Creato da Dovere_di_vivere il 05/07/2008

Sogno diurno

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La casa

Post n°229 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Dovere_di_vivere
 

 

 

La casa è la nostra seconda pelle, come questa respira insieme con noi.

Una casa abbandonata è come la pelle di un barbone.

La casa, la nostra casa è un’estensione della nostra anima e del nostro corpo. Quando subiamo un furto, ci sentiamo smarriti come se ci avessero tolto i vestiti senza il permesso; ci sentiamo violentati; percepiamo che un pezzo di noi c’è stato sottratto.

Molti di noi cambiano più volte casa durante la vita diventando zingari senza patria, ma ogni casa nuova, anche se una catapecchia, diventa di nuovo, come per miracolo, una parte di noi; un nuovo vestito di cui siamo gelosi, anche se é una catapecchia.

I barboni non hanno casa e  infatti si comportano come se non avessero pelle; non si curano nemmeno di lavarsi come se si fossero dimenticati che esiste la pelle; per loro la pelle è un cielo di stelle fredde o una notte di luna piena, un cielo plumbeo o radioso di sole. Il senso della casa è un po’ più vasto per i barboni, dunque anche loro “possiedono una casa”.

I bambini inventano una casa sotto i tavoli, in un armadio o in un canile; la loro casa è fantastica e fisica allo stesso tempo; dà loro protezione quando si sentono perduti e vi si rifugiano quando piangono.

Noi adulti, ricchi o poveri, abbiamo tutti le nostre case di cui siamo gelosi. Senza la nostra casa ci sentiamo sperduti; ci sembra di dovere ricominciare di nuovo; ci sentiamo indifesi e fragili, soprattutto quando imperversano “le bufere”.

La casa, utero caldo e accogliente, ci fa ritornare alla materna protezione perduta per sempre, ma perpetuata dalle mura di cui ci circondiamo. La casa con tante finestre è aperta al mondo, quella con pochi infissi sembra una clausura, una sconfitta della nostra anima…

 

 

 

(DDV)

 
 
 
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Gli Occhiali  

Avevo un giorno un paio d’occhiali verdi; il mondo vedevo verde e gaio, e vivevo giocondo. M’abbatto a un messer tale dall’aria astratta e trista. «Verdi?>> Mi dice.<<Sú, prendi invece i miei: vedrai le cose al vero!>> Li presi. Gli credei. E vidi tutto nero. Ristucco in poco d’ora d’un mondo cosi fatto, buttai gli occhiali, e allora non vidi nulla affatto.  

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Non essere amati è una semplice sfortuna, la vera disgrazia è non amare. (A.Camus)

 

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