Creato da kiara540 il 29/01/2007

felicità

amo la vita

 

Sapore D' antico

Post n°859 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da kiara540
 

antichi

Sapori d'antico
albergano fra cortili di ricordi
umili come racconti d'inverno
stretti al fuoco di un consiglio.

Profumi di ieri
scivolano nel silenzio di un abbraccio
cullando ragnatele di parole
che profumano di saggezza.

 

 
 
 

Auguri

Post n°858 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da kiara540
 

compliblog

 
 
 

Va dove ti porta il Cuore

Post n°857 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da kiara540
 

danze

Quando a te si apriranno tante strade e

non saprai quale scegliere,

non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.

 Respira con la profondità fiduciosa

con cui hai respirato

il giorno in cui sei venuto al mondo,

non farti distrarre da nulla,

aspetta e aspetta ancora,

resta in silenzio ed ascolta il tuo cuore.

 E quando ti parla,

Vai dove ti porta il Cuore 

alzati e vai dove lui ti porta

 
 
 

Anna Franck-Storia di Auschwitz

Post n°856 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da kiara540
 

anna
Ah, quante cose mi vengono in mente di sera quando sono sola, o durante il giorno quando debbo sopportare certa gente che mi disgusta o che interpreta male tutte le mie intenzioni! Perciò finisco sempre col ritornare al mio diario, è il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo, perché Kitty è sempre paziente; le prometterò che nonostante tutto continuerò a fare la mia strada e a inghiottire le mie lacrime.

TESTIMONIANZE DELLO STERMINIO NAZISTA

 

“COSI’ VIVEMMO AD AUSCHWITZ “

Il 27 gennaio 1945, le avanguardie dell’Armata Rossa raggiungevano Auschwitz, il più grande campo di sterminio costruito dai nazisti dove furono uccisi un milione e mezzo di ebrei; dopo più di cinquanta anni i sopravvissuti raccontano in quest’intervista al giornale Gente,

gli orrori di quel campo.

   “ Si, sono stata nel campo di concentramento di Auschwitz,. Sono passati cinquant’anni ma per me il tempo è come se non fosse mai trascorso.

 Non potrò mai dimenticare gli spaventosi orrori cui ho assistito.

Non potrò mai dimenticare i visi dei bambini mandati a morire

a migliaia nelle camere a gas, alcuni soli, sperduti,

perché avevano perso i genitori. Altri mano nella mano con le loro mamme e i loro papà.

Anch’io ero destinata a morire in una camera a gas.

 Mi sono salvata per miracolo. E il caso, beffardo, ha voluto che fosse il dottor Mengele, l’”angelo della morte”, il medico nazista

responsabile dei più turpi esperimenti “scientifici” sugli esseri umani

a togliermi dalla fila dei prigionieri diretti alla morte.

Non ho mai capito perché.

In ogni caso, quel gesto per me ha significato la salvezza,

una salvezza pagata a caro prezzo: un tatuaggio indelebile sul polso e mesi di atroci sofferenze.

Sofferenze che, anche dopo la liberazione, non mi hanno più abbandonato”.

Chi parla è Rita Yamberger, una donna ebrea di origine ungherese sopravvissuta miracolosamente al campo di concentramento di Auschwitz. La signora Yamberger parla lentamente,

mentre dagli occhi scendono copiose le lacrime.

Parlare di Auschwitz, per lei, significa riportare in superficie i dolorosi ricordi di una lunga stagione di sofferenza.

L’intervista cade  nel cinquantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, il famigerato campo di concentramento e di sterminio dove i nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale uccisero

circa un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, quasi tutti ebrei.

 E proprio ad Auschwitz, Oswieçim in polacco,

una cittadina praticamente sconosciuta prima della guerra,

situata a pochi chilometri da Cracovia, in occasione del 50° anniversario della liberazione del campo, è stata allestita una grande cerimonia per ricordare il sacrificio di tanti innocenti morti solo per odio razziale.

La signora Yamberger è una dei pochissimi scampati a questo terribile destino di morte. Per cinquant’anni ha cercato di dimenticare

 l’orrore da lei vissuto durante la detenzione nel campo. Invano.

