Ripeness is all

un paese ci vuole per non essere soli (Cesare Pavese)

 

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« La puttana contadinaL'armadio della vergogna »

Antenati

Post n°550 pubblicato il 02 Settembre 2007 da snoopy68

Stupefatto del mondo mi giunge un'età  
che tiravo dei pugni nell'aria e piangevo da solo.  
Ascoltare i discorsi di uomini e donne  
non sapendo rispondere, è poca allegria.  
Ma anche questa è passata: non sono più solo  
e, se non so rispondere, so farne a meno.  
Ho trovato compagni trovando me stesso.  
 
Ho scoperto che, prima di nascere, sono vissuto  
sempre in uomini saldi, signori di sé,  
e nessuno sapeva rispondere e tutti eran calmi.  
Due cognati hanno aperto un negozio - la prima fortuna  
della nostra famiglia - e l'estraneo era serio,  
calcolante, spietato, meschino: una  
donna.  
L'altro, il nostro, in negozio leggeva romanzi  
- in paese era molto - e i clienti che entravano  
si sentivan rispondere a brevi parole  
che lo zucchero no, che il solfato  
neppure,  
che era tutto esaurito. È accaduto più tardi  
che quest'ultimo ha dato una mano al cognato fallito.  
A pensar questa gente mi sento più forte  
che a guardare lo specchio gonfiando le spalle  
e atteggiando le labbra a un sorriso solenne.  
È vissuto un mio nonno, remoto nei tempi,  
che si fece truffare da un suo contadino  
e allora zappò lui le vigne - d'estate -  
per vedere un lavoro ben fatto. Così  
sono sempre vissuto e ho sempre tenuto  
una faccia sicura e pagato di mano.  
 
E le donne non contano nella famiglia.  
Voglio dire, le donne da noi stanno in casa  
e ci mettono al mondo e non dicono nulla  
e non contano nulla e non le ricordiamo.  
Ogni donna c'infonde nel sangue qualcosa di nuovo,  
ma s'annullano tutte nell'opera e noi,  
rinnovati così, siamo i soli a durare.  
Siamo pieni di vizi, di ticchi e di orrori;
noi, gli uomini, i padri -; qualcuno si è ucciso,  
ma una sola vergogna non ci ha mai toccato,  
non saremo mai donne, mai ombre a nessuno.  
 
Ho trovato una terra trovando i compagni,  
una terra cattiva, dov'è un privilegio  
non far nulla, pensando al futuro.  
Perché il solo lavoro non basta a me e ai miei;  
noi sappiamo schiantarci, ma il sogno più grande  
dei miei padri fu sempre un far nulla da bravi.  
Siamo nati per girovagare su quelle colline,  
senza donne, e le mani tenercele dietro la schiena.

Cesare Pavese

 
 
 
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Un blog di: snoopy68
Data di creazione: 29/10/2005
 
 

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