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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Novembre 2011

Tre sassi, tre spari

Post n°355 pubblicato il 26 Novembre 2011 da simurgh2

 
Van Morrison - It's so quiet in here -

(Racconto poetico nel quale, il presunto poeta, ispirato dal rumore che fa un cartoccio di carta dove, dentro teneva delle castagne abbrustolite. Quel rumore a lui, sembrava quello della pioggia e, da la è partito il resto. Molte suggestioni si sommano dando vita ad una storia che dovevo pur finire in qualche modo. Che son robe che, se a me restano la, fanno venire il nervoso). Allora:

Pioveva sulla tettoia di lamiera
sulle foglie secche d'autunno
dai colori incendiati dall'estate
Pioveva sul laghetto
e le gocce lasciavano
mille puntini in sospeso
Una carpa sboccava a pelo d'acqua,
poi un guizzo
Una mano dentro un sacchetto di carta
pelava la scorza abbrustolita di una castagna pomposa
Un bambino scese di corsa dal pendio
Indossava gli stivali e una cerata gialla come le foglie. Tutto cio è gia una vicenda
uno spazio tracciato. Il tuo sguardo si sposta. Il bambino arriva di corsa. Un momento perfetto. Con quella rincorsa, il bambino compie il gesto, si arcua all'indietro mentre il braccio si raccoglie quasi dietro la testa ad accumulare potenza: L'altro braccio è ritto davanti, fungendo da bilancere e scaglia quel sasso. Il lanciatore di giavellotto.
Piu o meno cosi


 
Non si accorse di te sotto la tettoia.
Ti venne in mente quando avevi imparato tu a lanciare i sassi. Un movimento che al corpo non si insegna. In ogni parte del mondo i bambini imparano a farlo. Il modo è lo stesso. Quello del lanciatore di pietre è archetipo guerresco. Hai pensato che dev'essere stato quando l'uomo ha imparato ad usare la lancia.
Dall'altra parte un corvo era sceso dal ramo
Saltellava per terra, lungo la riva
Tu immaginasti i piccoli segni
le tracce stampate sul fango delle sue zampe

 



Proprio mentre lo stava per scagliare, il bambino vedendo il corvo saltellare, in quell'istante corresse il tiro. Cercò di colpirlo. Emise un Uuff di fiato al lancio rabbioso.
Ci mise tutta la forza.

l

 

lenti come gesti dispersi
che lo sguardo immobilizza e cattura
come il muschio nascosto
che cresce su ogni domanda 

 

Una rana da un sasso saltò in acqua.
Tu mettesti in bocca la castagna.
La pioggia sbatteva sulla lamiera.
Lanciare un sasso è cercare un confronto:
La resistenza dell'aria che viene forata.
Non si contano i sassi e neppure i rami o le foglie
neppure i battiti d'ala che servono al volo si contano
Il corvo si alzò sbattendo le lucide ali
Il bambino voleva combattere
Nessun suono, solo la pioggia
La castagna sprigionò un sapore di fuoco
Poteva essere uno sparo, una lancia scagliata
un coltello che si pianta, un'arteria tagliata
Non c'era nessuna paura negli occhi del bambino
Un'incomprensibile furia.
Stava solo imparando a non avere paura.
Il corvo spari sopra i rami spogli

Quando è il cuore a scavarsi una tana
e nella tana si porta tre sassi, tre spari
Tocca, dammi le mani, sfiora le mie cicatrici.
Son cento, son mille inzuppati dei sassi
lanciati a tre volte per volta nel fiume

Nella mano nascondi la rabbia, la paura.
Un rito iniziatico. Non l'accetti, la sfidi.
Era la il bambino, immobile a fissare oltre la riva
Le braccia lungo il corpo serravano i pugni.
Sopra un cumulo di sassi a sventolare il suo vessillo.
Sassi per sfondare ogni fronte, resistenza, colpa, perdono.
Finchè ci saranno sassi proveremo a capire
per cosa vale la pena vivere, per cosa morire.
Polifemo, dalla scogliera, lanciò pietre alla nave di Ulisse. 
 ἔνθα δ' ἀνὴρ ἐνίαυε πελώριος, ὅς ῥα τὰ μῆλα 
lapidazione4