Oggi per la prima volta ha accettato di raccontare la sua drammatica storia, insieme ad altri sopravvissuti che siamo andati a trovare nei loro attuali paesi di residenza, sparsi in tre continenti.

Attraverso questi drammatici resoconti, dunque, rivivremo in prima persona uno dei momenti più sconvolgenti e più vergognosi della nostra storia recente.    A cinquant’anni (1985) da quella immane tragedia,

vale la pena, per non dimenticare, perché la memoria aiuti

a evitare che simili atrocità possano verificarsi ancora,

 rileggere la storia di Auschwitz, ascoltando i racconti,

 degli ultimi testimoni diretti di quel periodo tanto drammatico da risultare “impensabile”.    

Il campo polacco era il campo di concentramento e di sterminio più spaventoso e più crudele tra i tanti costruiti dai tedeschi per realizzare la cosiddetta “soluzione finale del problema ebraico”.

altre parole: la barbara uccisione di tutti gli ebrei presenti nei territori conquistati dal Reich.

Nessuno potrà mai stabilire con precisione quante persone siano state effettivamente uccise solo per la loro origine “razziale”: prima della sconfitta, i nazisti, in ritirata, si premurarono di distruggere

tutte le prove dei loro misfatti, facendo saltare per aria

le camere a gas e i forni crematori prima di abbandonare i campi, e uccidendo sul posto o costringendo a spaventose “marce della morte”

 i prigionieri sopravvissuti fino al giorno della ritirata.

 Pochi, pochissimi si salvarono.

I più soltanto per un gioco del destino.

 

Ed eccoci al racconto di Rita Yamberger. Com’era finita ad Auschwitz ? Tutto accadde nella primavera del 1944. Mentre la guerra si rivoltava sempre più contro i tedeschi, i treni che portavano i primi ebrei arrestati nei ghetti dell’Ungheria cominciarono ad arrivare a Birkenau,

un campo dipendente da Auschwitz (era chiamato Auschwitz II”),

dove erano state costruite le camere a gas.

 Su uno di questi treni si trovava Rita Yamberger, che allora aveva diciassette anni, sua sorella maggiore Berte e i due figli di Berta.

 Con loro altre ottanta persone erano rimaste sui carri merci

per quattro giorni e quattro notti afose.

C’era un secchio da cui bere e un altro che serviva da toilette.

Il treno della Yamberger arrivò ad Auschwitz la sera tardi

 e rimase fermo fino  all’alba.

A quel punto le porte furono spalancate e i passeggeri insonnoliti

furono messi in fila per una “selezione”: i nazisti, cioè, dividevano i prigionieri in due file, una di “abili” al lavoro (per lo più uomini e donne giudicati in “forze”) e una di “inabili” (anziani e bambini) destinati immediatamente alle camere a gas.

In fila per cinque sfilarono di fronte al famigerato Mengele in persona, “l’angelo della morte”, il sadico medico nazista

che utilizzava i prigionieri come “cavie” viventi per i suoi folli

 (e inutili) esperimenti “scientifici”.

“Bello come una statua”, lo ricorda Rita, con quegli stivali luccicanti e l’uniforme delle SS nera fresca di bucato.

 Le persone anziane, i malati, i bambini e le loro madri  dovevano andare a sinistra, mentre i potenziali lavoratori a destra.

La sorella di Rita Yamberger notò che le madri con bambini si allontanavano insieme, ma, naturalmente, non ne comprese il motivo. “Perciò mi mise al collo una sciarpa in modo che sembrassi più vecchia

e io presi per mano suo figlio come se fossi stata sua madre”, racconta Rita. “Andammo tutti verso sinistra.

Eravamo felici perché eravamo insieme.

Poi, sentii una mano sulla spalla. Era Mengele. “Quanti anni hai?,

mi chiese. In quell’attimo mi sentii come ipnotizzata.

Tenevo per mano il bambino che cadde a terra e io fui mandata a destra. E questo è il motivo per cui io non sono andata al crematorio: la fila di sinistra era destinata alle camere a gas.

 Ma allora nessuno di noi poteva immaginarsi una simile follia”.  

