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un paese ci vuole per non essere soli (Cesare Pavese)

 

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« Ma perchè.....Un tributo a Firenze »

Ancora a proposito di Servizi...

Post n°242 pubblicato il 04 Novembre 2006 da snoopy68

ho trovato questo bell'articolo di Giuseppe d'Avanzo sul sito di Repubblica.it, esprime con grande chiarezza quello che è anche il mio pensiero ma ha anche un altro pregio, quello di approfondire alcuni aspetti particolari della situazione all'interno dei Servizi e dei rapporti tra Dirigenza dei Servizi e centri di Potere...buona lettura
Il capo lontano
dai suoi uomini
di GIUSEPPE D'AVANZO

Anche Repubblica si associa all'entusiasmo per la liberazione di Gabriele Torsello e si complimenta con gli uomini del Sismi che, in collaborazione con Emergency di Gino Strada e con l'ambasciatore a Kabul Ettore Sequi, hanno riportato a casa il nostro giornalista. Siamo felici per Gabriele, per la sua famiglia che potrà finalmente riabbracciarlo. Siamo anche orgogliosi (e ammirati) per quegli agenti dell'intelligence - servitori dello Stato senza nome, senza volto - che continuano a fare il loro duro lavoro nell'interesse del Paese e degli italiani in patria e all'estero. Si sa - gli addetti ai lavori non mancano mai di ricordarlo - che il Sismi vanta un efficiente network di rapporti e di "infiltrazione" in Medio Oriente e nei teatri dove sono impegnati i nostri contingenti militari.

È una buona cosa, di cui andare fieri, poter contare su un'istituzione che presiede con soddisfacenti risultati all'interesse strategico della sicurezza nazionale. Può capitare però che efficienti istituzioni e uomini generosi nell'affrontare la loro missione non incrocino una adeguata e coerente leadership. Anzi può capitare - è proprio il caso del Sismi - che debbano fare i conti con una catena di comando che trasmuta il loro disinteresse, il loro sacrificio nell'interesse particolare e personalissimo del comando.

È sempre bene, dunque, separare il valore di un'istituzione dello Stato dalle mosse di chi, al vertice, momentaneamente la dirige e la rappresenta dinanzi all'opinione pubblica e al governo. Anche quando fatti non contestati, ricostruzioni non discusse, mosse storte ed episodi di illegalismo e infedeltà hanno reso necessario criticare con severità la direzione del Sismi di Nicolò Pollari e il suo inner circle di Forte Braschi, mai il generale Pollari è stato identificato tout court con il Sismi, con tutto il Sismi, con tutti gli uomini del Sismi.
Per fortuna del Paese (e del Sismi), il Sismi non è Nicolò Pollari. E Rosa Villecco Calipari, alla quale è stato strappato Nicola, coglie nel segno quando ricorda che "nonostante le bufere che possono colpire alcuni apparati, esistono persone e strutture che all'interno continuano a lavorare nel rispetto pieno dei principi costituzionali di una Repubblica democratica".

Il fatto è che anche ieri Pollari ha perduto un'altra occasione per dimostrarsi all'altezza dell'impegno dei suoi uomini. Era appena diventata ufficiale la liberazione di Gabriele Torsello e Pollari si è precipitato in televisione per rivendicare il merito dell'operazione replicando poi a sera la performance autopromozionale.

Irrituale e imbarazzante. Tanto irrituale che nel governo sono evidenti i segni di fastidio per la trovata. Imbarazzante perché le ragioni di quella non limpida sortita sono esplicite nella loro opacità.

Pollari è già con un piede fuori dal suo ufficio. La sua sostituzione è stata decisa (e annunciata) dal governo. Attribuirsi, con la velocità di uno sprinter, il merito della liberazione di Gabriele e rivendicarne in pubblico la paternità è l'estremo tentativo del generale di restare seduto sulla sua seggiola o, in alternativa, di mercanteggiare un incarico di prestigio. È un obiettivo prioritario a cui Pollari non rinuncerà, costi quel che costi. È un gioco di potere personale che mira ad attribuire un valore politico alla sua sostituzione che, nelle intenzioni del governo, non c'è e non c'è mai stato (il deficit del generale è l'affidabilità). La strategia cinica di Pollari non sorprende. Il segno distintivo dei suoi anni alla direzione del Sismi è stato il tentativo (purtroppo in parte riuscito) di politicizzare la sicurezza nazionale con iniziative che hanno proposto seri interrogativi sulla qualità della nostra democrazia.

Dimentico del valore dei suoi uomini al lavoro in teatri ostili, Pollari si è concentrato soprattutto sulle fortune personali mettendo se stesso e i suoi fedelissimi al servizio di un interesse politico di parte. Con un lavoro di oscillante pendolo. Nei primi anni della legislatura a maggioranza di centrodestra, Pollari si è mosso al di là di ogni regola democratica per sostenere il governo di Berlusconi e danneggiare l'opposizione. In quel periodo accompagna le decisioni di politica estera dell'esecutivo chiudendo un occhio sui falsi dossier da rifilare all'alleato americano. Nel contempo i suoi uomini più fidati trafficano con "operazioni traumatiche" per colpire politici dell'opposizione, la magistratura, la stampa. Cucinano falsi documenti per "azzoppare" Romano Prodi (Telekom Srbija). Quando Washington comincia a diffidarne e Berlusconi a disamorarsene, Pollari si veste da antiamericano. Infila un piede nell'altra staffa aprendo un canale di comunicazione con l'opposizione mai del tutto interrotto, nell'attesa del "cambio di stagione".

Continua a mettere in circolazione veleni contro Prodi (i suoi rifilano ai giornalisti prezzolati un falso documento che accusa Prodi di aver autorizzato le operazioni di extraordinary rendition) e intanto contratta con il centrosinistra un nuovo incarico, il comando generale della Guardia di Finanza. Qualche gattino cieco del centrosinistra abbocca e glielo promette. Il progetto ben pensato si sgonfia con l'inchiesta della procura di Milano che lo accusa di aver collaborato a sequestrare illegalmente un cittadino egiziano (Abu Omar), con la scoperta di un Ufficio di Manipolazione e Disinformazione che rispondeva soltanto a lui.

A questo punto, e siamo all'oggi, Pollari cambia ancora cavallo. Comprende che la sua partita è chiusa (come potrebbe Prodi tenerselo ancora accanto con quel che gli ha organizzato contro?). Nel disperato tentativo di resistere nella sua poltrona, ritorna sotto l'ombrello protettivo del centrodestra colorando politicamente il suo avvicendamento. Quel che è accaduto, conferma il già noto: il Paese ha bisogno di un direttore dell'intelligence non-partisan e soprattutto di un capo del Sismi degno del valore e dello spirito di servizio dei suoi uomini. 


 
 
 
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Data di creazione: 29/10/2005
 
 

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