Scagli la prima pietra chi è senza peccato
E il bambino non aveva peccato
Il cane le morde non potendole scagliare
Le morde perchè gliele tirano addosso.
Le sgretola e poi sopra si stende
Tu uscisti dalla trettoia, sotto la pioggia
Andasti verso la riva. Il bambino si girò.
Non vi parlaste. Il corvo era sul ramo.
Tirasti fuori la pistola e prendesti la mira.
Cadde dal ramo. Un colpo, un tonfo.
Rimaneste li in piedi, fermi a guardare.
Lui era tuo figlio. Solo dopo lo venni a sapere 
 
 
 
 

sollazzo e del come il tuorlo sul filo d'olio sfrigoli d'amore

Post n°354 pubblicato il 20 Novembre 2011 da simurgh2
 

Foto del 17 di novembre, attorno all'ora del tramonto 

(Poesia nella quale, il poeta (fulminato da un cielo privo di fulmini), è proprio convinto che il sole, in quel tramonto si sbatta l'orizzonte, salvandosi dalla zozzeria per un pelo. Il pelo infine, risulto la cosa piu zozza e schifosa)

Cala giu,
arriva in fondo,
fa veloce, nella sua ora.
Son stato la, sul bastione dell'avamposto.
Spazzolo l'orizzonte con il binocolo.
Sò ormai come fa. Non vede l'ora. Cosa fa?
C'è tutto un'intrallazzare su nei cieli. Ci son tresche.
L'aria, a quest'ora qua è particolarmente voluttuosa.
Il sole ne va matto quando si fa di velluto e sete grosse.
Si slaccia dalla seduzione delle nuvole e del cielo
Stasera aveva dato appuntamento all'orizzonte
che al cielo lungo apre la sua ferita le mestruazioni.
Preferiva la metafisica del confine, l'alterità.
Sulla bocca di tutti, lo dicevano, ma lo si sapeva in pochi.
Calò giu poggiandosi con mestizia su quella linea
come un tuorlo d'uovo senza suono sulla padella
con modalità tonali per dar risalto allo sguardo
parve quasi sfrigolare su quel filo d'olio all'orizzonte
Lo invitava a stendersi l'orizzonte, a placarsi
e si avvertiva lo spessore dell'aria, farsi denso
Mise un foulard sull'abatjour a render tenue il visibilio

(Le rovine
I ruderi della piana
disseminati in giro
cercano un luogo loro 
Quantomeno somigli
il crollo
alla familiarità
della rovina.)

 

 



Lo vidi in fondo farsi piatto, assotigliarsi, concupendo
la lunga linea sul delimitar della piana come un'infanzia che trema 
Le nuvole, rasentando uno squagliamento arrossirono
Respirando l'aria, soffiarono tepori, come perle vacue.
Imbarazzate, guardando in giro, preferendo quasi eclissarsi.
Nel vederlo, con i suoi ampi fianchi, le cosce  imperlate
di sudore e di voglie, concedersi fino a tremare  

C'è un pudore nelle nuvole, lo si sà. Loro sono mistiche
Non sono quelle nerborute e scure dei temporali e delle furie
In quel rossore si dissolveranno preferendo ritirarsi nelle loro camere

 (come un satrapo
 loculo di copule infinite
 strenua luce per i probi
 ansima insinuandosi
 tra le pieghe e le voglie
 tralasciando ogni decoro
 le nuvole per lui son ripiego
 L'orizzonte invece, il tonfo
 a risalir su, fin alla nuca
 scivolare dalla guaina
 il vagito e poi il fiato grosso) 

 

La resistenza ad una lingua. Chissà come lo fanno?
Dall'avamposto non vedevo. E' cosi che si costruiscono i vulcani?
Si batteva per l'angelo del lirismo e dell'idillio
ma si batteva con arrendevolezza
ogni volta che gli chiedeva, lei si concedeva

La luna era anche uscita prima.
Mica puo aspettare sempre l'eclissi.
Troppa gente in giro.
Avrebbe preferito si eclissassero
e restar loro due da soli.
Ci sono posti in fondo alla piana
dove, delle volte vanno ad imboscarsi.
Nascosti tra i pioppeti e i fontanazzi.
Ma, il sole è un puttaniere. 
e lei aveva le palpere come gusci,
gonfie e ripiene di falene
Per lui avrebe preparato doni
e meraviglie a milioni 

Di stelle ne ha pieno il firmamento
ma firmerebbe in bianco
sole per quella stella la
che non ci sta neanche
in quel firmamento,
che compare solo
quando scompare il sole
e il tempo scomparirà con noi, forse.

