimene, unico frammento delle sue opere rinvenuto)

Insomma, non so se alla fine si capisce che idea che ho della rarefazione.
Qualcosa di simile alla defezione, all'ammutinamento silenzioso, al trovarsi solo con i propri pensieri quando li lasci andare per dove vogliono.
Adesso vado fuori che è quasi l'ora dello spritz

 

 
 
 

Alle 11 e 04

Post n°308 pubblicato il 24 Settembre 2011 da simurgh2
 

 

Alle 11 e 04 accadeva l'equinozio d'autunno, ieri no? Allora mi son detto stò attento! C'era quella luce che senti, si perchè la senti anche dentro se vuoi, una luce rarefatta (1), che non vuol dire che si fa raramente, è quando il respiro quasi sospende, si fa rado, qualcosa che si tende, un rarefarsi che si declina, aria insomma. Questa luce che annuncia un trapasso, si fa piu bassa e lieve e pare appoggiarsi sulle cose in modo piu distaccato, con un aplomb da accappatoio, con un suo modo sofisticato dai polpacci lunghi. Ero in macchina lungo la strada con quella canzone la di ieri (ecco perchè non sentivo le parole) e alle 11 e 04 c'era dell'aria in giro, rarafatta si e allora ho notato nei cortili la biancheria stesa, che con quell'aria si muoveva in una danza,  tipica
da biancheria appesa e alle 11 e 04 mi facevano ridere le lenzuola che mi sembravano buffe nel loro ancheggiare con le mollette, goffe, impacciate come grasse signore sulla pista di una sagra. Poi ho visto anche, in quel minuto le mie scarpe senza lacci, il libro "I pesci non chiudono gli occhi" di erri de luca sul sedile, le parole "Prendo il primo treno e vengo da te", poi un bambino che aspettava per attraversare la stada che gli son caduti due tre pop corn dal sacchetto e questi si son messi a rotolare sulla strada. Ecco cosa ho visto ieri alle 11 e 34. Poi sono andato a comprare il pane.

 

 

 (1) Parola del giorno RAREFATTO

Appunti
« Condensata e rarefatta appare in forme differenti: quando si dilata fino ad essere molto leggera diventa fuoco, mentre poi condensandosi diviene vento: dall'aria si producono le nuvole per condensazione e se la condensazione cresce, l'acqua, se cresce ancora, la terra. E all'ultimo grado le pietre. Sicché i contrari fondamentali per la generazione sono il caldo e il freddo. »         (Teofrasto, Opinione dei fisici)

« Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero. »
(Anassimene, unico frammento delle sue opere rinvenuto)

 

 
 
 
 

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DARK PRESENCES

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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