  I treni arrivavano con i loro carichi di persone innocenti

da ogni luogo da ogni luogo in cui le SS riuscivano a mettere le mani

su un ebreo: Francia, Olanda, Slovacchia, Italia, Grecia e, naturalmente, Ungheria, fino a quando il governo non fece cessare le deportazioni

 a metà luglio, dopo che 438.000 ebrei erano stati spediti ad Auschwitz nel giro di poco più di due mesi.  Le vittime, ignare, camminavano verso le camere a gas sotto lo sguardo vuoto e minaccioso delle SS per poi divenire fumo che anneriva il cielo con un fetore immondo.

Quelli selezionati per il lavoro venivano rasati e tatuati con un numero sull’avambraccio sinistro. Poi venivano dati loro un’uniforme, una ciotola ed un cucchiaio e venivano spediti nelle baracche.

 Centinaia dormivano in file di cuccette a tre piani, due, a volte tre prigionieri per ogni cuccetta. I nuovi arrivati dovevano affrontare il disprezzo degli ebrei polacchi e cechi che erano arrivati prima. “Ci dicevano: quando tu andavi a teatro, noi eravamo già qua”, ricorda un’altra testimone che abbiamo intervistato, Judy Perlaki, deportata ad Auschwitz da una cittadina situata in Ungheria, a maggio. Chi era religioso pregava. I veterani li punzecchiavano dicendo: “Dai prega: Ma tu sai dov’è tua madre? Lassù nel camino”.

I nuovi internati iniziavano una vita di appelli, percosse e lavoro, intervallata da selezioni a sorpresa per la camera a gas che i nazisti si preoccupavano di tenere in funzione anche quando non c’erano treni carichi in arrivo.

 Gli appelli venivano fatti due volte al giorno, sempre all’aperto, e i prigionieri dovevano prestare attenzione fino a quando il conteggio non fosse finito, il che poteva significare parecchie ore. Ciò era sufficientemente duro anche per quei prigionieri che non soffrivano di diarrea, dilagante all’interno del campo. Rimanere in piedi diventava sempre più difficoltoso, naturalmente, man mano che i gelidi inverni polacchi arrivavano. I famigerati Kapo, prigionieri di fiducia (per la maggior parte criminali cui i nazisti avevano dato il “compito” di sorveglianza), temuti quasi come le SS, scorrazzavano tra le fila. Picchiavano chiunque mettesse un piede fuori posto oppure battesse i piedi per il freddo oppure chiunque avessero voglia di picchiare. A un cenno del comandante un’orchestra di internati doveva intonare una serenata per i prigionieri mentre questi uscivano dalle fabbriche, miniere e cantieri. “Era la cosa più irreale, questa bellissima musica”, dice ancora Judi Perlaki. “noi uscivamo e la musica ci dava il benvenuto. Ecco perché ci sembrava già la vita dopo la morte”. L’orchestra suonava anche per i deportati lungo la strada verso le camere a gas e un internato ricorda che gli anziani uomini ungheresi si toccavano il cappello in segno di apprezzamento sfilando davanti all’orchestra.

Le razioni dei prigionieri erano caffè solubile la mattina, una ciotola di minestra acquosa per pranzo e una pagnotta dura e rafferma a cena. Una persona costretta ai lavori forzati all’aperto ovviamente poteva sopravvivere con questa dieta per non più di alcune settimane o mesi. Perciò quelli che si salvarono, sicuramente avevano trovato qualche mezzo per ottenere del cibo in più, una capacità che le SS tenevano in considerazione: un lavoro dove potessero rubare oppure un protettore in qualche parte del campo. Parecchi sopravvissuti lavoravano nell’unità dove venivano meticolosamente selezionati, etichettati, calcolati, immagazzinati ed immediatamente rubati gli averi dei nuovi arrivati.