Poi lo si vede
steso di luce
l'orizzonte
al suo abbandono 
intrecciare le gambe
a quelle del sole
stringersi lascivi
e cadere poi
al di la della linea
e il cielo gettare le coltri 

 

 

E cosi poi, ho messo la girandola infilata sopra il fanale
e l'ho presa di corsa a pedalare per il gusto di sentire
i  sibili disordinati della sua elica volare fino in fondo
lungo la strada in terra battuta, seguivo il canale
dove il chiaro ancora comincia a mescolarsi allo scuro
Non le vuole piu nessuno le girandole. Come mai?


Son belle da mettere fuori del finestrino correndo no?
C'è un balcone a Venezia, mi viene in mente, un terrazzo
al di la del canale vicino alla chiesa che ne è pieno di tutti i colori
E quando nel canale c'è corrente d'aria è uno spettacolo
Tutti si fermano a guardare di meraviglia estasiati il loro sibilo
Non tutti no, tanti non se ne accorgono neanche
Ah, le girandole, che belle. Che fine hanno fatto? Non si usano piu?

 

Ma guarda come è andata a finire questa storia di copulazioni.
Sono arrivato alle eliche delle girandole, sono arrivato.
Mi sa che la riprendo e ne faccio una storia a parte.

 
La mia terra, fino all'orizzonte
violata e pura prima delle nebbie

«Quando scrivo mi capita di pensare a Totò. Totò ci ha riscattato tutti, ha sgonfiato i tromboni. Perché scrivere? In fondo si scrive perché nessuno è mai da solo, perché immagini da qualche parte qualcuno in sintonia con te. Forse, si scrive solo per amore…».
(Gianni Celati)

 
 
 

Il Pavone - AUG!

Post n°353 pubblicato il 19 Novembre 2011 da simurgh2
 

 

Pavone (dal 16 novembre al 13 dicembre)

Il pavone è nato per brillare, è estroverso, carismatico e commerciante. Anche se tenta di nasconderlo, gli piace essere al centro dell’attenzione in qualsiasi incontro e, certamente, lo è; sfrutta mille trucchi per farsi notare e l’umorismo è uno di questi. 
Chi ha un figlio Pavone, deve stimolarlo e non tarpargli le ali e lasciare che voli con la sua immaginazione, così diventerà una persona creativa che realizzerà nella sua vita idee meravigliose. La realtà stessa lo porterà ben presto a stare coi piedi per terra; nel frattempo è bene lasciarlo libero di fare ed essere sé stesso.
La donna Pavone cura molto la propria immagine, che può risultare un po’ esotica e, a volte, un po' eccentrica.
E’ una delle poche donne che lucida tutti i tipi di accessori. Non è una donna facile in amore e ne è consapevole. Poiché ha una personalità molto forte deve avere vicino un uomo alla sua altezza, che però non la metta in ombra. Il problema è che, comunque, non può sopportare un uomo debole al suo fianco, anche se lo può manipolare e trattare male. Ha bisogno di rispettare ed ammirare l’uomo che le è vicino.
L'uomo Pavone è un leader nato. E’ intelligente ed ha carisma: due qualità che lo portano in alto. Tuttavia deve guardarsi da un pericolo: poiché possiede un intelligenza acuta e svelta, spesso confida troppo in sé stesso e si adagia sugli allori.
Vive la vita seguendo i propri impulsi che gli permettono idee meravigliose; a volte però trova problemi dai quali non sa come uscire. Per il nativo, l’avventura è il sale della vita senza questo ingrediente magico la vita gli risulta noiosa.
Affinità: i suo migliori amici sono quelli nati sotto la Luna del Giaguaro (dal 7 marzo al 3 aprile) e quella del Pipistrello  (dal 26 luglio al 22 agosto), con i quali condividerà ambizioni e fiorenti guadagni. 
Il nativo della Tartaruga (dal 27 giugno al 25 luglio) saprà compensarlo, portando  un po’ di pace e saggezza nella sua vita agitata. Con la maggior parte degli altri segni si divertirà.

