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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
Messaggi di Febbraio 2012
“Junior Dad” Junior Dad |
poesia di Andrea De Alberti presa da Internazionale Il dolore ai tempi dell'Aulin Il dolore è a basso consumo energetico, ha certo per noi un’aria familiare più o meno consolante, ha un livello di attenzione fuori dal comune, lo vedi come si attacca a tutto, ai piccoli nei, alle macchie sul corpo, non ha un interesse classificatorio, non fa distinzioni di razza, il dolore è come quando uno non sente al telegiornale ma capisce da strani segni che qualcosa sta andando male. Il dolore si produce sia per il freddo sia per il caldo, dal di fuori e dal di dentro, si prepara in panchina con un dovuto riscaldamento, si allena ogni minuto per entrare in campo, il dolore dorme poco di giorno e niente di notte, quando ha il raffreddore gli sembra di morire, quando sta bene è scaramantico e non lo vuole dire, il dolore ha una parola buona per tutti. Il dolore è un tipo di cottura: se non lo controlli, se non lo giri ogni momento si attacca come il risotto. Io ce l'ho su perchè è muto, non ti bada, non ti sente neanche se ti metti ad urlare. Puoi parlarci al dolore si, e lo fai, ma lui mica ti sta dietro. E' piu facile capire una pallottola, una coltellata nella schiena che un dolore sordo ad ogni ragione, dico io. Potesse bastare un Aulin. Non è neanche infiammazione. Se è per quello meglio rompersi una gamba. Ti fanno i raggi, un gesso e via. Stai anche a casa dal lavoro. Meglio il sangue allora, che almeno uno lo vede, va in giro sanguinato e gli dicono ma non vedi? Cosa ti sei fatto? Fatti dare i punti, disinfetta, un cerotto e via. Io ad esempio venerdi, sabato di piu, avevo uno di quei dolori la dell'anima. Non puoi neanche dirlo in giro. Vai al Foster e a chi lo dici? Ti fai il tuo bel gin tonic con il beefeather, due partite di biliardo e ti stravi almeno. Io non so se va bene l'Aulin |
Alifib è una canzone di Robert Wyatt dall'album "Rock Bottom" Rober Wyatt Clicca
Wyatt compie il salto, dal quarto piano La commessa della merceria uscendo
Quando era una bambino di nove anni,
Non c'è video piu bello di questo
In teoria, la storia dovrebbe continuare Alifib dal fondo roccioso (1) dal testo della canzone
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Francesco Targhetta, ti butto cosi qua. Ma guarda un po’ questo qua. Io non so se l’avrei detto, ma m’era piaciuto da subito. Però non credevo. Adesso ha scritto un libro, per la ISBN...apperò!!. In una prosa a frasi interrotte. Una sorta di nuovi migranti nelle terre di quella che è, piu o meno, la mia generazione e, a questa generazione chiede anche conto, del come mai loro, i precari ad oltranza, debbano vivere cosi,in quella incertezza che pare farsi normalità, mettendo cento euro a testa per dividere un appartamento con altri e mangiare pizza e kebab. C'è un'accusa precisa, e anch'io devo aver fatto qualcosa per sentirmela quella colpa. A dir il vero mi verrebbe da dire "Che cazzo volete?". Cosa vuoi che abbia fatto? Niente! Ecco...appunto, niente. Beh poco si, mi sono arrangiato, mi sono sistemato e non ho fatto piu niente. Neanche figli a cui rispondere. “ La voglio fare per te la rivolta, Outsider della cultura a cui, "quelli che son venuti prima", non han lasciato niente, e devono inventarsi altri status symbol e masticare rabbia, sconforto ed ironia. «se adesso "La sua è la voce di un bardo metropolitano, anti-cortigiano. Proletario ma senza prole, più che precario. Accusa ferocemente quanti hanno consegnato la sua generazione alla Repubblica del non lavoro, alla società dei consumi che ti consumano l'anima finché hai da spenderne. Antropologicamente, una generazione condannata a non crescere, allevata a terra con le merendine " Momenti di «gioia collettiva, di quelle che «andrà giù/all’imbrunire, la brutale differenza/ che passa, qui, tra restarsene e fuggire?» La sensazione che si ha, quando si sente di non avercela fatta.Che gli hanno sottratto quel che gli spettava. Che è stato dato ad altri, ai soliti, non i meritevoli ma i raccomandati. Allora mica ti senti più mona di loro ma piu sfigato si. Ma quand'è che uno ce l'ha fatta? Per me, questo Francesco Targhetta, per quanto onestamente si lagni, onestamente riferito ad un linguaggio diretto e immediato, per me, dicevo Targhetta ecco, è uno che ce l'ha fatta. Targhetta mi piace. Loro ne son venuti fuori cosi, dalla loro generazione, ma noi? Che gli si dovrebbe rispondere? Che non è colpa nostra? "Ma ci sarà, ci sarà la redenzione / e saprà di rivalsa, rivendicazione". .. il contrappunto che alle loro vicende offre la rievocazione della Battaglia del Piave, cui il protagonista, voce poetante, dedica la tesi di dottorato. Lezione di storia militare che suggerisce all'autore un'idea di «resistenza» spietata, pure con se stessi. Quando la mitraglia falcidiava i commilitoni che battevano in ritirata e non tenevano la posizione.
Elio Pagliarini ecco, dicono che assomiglia al suo modo |
Post n°405 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da simurgh2
"I quaderni di Malte" di Rilke E’ un romanzo-non romanzo, un quaderno di visioni,racconti e memorie.
"..Tutto diventa archivio: la fermata dell'autobus in fondo alla via, il giornale che leggo, un film che amo, la vista del tramonto dalla mia finestra, il tè che bevo, il vicolo in cui cammino a Istanbul. Attraverso un imbuto mentale, possiamo rovesciare nella vasta sacca del romanzo elenchi e inventari, orari delle ferrovie, poesie, commenti alle poesie, commenti di commenti, riassunti di altri romanzi, saggi storici e scientifici, testi filosofici, favole, digressioni, aneddoti: il romanzo accoglie qualsiasi cosa, anche l'irreale, l'inverosimile, l'impossibile, e tutto ciò che appartiene al regno dei cieli..." "..Pamuk ricerca il centro di ogni romanzo: quel punto invisibile, dal quale tutto il libro è sgorgato e che continua a contenerne il segreto. Ma esiste davvero il centro di un romanzo? Credo che tutto il romanzo sia centro: i personaggi principali, quelli minori, i paesaggi, i capitoli, le immagini, persino i punti e i punti e virgola. Eppure, in parte Pamuk ha ragione. Il vero lettore non legge mai il libro apparente, che splende in superficie, ma il libro segreto, che sta nascosto negli strati più profondi, come negli strati successivi di una torta. Il lettore lavora nel buio, a tentoni, a tastoni, illuminato soltanto da una piccola lampadina portatile. Se vuole capire, le formule rapide e lusinghiere non gli servono a molto. Laggiù ogni cosa è così piccola, così delicata, così fragile. Con la sua lampadina portatile, il lettore segue il significato di ogni elemento, i rapporti che si stabiliscono tra gli elementi, le associazioni e le combinazioni e le corrispondenze, le trasformazioni e le condensazioni del materiale.."
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
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