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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

ma anche no

 
 

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Marzo 2013

Passava

Post n°509 pubblicato il 09 Marzo 2013 da simurgh2
 

 

 

Scatto delle foto con il cellulare, a volte.
Cosi, senza scopo, per fermare il passare.
Inventare ossessioni per rinchiudere il tempo
Dargli valore nell'esplorare sensazioni inespresse
Una foglia per terra, i riflessi dell'acqua in un fosso.
L'idea che sprechiamo un sacco di materiale sensitivo 
Esploratori di universi fatti di cose inutili,
detriti del vivere quotidiano, percezioni marginali
squarci imprevedibili sulla dimensione metafisica 

Questi sono appunti che ho scritto sul taccuino bellunese
dopo quella foto:

Passava un tipo davanti la vetrata
Chissà dove andava, quale la sua vita?
Il cellulare attaccato al vetro. Scatti una foto quando passa.
Passa nei pensieri una sensazione di parole
che non sai ancora dire, ma sai potrebbero esserci,
le lasci li dentro a fare da sole, se vuoi prenderle sù
fargli un'asola in qualche modo che quando tiri si apre 
e non parlano perchè non le badi. Le lasci solo scivolar via.
C'è uno spazio abbandonato come quello dietro ai capannoni
Ho sempre avuto passione di rumare nelle discariche umane
Un luogo dei pensieri in cui ti avventi sbandierando un vessillo
fai una foto e puoi star la a guardarla e farti attraversare
da quei pensieri che di solito non lasciano impronte e, come acqua scorrono via.
Le immagini sollecitano una narrazione
L'ambiguità avvolge le persone, 
la casualità dei destini, la frammentarietà dell'esperienza
E pare la vita la somma di infiniti istanti che non hai tempo di fermare.
Ti da delle sensazioni. Fugaci pensieri, in genere
Con le parole puoi fermarla, dargli un nome


Incupimento
( senza mento, una barbetta sparuta, una bocca tesa, piegata all'in giù, cattiva, la mascella che digrigna, lo sguardo basso, le mani in tasca, il passo svelto)
Come se il reale fosse solo il visibile, e non il buio della caverna interiore con le sue risonanze. Quel vuoto in cui, per quanto si scavi, pare inesauribile.

Sfilamento
di passi che neanche non senti, e lo sfilamento è come qualcosa che ti si leva, come un guanto che mi ero infilato, quel tipo la che va via, passando davanti la vetrata, che va via da qualcos'altro o che oppure ci sta tornando, la parola sfilamento ha per me un rinvio interno, di distacco, separazione, un taglio. Una assimilazione per contatto ottico, che rimane impresso dietro la pupilla, anche se passando resta quell'istante della foto, uno scorrimento abitato da un'addio. Come qualcosa di me che mi passava davanti, sfilando. Uno sfinimento poi, i millemile fili che l'intrecciano
 
Vuoto
il nulla che rimane
una scia di dubbi portati via da dei passi svelti, un vuoto di un mondo pieno che si trascina via, un vetro che separa, la pioggia, il fiato rimasto la, e quali pensieri precisi aveva in quell'istante? Come essere di fronte all'impossibile certezza che incombe
Quella del nulla, della vacuità e della perdita. Del vuoto cercarne la sua pienezza. 

Punto zero
l'inizio di un'oscura gerarchia, l'occultamento di un'esistenza, della percezione del vivere, questa pietra nera a cui non si presta orecchio alle sue profezie, i minuscoli segnali, le rivelazioni disattese, una topologia dell'invisibile.