Auguri a tutti i pavoni

 
 
 

Con il sole alle spalle

Post n°352 pubblicato il 16 Novembre 2011 da simurgh2
 

 

La mia prima poesia western


Con il sole alle spalle

Arriverò al tramonto avanzando piano
con il cavallo
 sulla via principale del paese
usciranno a guardare dai saloon
Arriverò con il sole dietro
In controluce solo una sagoma scura
Non sapranno dire chi è quello la
Uno che vien da fuori, non è da qua
Non riusciranno a centrarmi
Hanno il sole negli occhi
Se erano indiani non si facevano fregare
Io tenevo le mani strette ai calci delle pistole
Bisogna tenersi pronti nella vita
Guardarli negli occhi e sparare per primi
Nella vita si avanza con il sole alle spalle
Tanti la preferiscono con il sole in fronte
Quelli la son tutti morti, i poeti
Avanzavo piano, tenendoli d'occhio
Uno si è mosso con un guizzo
Gli veniva da starnutire per il sole
L'ho fatto secco e gli altri han alzato tutti le mani
Avanzavo piano, con il sole del tramonto dietro
C'era Corman Mc Carty seduto dall'altra parte
Mi ha messo poi nel libro Meridiano di sangue
E' cosi che hanno poi saputo il mio nome
Controluce Sim

(simurgh nel far west)
Ma..è saltata la luce? sii?
 
 
 

Sakamoto

Post n°351 pubblicato il 15 Novembre 2011 da simurgh2
 

Ci sono tanti silenzi, variazioni sul tema, come le tristezze, le foglie nei colori d'autunno, due colombi sulla fontana l'acqua che cade sulla pietra è un modo del silenzio per me; ed anche la musica di Sakamoto lo è stata l'altra sera al Geox di Padova. Mi era rimasta impressa la sensazione di ciò, del silenzio anche tra grumi di note che scivolavano via. Tornando a casa poi, in macchina, non ho messo su niente, nessuna musica, il rumore di fondo dell'auto, un non-rumore. Anche questa è una categoria, come l'acqua della fontana, o come quello del vento, suoni del silenzio. "L'odore degli elefanti dopo la pioggia, come una vertigine che ti trova quando non la cerchi piu". Una dimensione che sorprende. Pensando a quanto raramente riusciamo ad accedervi, a concederci il lusso di quel tempo. Una volta avevo un posto in cui mi ero creato un tempio per quel tempo dedicato al silenzio. Era il mio giardino personale, in una zona di risorgive, pieno di pozze d'acqua che sgorgava dal fondo. Avevano un suono quellle bolle quando si liberavano nell'aria. Un suono liquido che viene dal sottosuolo. Anche quello di Sakamoto si puo definire un suono liquido. Droni, molecole, bite, onde che fluttuano e spostano, riaccendono e distendono, scatenano impercettibili epilessie, l'elettricità purpurea che nel corpo ci attraversa. Durante il concerto ho notato la questione del battito. Non è proprio quello che si farebbe con il piede. Un pulsare in testa, regolare e scandito uniformemente nel tempo. Quel genere di regolarità che ci fa che ci fa aspettare come che qualcosa accada. Un'imminenza che non sai distiguere se non la porti a livello di coscienza. Allora pensavo che, se non è cosciente, è un'emozione indistinta che fluttua e si mescola ad altre: E che uno non sa distinguerle, scinderle, dargli un nome. Piuttosto le associa ad immagini visive.
Personalmente, piu di ogni altro, lo preferisco con David Sylvian. Non so se sarà piu possibile ascoltarli dal vivo quei due. 

 

Ryuichi Sakamoto Trio 1996 - Merry Christmas Mr. Lawrence -

Deve avere una predilezione per i primi tasti, la sesta ottava diciamo, quella con i suoni piu acuti. Quando si sofferma la, mi viene in mente un piccolo pianoforte che avevo da bambino, dove picchiavo con un dito. Quelle note della canzone qui sopra, all'inizio. In moltissimi punti ho sentito il respiro che si bilanciava alla melodia, alle suppliche, al corteggiamento, anche a grumi di rabbia. Come se la musica riflettesse le dinamiche di una vita emotiva, la sua, che si dilatava e contraeva alla mia. Dev'essere una questione di battiti. C'è questa questione dell'aspettarseli, come un tendersi sulle corde, prevederli, anticiparli ed è li che a volte ti inganna, per sorprenderti. Il fatto è che li conosci quasi tutti quei pezzi. Però erano riarrangiati, diversi. Penso che l'estrazione metrica, il sapere quando la pulsazione accade e cada, sia cruciale per l'emozione musicale. Nella violazione e nell'inganno che la musica perpetua ecco, il violare delle nostre aspettative. Che sia il timbro, il profilo melodico, il ritmo, il tempo ecc, ecco, l'esecuzione dal vivo sorprende ed inganna.
Lo trancio da qua il post. Non so, magari domani mi vien da scriverci dell'altro ma non mi pare sia il caso, visto la piega da che due maroni che ha preso.
Chiudo bottega. Vado a cena 

Ryuichi Sakamoto Trio 1996 -  Rain -

 

 

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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