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INTELLETTUALI ALLA RISCOSSA

Non vi è gruppo sociale, nè mai vi è stato, composto da persone tanto diverse e così poco dotate di quello che i marxisti, in relazione al ruolo occupato nell'ambito della divisione del lavoro, solevano chiamare "coscienza di classe". Studenti frustrati ed ex studenti frustrati dalla disoccupazione o da un'occupazione al di sotto delle aspettative, studenti ed ex studenti sereni e soddisfatti della propria vita professionale; giornalisti, professori e contadini, preti, allevatori e matematici, piloti di navi, astronavi e aeroplani da combattimento: tutti questi e molti altri ancora possono essere intellettuali. Purchè vi sia nei loro spiriti una vocazione profonda alla riflessione circa la natura della realtà e la natura del sè, oggetti che non rappresentano soltanto l'esito di una ricerca empirica, ma anche gli strumenti attraverso i quali ogni intellettuale edifica la propria utopia personale. Gli intellettuali parlano tutti lo stesso linguaggio. Esso ha pertinenza in un amplissimo spazio culturale, al cui interno, piaghe terribili quali tautologia, banalità e menzogna, seppure non ancora debellate, vengono combattute con coraggio e dedizione. Una sola legge governa gli intellettuali: il frutto della riflessione deve essere comunicato. E' in effetti l'attività intellettuale assolutamente incompatibile con qualsiasi forma di solipsismo.

Agli estremi di questo spazio culturale, in posizione opposta rispetto al suo centro, si assestano le fazioni più estreme del gruppo, e forse le più brillanti: gli artisti e gli scienziati.