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tra sbuffi e sbalzi di vento

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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 17 Gennaio 2005 da sughrue
 

Storie nella sabbia di Neil Gaiman

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Ci sono storie che vengono dette molte volte. Alcune si raccontano ai bambini, storie che narrano loro le origini della tribù o anche cosa è bene mangiare e cosa no. Storie monitorie. Ci sono le favole che raccontano le donne, nella loro lingua segreta che non viene insegnata agli uomini-bambini e che gli uomini più vecchi sono troppo saggi per apprendere. E queste non vengono fatte ascoltare agli uomini. Ci sono storie che gli uomini si raccontano l'un l'altro, nella capanna degli uomini, di notte; storie rudi, della lucertola che perse il suo membro maschile o del malabayo, l'imbroglione, che vendette il letame al re leone, facendogli credere che era l'anima della luna. Ci sono aneddoti che l'intera tribù si racconta, alle feste e ai banchetti: quello della roccia che saltava o quello della scoperta del fuoco e ancora tanti altre. Storie brutte, storie belle, storie che vengono raccontate e udite molte, molte volte. Una storia invece si racconta una volta sola.

Il giovane sente ancora dolore per la circoncisione, ma lo sopporta con l'orgoglio dell'acquisita età virile. Camminano da due giorni attraverso il deserto. Quando tornerà alla tribù sarà veramente un uomo: avrà udito la storia e di notte avrà diritto di dormire nella capanna degli uomini.

"Basta" dice il vecchio accovacciandosi sulla sabbia "Questo è il posto in cui accenderò il fuoco e preparerò il bivacco. Nel frattempo devi andare a trovare una cosa e portarmela. Quando me l'avrai consegnata sarà tempo di narrarti la storia."

Il ragazzo guarda il vecchio e chiede "Ma nonno... cosa devo trovare?".

"Lo saprai quando la troverai. Ora va'. La notte sta arrivando e io voglio cominciare il racconto prima che il sole scompaia al di là delle dune"

All'imbrunire il ragazzo fa ritorno. "Ehi, Nonno! Credo di averlo trovato! Ma cos'è?"

Il vecchio tende la mano per prendere l'oggetto e accarezza il vetro del colore dello smeraldo. Ricorda, per un attimo, il giorno in cui il fratello di sua madre lo portò in quello stesso posto, e lo mandò a cercare un frammento del genere. Poi inizia a parlare.


"Questo vetro era un tempo parte di una città. Se cerchi bene qui intorno troverai altri frammenti simili. Ogni uomo del nostro popolo ha ascoltato proprio quì per l'unica volta la storia di quella città e quì per l'unica volta la racconterà, se vivrà abbastanza a lungo, perchè così è sempre stato. Una volta, quasi persa nella memoria, questa terra non era il deserto che conosciamo e temiamo. Era anzi un immenso giardino, con molti alberi da frutto e animali grassi e lenti dappertutto. Così cacciare era facile. Bastava chiudere gli occhi e tirare la lancia, alla sua estremità sempre ci sarebbe stato qualcosa di buono da mangiare. E in questo punto dove ora noi sediamo sorgeva una meravigliosa città. Costruita con il vetro si stendeva per più di quanto un uomo potesse percorrere in un giorno. È in questo luogo che nacque il primo popolo..e il primo popolo era della nostra tribù. Quella città era governata da una regina e il suo nome era Nada. Già quando raggiunse i sedici anni lei era la più bella donna che il sole avesse mai visto nei suoi tragitti nel cielo. E lei governava con saggezza e benevolenza. Ma non aveva un uomo. E quando le donne della tribù le dicevano che avrebbe dovuto prendere marito, lei voltava loro le spalle e rispondeva: "Portatemi allora un uomo che sia degno di me" e dunque le donne tacevano. immagineUn giorno uno straniero arrivò in città. Era alto e vestito tutto di nero; danzavano fiamme nell'oscurità della sua veste e i suoi occhi erano stelle in profonde pozze di acqua scura. Non disse nulla ad alcuno. E nella notte giunse ai piedi della torre della regina e guardò sulla cima. Nada scorse dalla finestra quella figura e incontrò i suoi occhi e il suo cuore le fu rubato in un solo attimo. Quella notte lei non riuscì a dormire. Quando giunse il mattino ordinò che lo straniero venisse condotto al suo cospetto, ma egli non si trovava in nessuna parte della città. La regina ordinò allora che gli uomini uscissero fuori dai confini per cercarlo. E loro cacciarono nelle foreste, sulle montagne e nei deserti ma non riuscirono a trovare l'uomo. Nada pianse dentro di se, perchè sapeva di aver incontrato seppure fugacemente il suo amore e pensava di averlo perso. Solo all'ultimo le venne in mente di chiedere consiglio al saggio re degli uccelli che aveva il potere su tutti i volatili del creato e si inoltrò nella foresta fino a quando non raggiunse la sua piumata dimora. Lo salutò inchinandosi come si deve a un re e gli raccontò la sua storia. Dopo che ebbe ascoltato il grande uccello promise "Sia egli uomo o dio, io lo troverò per te Nada poichè non siamo forse entrambi re e regina?" e convocò senza indugio tutti i volatili al suo trono e a tutti ripetè loro la stessa domanda "Avete visto quest'uomo?". E ogni uccello disse no finchè sembrò che non ce ne fossero altri. Ma al folto raduno si presentò un altro piccolo pennuto, un tessitore bianco, così minuscolo che l'avevano trascurato. "Piccolo tessitore" disse il re degli uccelli "hai forse visto quest'uomo?". E l'uccellino annuì, aveva conosciuto quelle sembianze una notte, sotto la luna. Lui gli aveva sorriso. E poggiato sul palmo della propria mano gli aveva dato del grano da mangiare prima di svanire  

A queste parole il grande re annuì gravemente e rivolgendosi a Nadia le disse "Allora questo non era nè un uomo nè un dio ma qualcos'altro. Dimenticalo Nada e trova un uomo che respiri, fatto di sangue e ossa e carne e pelle perchè costui non potrà mai essere tuo". La regina abbassò il capo e lasciò quel luogo per far ritorno al suo regno. Ma l'uccello tessitore la seguì e le disse "Ho sentito che c'è un albero che cresce sulle montagne del sole. E su quell'albero crescono bacche di fuoco. Se un umano inghiottisse una di quelle bacche questo lo porterebbe al fianco del suo vero amore. Ed io andrò a prenderne per fartene dono" E immediatamente spiccò il volo giungendo in breve così in alto che sparì ben presto alla vista della regina. Nada attese con impazienza per un intero giorno il suo ritorno ma alla fine vide in lontananza un puntino nel cielo. Era l'uccello tessitore, sebbene il suo piumaggio fosse diventato marrone scuro a causa delle scottature che aveva patito a contatto con il sole, che portava nel becco il magico frutto. L'uccello posò in terra la bacca infuocata e si appoggiò esausto sul braccio della regina. E lei colma di gioia e di gratitudine gli promise che mai nessuno della sua tribù avrebbe mai fatto del male a lui o alla sua specie. È per questo che ancora oggi è proibito mangiare carne del tessitore e lasciamo che costruiscano i loro nidi nei nostri villaggi.  [segue]

 
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Commenti al Post:
StudioPazzia
StudioPazzia il 03/06/09 alle 20:16 via WEB
Sto rileggendo Sandman e questa storia l'ho riletta proprio ieri. IO non ho ancora capito cos'è il Malabayo SP
(Rispondi)
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