Un altro lavoro che forniva cibo a sufficienza era il Sonderkommando, la terribile “unità speciale”, composta da prigionieri ebrei che scortavano i condannati alle camere a gas e che trasportavano i loro corpi al crematorio. Racconta Henryk  Mandelbaum, un ex deportato che per la prima volta ha accettato di raccontare la sua spaventosa esperienza. Mandelbaum è uno dei pochi membri di un Sonderkommando a a essere sopravvissuti senza impazzire. “Quando scendevano dal treno, i deportati dovevano togliersi i vestiti nello spogliatoio. Famiglie intere entravano apparentemente per fare la doccia.  Quando più della metà della camera era piena si rendevano conto che c’era qualcosa di strano. C’era scompiglio. Le SS li picchiavano brutalmente con i bastoni. Poi le porte venivano chiuse e in pochi minuti tutto era finito:

 nessuno era più in vita”.

Quelli del Sonderkommando facevano un lavoro fisico pesante, reso più gravoso dal pensiero che da un momento all’altro potesse arrivare una propria parente da portare nella camera a gas.- Mandelbaum racconta di un leggendario membro del Sonderkommando che volontariamente è entrato nella camera a gas con la propria famiglia; e di un altro che avendo incontrato sua madre, fino all’ultimo minuto le aveva assicurato che sarebbe solo andata a fare la doccia. Per questa bugia si dice che i colleghi del Sonderkomando l’abbiano ucciso con le proprie mani.

Qualcuno gridava nella camera a gas, qualche gruppo intonava il proprio inno nazionale, mentre altri pregavano. Ecco il drammatico resoconto di un altro sopravvissuto, Yehoshua Rosenblum, anche lui membro di un Sonderkommando. Un giorno Rosenblum scortò un rabbino molto conosciuto e amato allora fra gli ebrei alla camera a gas e avvisò il vecchio uomo nudo che stava andando a morire. “Gli dissi che avrebbe dovuto dire una preghiera”. Racconta “e poi lo invitai a coprirsi il capo, come è normale per un ebreo che si appresti a intonare una preghiera. “Così” furono le mie parole “puoi dire una preghiera prima di morire”. Avevo l’opportunità in quel momento di parlare con qualcuno su ciò che accadeva lì. “Bambini, genitori che non hanno mai fatto del male nella loro vita, perché deve succedere questo ?”, gli domandai.  Egli mi rispose: “Calmati. E’ proibito lamentarsi. Questo è il volere di Dio. Non si può dare risposta a queste domande”. E continuò dicendo: “Racconta al mondo quello che queste persone malvagie stanno facendo agli ebrei”. Rosenblum ribatté: “Rabbino, oggi tocca a te, domani forse a me”: Tutti i componenti dei Sonderkommando si aspettavano prima o poi di dover finire anche loro nelle camere a gas: era parte del gioco. I nazisti si assicuravano il loro silenzio uccidendoli di tanto in tanto e iniziando nuovi arrivati dell’ultimo trasporto.

   In ogni momento, in quell’estate, si faceva di tutto per salvarsi la vita. Ma bastava un attimo per perderla. Max Garcia, un ebreo di Amsterdam, fu salvato dall’appendicite. Dopo 4 giorni di dolori lancinanti fu mandato all’ospedale del campo che spesso significava ricevere un biglietto per il crematorio. Ma il chirurgo delle SS non aveva mai visto un caso di appendicite acuta e decise di operare Garcia per fare un esperimento. Un altro deportato, Sal De Liema, anche lui olandese, fu invece salvato da un Kapo che gli aveva rotto gli occhiali da vista così, per ripicca. De Liema subito dopo fu mandato a una selezione di persone sane alla camera a gas. Chiese ad un altro prigioniero il motivo e la risposta fu: “Portavano gli occhiali”. Lui si salvò perché non li aveva più. .   

Quando passò l’autunno e arrivò l’inverno e l’Armata Rossa si avvicinava sempre più, nuovi ordini giunsero da Berlino. Cessarono i trasporti, i crematori smisero di bruciare. Di fatto, tutto l’enorme apparato di morte messo in piedi dai nazisti veniva furiosamente ribaltato. I tedeschi cercavano in ogni modo di far sparire le tracce di ciò che era stata la “grande operazione” del Terzo Reich. Le truppe mandate a pulire i camini dei crematori, dovevano grattare via gli spessi depositi di grasso umano. I prigionieri affrontavano questi sviluppi con una confusione di emozioni: erano felici di vedere che i nazisti stavano perdendo, ma erano preoccupati dalla convinzione generale che i tedeschi li avrebbero prima o poi massacrati tutti.