 


Giorgio De Chirico per esempio, ha scritto:
"Il guantone di zinco colorito,
dalle terribili unghie dorate,
altalenato sulla porta della bottega
dai soffi tristissimi dei pomeriggi cittadini,
m'indicava coll'indice rivolto ai lastroni del marciapiede
i segni ermetici di una nuova malinconia" 

 

Thoreau, che era un grande osservatore
nel suo diario aveva scritto:
"Il problema non è ciò che si guarda
ma ciò che si vede" 

 
 
 

Amputazioni

Post n°508 pubblicato il 07 Marzo 2013 da simurgh2
 

Sulla strada per casa
trovo questi alberi amputati 

 

Amputazioni tranciano dita
Il cielo si alza e si allontana
Un'imminenza si avverte improvvisa
Un urlo potente che neanche si sente
Come qualcosa in procinto di accadere
il senso non mente
all'amputazione che desertifica
sulla soglia dell'abitato
Di notte si poggiano aerostati
ma sono balene notturne
elefanti bianchi da stringere al petto
Non hanno smesso di cercare
nella rotta dei cieli il cobalto di perle
che più in alto si perde incapace
di impigliarsi sui rami
cerca un laghetto
una radura
le ombre di De Chirico
Convoca gli alberi del bosco 
convoca l'Ararat per fare paura
convoca i cervi nella radura 
Quegli alberi amputati mi fanno pena 
e anche paura
Di notte infila le sue braccia amputate
incapaci d'abbraccio, dentro nel buio del cielo
Le Furie Erinni sgravano notti
dentro il buio dei tronchi
Dalle radici risalgono
spargendo nel cielo dalle loro ferite
lo scuro segreto che la notte custode
la cosmogonia del principio di femmina
il sangue 
evirato di Urano 


Mettete dei capezzoli teneri
sulla punta delle loro dita amputate


 

 
 
 

Kay Ryan

Post n°507 pubblicato il 03 Marzo 2013 da simurgh2
 

 

 

Nave in bottiglia

Sembra
impossibile-
non solo una
nave in una
bottibglia tra
vento e mare.
La nave prende
a lottare -
un' urgenza di
troppa pienezza si
vede. Possiamo
estrarla ma
non senza
rovesciare il mondo.
Un colpetto
e sono liberi.
Quale morte
incontrerete
piccoli marinai?

(Kay Ryan)

Key Ryan ha vinto il premio Pulitzer 
La poesia era stata pubblicata su
"Internazionale" sabato scorso. 

 

Nel Mar Rosso
un veliero
dondola appena
dentro un bicchiere
attraverso le ere
una fetta di limone
che cava el freschin (1)
delle parole, la saliva
del pres-unto poeta
declamando
sotto la tettoia del Foster
una poesia di Key
senza trovare
la chiave
di quale morte
andranno incontro
i piccoli marinai
che vedevo camminare
per terra
tra i piedi
di quelli là
che parlavano
di candidati
elezioni
di quale futuro
Mentre alzavo lo sguardo
interrogando
gli sguardi vuoti
di preoccupazione
per quei piccoli
marinai
sperduti
lillipuziani
delle piccole cose. 

 

(1) Non credo ci sia la traduzione in italiano
Freschin è l'odore che il pesce lascia nei bicchieri 

Un'altra di Key Ryan
che non ne trovi tante in rete
e questa dice:

Cose accoppiate

Chi, avendo solo visto ali
potrebbe mai ipotizzare
quelle cose sottili e stecche
che gli uccelli usano per terra,
il modo esitante con cui piegano
il modo buffo con cui ristanno?
E chi, solo studiando
le tracce nella sabbia
potrebbe pensare che queste forchettine
abbiano mai solcato il vento?
Cosi molte cose accoppiate sembrano strane.
Chi mai avrebbe sognato
che il corvo dall'ala larga della disperazione
avrebbe lasciato l'aria per andare
caracollando sulla terra,
una comune cornacchia? 

 

Poi rivendendo il video ho visto uno la in fondo
appoggiato al muro che ascoltava.
Cosa sapeva quello la dei piccoli marinai?
E cosa sapeva della cornacchia che caracolla per terra?
Secondo me sapeva qualcosa. 

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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