Creato da sognoccaemenevanto il 11/09/2008

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la domenica di Dotato

Post n°560 pubblicato il 11 Luglio 2009 da dotatomanontroppo

Salve e ben trovati. Il mio lavoro mi porta a considerare i giorni tutti uguali. Che sia un qualsiasi lunedì o il giorno di Natale poco importa. Ogni tanto però, anche Dotato si concede l'ebrezza di stare a casa di domenica, come quella appena passata...

Pur avendo una famiglia nella quale rappresento la figura del capo, come recita un articolo del codice civile di cui ho rimosso il numero, già da venerdì ho cominciato a perdere i pezzi. La mia Consortissima è evaporata con un volo low cost per altra regione e la nostra bimba che ha 25 anni mi fa pensare che tra i miei avi ci sia stato un illusionista o addirittura un mago, perchè come scompare e riappare lei, non l'ho visto fare a nessuno. Da venerdì è uscita e tornata così tante volte, che a un certo punto non c'ho capito più niente e non sapevo se c'era oppure no.

Così, sabato sera, libero come il vento e pieno di propositi su come passare la serata... alle undici meno un quarto già ronfavo come un trattore, mentre Pepe, il gatto più rosso d'Europa, vegliava sul mio sonno (russando come un trapano a batteria).

Prima sveglia: ore 04:22 - la pronipote del Mago Houdinì rientra a casa facendo un casino difficile da raccontare. Cammina in punta di piedi ma accende pure le luci dello stadio olimpico, entra ed esce dal bagno 27 volte, poi si arrende anche lei e crolla a dormire.

Seconda sveglia: ore 07:00 - Pepe decide che è ora di giocare con Dotato. Se avessi un gatto normale sarebbe facile spingerlo lontano dal letto con una mano anche tenendo gli occhi chiusi... Lui però non è normale, mangia solo "secco" e non ha un filo di grasso, ma pesa nove chili e ha una forza mostruosa, difficile dirgli di no.

Terza sveglia: ore 08:30 - Telefono - E' il Servizio Organizzazioni Domeniche al Mare (ma queste, non dormono proprio mai!). Così Maga Maghella si affaccia insonnolita e sbiascica "vado al mare, torno nel pomeriggio, così ceniamo insieme e andiamo a prendere mamy".

Per l'appunto, la Mamy, tanto per renderci le cose meno noiose, ha un aereo che atterra a mezzanotte meno cinque. Quindi il programma era: uscire verso le otto, andare verso Fiumicino, mangiare in un ristorante ed attendere l'arrivo dell'Air Force Wife One.

Alle nove metto il naso fuori dalla finestra e il termometro segna già oltre 30 gradi... una fornace. Decido quindi di buttarmi in un centro commerciale per vedere se trovo un paio di occhiali da sole nuovi. Mentre faccio la doccia suona il cellulare. Pensavo che fosse l'ufficio invece era il mio amico Pippo, ci siamo conosciuti quando andavamo ancora alle scuole medie, ora abita in un paese a una decina di chilometri da casa mia:

- Oh
- Eh
- Ho appena sentito tua moglie...
- Ah, io ancora no
- M'ha detto che è fuori città
- Si si...
- M'ha pure detto che stai a casa da solo
- Beh si... (spia!)
- Dai! Allora vieni a pranzo qui
- Eh...
- No no, non si discute!
- Ah ho capito, non è un invito, è un ordine. Ok allora ci vediamo dopo.

Al centro commerciale Porta di Roma c'erano tutti quelli che non erano andati al mare. I negozi erano desolatamente vuoti, ma nei corridoi c'era la folla del periodo natalizio. Alle dodici e trenta ero a casa di Pippo, faceva un caldo micidiale. Ci mettiamo a tavola ed inizia a tuonare. Nel giro di dieci minuti s'è fatto notte. Tra il primo e il secondo ci siamo avvicinati alla porta della terrazza giusto in tempo di veder passare una sedia spinta dal vento, la pioggia si alternava alla grandine, non si vedeva niente a venti metri di distanza.

- Tromba d'aria?
- Eh pare proprio di si...
- Oh ma a casa tua, sul terrazzo c'è qualcosa che può volare?
- Naaaaaa... c'è solo il gazebo, il tavolo, le sedie, i lettini... Me sa che è meglio se faccio un salto a casa e anche di corsa!

Per fare i dieci metri tra il cancello e la macchina mi sono inzuppato. Il vento cambiava continuamente direzione e quando ho aperto la portiera l'acqua è arrivata sul pannello degli strumenti. Ho inzuppato il sedile, per fare i primi tre chilometri ho impiegato un quarto d'ora, non si vedeva dove stavano le curve, era tutto un mare d'acqua. Arrivato al ponte sul Tevere, è cambiato lo scenario, nel senso che dall'altra parte c'era la giornata tipo di un'isola tropicale: non tirava un filo di vento, non pioveva, ci stavano 35 gradi e quattro nuvole di numero. Arrivo a casa e parcheggio di fronte al bar. Scendo dalla macchina e strizzo un lembo della polo, colavo acqua dalla testa. Alzo lo sguardo e vedo due attempati signori seduti all'ombra che mi guardano stupiti, parlavano sottovoce tra loro. Chiudo un attimo gli occhi e penso: "Se solo si azzardano a chiedermi come ho fatto a ridurmi in questo stato pietoso, li picchio con il loro bastone da passeggio!"

A casa era tutto ok a parte me che ero bagnato fino alle mutande. Così mi sono cambiato e spalmato finalmente sul divano in attesa del ritorno di Maga Magò, che grazie al traffico (da lei) inaspettato sull’Aurelia, invece che alle 7 s’è presentata alle 9, s’è fatta una doccia e mi ha intimato di muovermi perché moriva di fame, e per arrivare al ristorante in tempo utile a non farci cacciare ho dovuto tenere una media da codice penale. Ne è valsa la pena però, finalmente ho avuto l’opportunità di stare a tu per tu in un ristorante con mia figlia, che era decisamente bellizzima… un po’ meno lo è stato il conto e gli sguardi di un paio di casalinghe del tavolo accanto che continuavano a guardarmi in cagnesco… va bene, forse son troppo giovane per avere una figlia già così grande, ma la perché la gente non si fa i cazzi propri?    

Che fatica stare a casa di domenica… Domani lavoro.

CHE CULO!

 
 
 
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