L’offensiva sovietica nella Slesia Superiore iniziò il 12 gennaio e i tedeschi retrocedettero in fretta e in furia. Il 18 gennaio, lunghe colonne di prigionieri iniziarono a marciare verso l’uscita del campo, migliaia alla volta, passando sotto la famosa scritta riportante l’oscena promessa: Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi), lasciandosi alle spalle i resti dei camini che avrebbero dovuto essere l’unica loro via d’uscita. I prigionieri erano allo stremo delle forze ancor prima di iniziare la spaventosa marcia verso la Germania e gli altri campi di concentramento. I più avevano solo delle scarpe di legno o stracci a copertura dei piedi mentre a fatica si trascinavano camminando sul fango gelato. Gli ufficiali tedeschi adottarono una regola semplice: chiunque rimanesse indietro per una qualsivoglia ragione, veniva ucciso sul posto. “Tu eri fuori, non c’erano più cancelli, ma non eri libero”, racconta Siggi Wilzing, un altro eccezionale testimone di quei tempi terribili “se pensavi che il campo fosse il peggio, dovevi solo aspettare fino alla marcia della morte”. Wilzing indossava scarpe decenti, ma dopo molti giorni di marcia un laccio si ruppe e questo avrebbe potuto costagli la vita. Proprio in quel momento notò un arboscello che spuntava dalla neve. “Lo strappai e con quello legai la scarpa.Siggi si salvò così.

 
 
 

Ti rendo conto di vedere nel 2010 quando::

Post n°855 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da kiara540
 

 

pcmondo

Ti rendo conto di vedere nel 2010 quando::

 

amor

 
1. Per sbaglio inserisci la password nel microonde.

 

 micro

 

 

 

 


2. Sono anni che non giochi a solitario con carte vere.

 

carte gioco

 


3. Hai una lista di 15 numeri di telefono per contattare i tuoi 5 familiari.
tel

4.Mandi e-mail alla persona che lavora al tavolo accanto al tuo.
email

5. Il motivo per cui non ti tieni in contatto con alcuni amici e familiari è che non hanno indirizzi e-mail.
amici

6. Rimani in macchina e col cellulare chiami a casa per vedere se c'è qualcuno che ti aiuta a portare dentro la spesa.
auto

7. Ogni spot che guardi (che in totale occupano 3 ore delle almeno 5 ore e mezza che passi sul divano) in tv ha un sito web scritto in un angolo dello schermo..
liberi

8. Uscire di casa senza cellulare, cosa che hai tranquillamente fatto per i primi 20, 30 (o 60) anni della tua vita, ora ti crea il panico e ti fa tornare indietro per prenderlo.
cel

10. Ti alzi al mattino e ti metti al computer ancora prima di prendere il caffè...
pc
11. Cominci ad arrovellarti il cervello alla ricerca di modi alternativi per sorridere, :) ;o) :-> =)

 

sorry

 


12. Mentre leggi tutto questo ridi e fai Sì con la testa, mentre le finestre di msn suonano, come la tua musica, la televisione, ilcellulare,il clacson delle auto in coda e l'allarme di una casa.
tele

13. E sei troppo occupato per accorgerti che su questa lista manca il punto 9
amor
.
 

14. E ora sei tornato indietro per vedere se davvero manca il  punto 9.


15. E  ora stai ridendo da solo..........
amor

 
 
 

Si va in Vacanze................................

Post n°854 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da kiara540
 

Egitto

sesese
Ciao a tutti,
 vorrei andare in Egitto.

Sono un pò indeciso sulla destinazione... Sharm, Marsa Alam, Hurgada?

Qualcuno di voi ci è già stato?
Si accettano consigli...

 

sesese

 

tr

 
 
 

Relax

Post n°853 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da kiara540

cappello

fio

 
 
 

Graficare in Salotto

Post n°852 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da kiara540
 

caffe'

 

 
 
 

La donna...č come......una farfalla ..........

