Da piccoli ci insegnavano che le elezioni erano un momento cruciale della democrazia. E che, quindi, il sistema elettorale doveva garantire la massima rappresentanza, lo specchio istituzionale dell’opinione pubblica. Forse non era completamente vero, oggi non lo è per nulla.
Non da ieri le leggi elettorali italiane sono state prima piegate all’ideologia della governabilità come valore assoluto, infischiandosene di tutto il resto. Ma ieri è stato fatto un passo ulteriore verso lo svuotamento della rappresentanza elettorale, per ridurla a una simulazione della democrazia basata sullo scambio di convenienze reciproche. Berlusconi e Veltroni si sono accordati sull’innalzamento al 4% della soglia di sbarramento per poter accedere al Parlamento europeo. Ce lo spiegheranno invocando l’esistenza di soglie analoghe negli altri paesi dell’Ue. Ma non è vero. Non si sono accordati per essere più europei, trascurando pure che ogni paese ha una sua storia e un suo assetto sociale che andrebbero rispettati. Non è vero perché questo accordo - che diventerà legge la prossima settimana - è semplicemente il frutto di «interessi privati» trasformati in «progetti politici».
L’interesse di Veltroni è quello di desertificare ogni cosa alla sua sinistra (per quanto piccola sia) allo scopo di salvare se stesso e il suo partito dalla deflagrazione in corso. O di attenuarne gli effetti sulla sua leadership. Su questa urgenza si innesta la decretazione della fine di ogni ipotesi di alleanza con la sinistra, cioè la fine definitiva del centrosinistra. Non lo sfiora nemmeno il problema che così facendo si preclude ogni ipotesi di governo, a meno che il delirio del maggioritario abbia cancellato qualunque barlume di intelligenza politica. E allora il Pd offre a Berlusconi la Rai come palestra del bipartitismo assoluto e ci aggiunge un atteggiamento disponibile sulla giustizia - a partire dalla legge sulle intercettazioni - come già fece nei confronti della Lega sul federalismo. Il Cavaliere, fatti due calcoli, già vede il suo Pdl primo partito tra quelli che compongono il Ppe, accetta, incassa e pensa al Quirinale. Bello scambio.
L’agonizzante Pd è talmente preso dallo spirito di sopravvivenza che non è solo disposto ad accettare ogni condizione berlusconiana pur di produrre il deserto alla sua sinistra, ma non si preoccupa nemmeno di un altro particolare: la convinzione che si radicherà tra quei milioni di italiani che hanno votato o ancora voterebbero la sinistra ex parlamentare, di trovarsi di fronte a una «casta partitica» che decide per loro a prescindere dalle loro convinzioni e idee.
Fuori dal giochino c’è soprattutto ciò che resta della sinistra. Già divisa e frammentata per suo conto - e colpe - ora rischia di essere la vittima di un’ingiustizia. E giustamente protesta. Ma, forse dovrebbe passare dalle parole ai fatti. Ad esempio far valere la propria presenza dove è ancora istituzionalmente presente, cioè nelle giunte locali. Perché - dove si voterà in primavera nello stesso giorno della scadenza europea - costruire alleanze con chi vuole ucciderti e andare così incontro - comunque - a una progressiva sparizione? E, poi, prendere in considerazione un fatto elementare. Uno sbarramento elettorale al 4% è difficilmente abbordabile, forse nemmeno assemblando le attuali scomposte e litigiose particelle (in una riedizione ancor meno credibile dello sconfitto Arcobaleno) che finirebbero col passare i prossimi mesi a contendersi le candidature. E, allora, visto che tanto si parla di ricostruzione dal basso, di legami col territorio, di mettere al centro il merito... allora forse - in alto, alle europee - meglio saltare un giro e concentrarsi sulla politica «dal basso». Sarebbe anche una protesta chiara contro la riduzione dell’agire pubblico a interesse privato.
Inviato da: robby1265
il 31/12/2012 alle 10:12
Inviato da: vogliorivivere1
il 25/03/2012 alle 22:09
Inviato da: micina610
il 08/01/2011 alle 11:36
Inviato da: giampi1966
il 29/03/2010 alle 09:02
Inviato da: Winston Montag
il 05/03/2010 alle 12:10