Ripeness is allun paese ci vuole per non essere soli (Cesare Pavese) |
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Appunti dal Myanmar
Post n°581 pubblicato il 28 Settembre 2007 da snoopy68
DIARIO/ L'esperienza di un medico che ha lavorato tre anni e mezzo sul campo "La Birmania è un deserto sanitario di CARLO QUARENGHI* Il progressivo impoverimento economico, sociale e culturale del Myanmar, nuovo nome dato alla Birmania nel 1991 dalla giunta militare, espone sempre più la popolazione alle malattie infettive. Dopo l'imprigionamento del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, le recenti manifestazioni di piazza organizzate dai monaci buddisti e la reazione delle autorità hanno riportato il Myanmar nelle agende per i media internazionali. Raramente però si approfondiscono gli effetti collaterali che la quarantennale dittatura ha prodotto sulla popolazione generale, fra cui in particolare una situazione sanitaria inquietante. Una pericolosa combinazione di fattori quali la repressione, l'assenza pressoché totale di servizi ("deserto sanitario"), l'impoverimento economico e culturale, la disinformazione e la diffusione di farmaci contraffatti e/o inefficaci, ha prodotto la crescita incontrollata e progressiva delle 3 malattie killer (HIV-AIDS, tubercolosi e malaria) a dimensioni inconsuete per il sud-est asiatico e comparabili all'Africa sub-sahariana. Il Myanmar ha una delle più basse spese sanitarie al mondo ed è al 191° posto su 192 paesi analizzati dall'OMS per quanto riguarda la performance del sistema sanitario. Si registrano in Myanmar più del 50% dei decessi per malaria dell'Asia meridionale. Il 40% della popolazione è affetto da tubercolosi, le cui forme più gravi (tubercolosi resistente alle prime e seconde linee farmacologiche) e la coinfezione HIV-tubercolosi sono sempre più frequentemente osservate dagli operatori sanitari stranieri. In aggiunta, la raccolta di dati epidemiologici e l'esplorazione dei territori al di fuori delle "rotte turistiche" sono ostacolati o spesso vietati dalle autorità locali, il che rende lo spazio umanitario ridotto al minimo. In questo contesto, la natura imparziale e indipendente di Medici Senza Frontiere è vista con estremo sospetto. Msf fu la prima organizzazione ad introdurre nel paese la terapia antiretrovirale per l'AIDS, ad indurre la modifica dei protocolli nazionali per il trattamento della malaria e ad aprire cliniche mobili alle frontiere del paese dove le minoranze etniche sono vittime di persecuzione da parte delle autorità militari. da Repubblica.it |
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il 20/12/2011 alle 08:42
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