Post n°851 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da kiara540
 

vola

farfalla

farfalla           farfalla

La donna è una farfalla d'infinita bellezza

che batte le ali che non hanno uguali

e spiccano il volo cercando un tesoro.

Nel volo fatato la segui incantato,

e ormai ne sei innamorato.....

farfallafarfallafarfalla

     

 

 

 
 
 

noi che........

Post n°850 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da kiara540

auto

noi che.. da bambino, andavi in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza air bag.

mather 

    noi che.. la frase: "Ti mando in collegio", era una minaccia TERRIBILE.

pane

 

noi che.. la nonna ti diceva di non buttare il pane, perchè era peccato.

bimbo 

noi che.. quando combinavi qualcosa, le sole cose che sentivi erano, la sculacciata di mamma e la frase: "E ora fila a casa, dritto, davanti a me!"

gelato 

noi che.. quando ti hanno operato alle tonsille, eri felice, perchè almeno potevi mangiare solo gelati.

 
 
 

L'OROLOGIO

 rosa

 ee

 il mio banner

 

 

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

STELLINE

 


     

 

 ggggggggggggggg

 

 wwwwwwwwwww

 

 

 vvvvvvvvvvvv

 

 

gy

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2blaskina88mRY77333annagior71pattig.proma.monfrinigiusimariafrancescalumil_0mister11gblevertsols.kjaerghisa53brillarella1lucianolamonarca
 

ULTIMI COMMENTI

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

TAG

 
Citazioni nei Blog Amici: 75
 

I MIEI BLOG AMICI

- martina-delfino
- katia 76
- sissy dg
- gardeneablu,morena
- mirtillo
- filotto-natura
- -patatina-titty
- viaconilvento-na-
- StellaDanzante. marie
- vito 06 -pa-
- carmen46c
- mery53- baglione---
- tessy- emy-PD ---come il vento**
- cindyli- momy
- stella112,roberta
- speranzadivina,6gennaio 1984
- micina700.amore x la cucina
- romina5
- scugnizza63 .................
- caffedolceamaro-
- coniglio,ariete45
- greta,dopo il 13 gennaio
- curiosando simona FIRENZE
- semprepazza...
- Piccola Franci piccola stella
- plasmon 17....cercando in me
- Sesolofossid ... hobby grafica
- COLORIAMOCI grafica
- stuntman2........
- roselline-1 e 2-
- lolly.1985 .gruppo grafica
- stellanascente73 ,sorellina nik
- demone1 nik
- Carlo Molinarovia san Donata
- rosadifrancia
- Laura1953
- clarabella2008
- marinera solitaria
- 8 marzo ,donne
- una luce blu PER VALENTINA
- Ranabrilla, Federica
- monnalisa-1953
- marineblue--nonna Rachele
- redfox68
- luce1001
- CLO----CORSO
- RagazzodiStrada-blu-art
- Pasqualina
- maredentro -x ivi-
- .Sonia..STREGATA...
- Romy 2°blog
- Rikyscool-sentieri selvaggi
- piacevolesintonia47-rosarossa
- Carla nuovo blog
- Florence--giulia--Sonia
- Simona77rm
- Mario939,gruppo
- Sara-Alice
- ...EMOZIONI..liberadgl14.k
- luccylla-mondo di carta
- Denisa700
- Lory,Esmeralda
- Melissa???
- Tessssssy blog Amicizia
- mariamargherita ....Marie
- -Tuzi*Grafica e sogni*
- Carla Servidio,mi
- il volo delle farfal-pieveloce43
- Arancio63Rosy
- NONNAGIULIA
- Romanticone
- DolceSimona-
- Maometto5 Pino
- giusy-streghetta03
- marylin dolce
- mentecuore80 sicilia
- Vanillecola@infinito
- pattyf56 - tutorial
- windowsina &amp; sterngrafica
- varenne70
- *Hobby*Grafica*
- scrapmaniatanti lavoretti
- PATCHWORK-cuoricino
- piccolastronza-Carla
- Strega55-Angela
 

DEDICATO A MIO PAPA'

dedicato a mio papa'...Simona

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

PINGUINI

 pin1

 

 

 foca

 

      

 pin1

 

 

UNA ROSA PER TE

 

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963