Turbine Interno
un blog per farvi capire quanto è difficile riuscire ad inquadrare una persona (soprattutto se sono io)
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Post n°920 pubblicato il 26 Gennaio 2013 da turbine_di_pensieri
Oggi in studio ha telefonato un cliente. Poiché la sua pratica l'ha seguita Catia, non sapevo bene come gestire la sua richiesta. Alla fine, il Dott. Mi ha spiegato che il cliente non riusciva a concludere un contratto perché non risulta la variazione della sua posizione nella società. Variazione che noi avremmo dovuto provvedere a comunicare entro la prima metà di gennaio. Ho contattato la società che avevamo ingaggiato per eseguire la procedura. La ragazza che lavora lì, dopo una mezz'ora mi ha ricontattata dicendomi che Catia non le aveva assolutamente detto che doveva fare anche la comunicazione della variazione. E già cominciavo a sentire puzza di bruciato. Telefono a Catia ( a casa con l'influenza), tanto per conoscere la sua versione dei fatti, e lei - ma guarda un po'!- mi dice che lo ha detto, eccome, di comunicare le variazioni! Tira fuori il fatto di aver inviato una mail. Vado alla ricerca della mail, tanto per avere una prova per poter far pressione alla ragazza dell'agenzia. Ne trovo solo una di mail, in cui viene nominato anche il nome del cliente in questione. Nel frattempo, Catia, abbastanza seccata, come se IO le stessi facendo perdere tempo, mi liquida dicendomi di ricontattare la società e dire alla ragazza di fare la comunicazione al più presto. Io ritelefono e quella comincia ad incazzarsi, ribadendo che non le era stato detto nulla, che per fare la comunicazione servono altri documenti, che non si lavora così, che Catia racconta sempre cazzate, e che ora lei chiamerà la mia superiore perché si è stancata di tutto questo. Attacco. Chiamo il Dott. Che mi aveva detto di fargli sapere, perché poi avrebbe dovuto parlare con il cliente. Mi chiede di richiamare più tardi. Non faccio in tempo a riattaccare, che la ragazza dell'agenzia contatta la mia superiore. Lei ovviamente si incavola. Finita la telefonata, vado nel suo studio. Le spiego come stanno le cose. Le dico pure che c'è una mail in cui la mia collega nomina il cliente, quindi forse non ha poi tutti i torti. Lei decide di voler vedere la mail e alla fine esce fuori che in questa tutto c'è scritto, tranne di fare la comunicazione. Quindi, per fare del bene, ho pure fatto una cazzata: mannaggia a me!! La Dott.ssa mi spiega che non è tanto lo sbaglio, a mandarla in bestia. E' normale che si facciano degli errori, e loro sono tutelati sotto questo punto di vista. Il problema è che la mia collega tende troppo spesso ad arrampicarsi sugli specchi e a scaricare la colpa sugli altri per salvarsi. E che ora, la verità non salterà fuori, perché entrambe rimangono sulle loro posizioni e non ci sono prove concrete, ma solo cose dette a voce, a parte la mail a sfavore di Catia. Io ho provato, a quel punto, a ricordare alla Dott.ssa che tempo fa, lei stessa aveva chiesto un documento per telefono, alla medesima ragazza dell'agenzia, che invece non glielo ha fornito, inventandosi che non le era stato detto nulla. E così, per tutto il pomeriggio ci sono state chiamate tra il Dott. E la Dott.ssa in merito a questa vicenda. Il Dott. Ha anche contattato Catia per farsi spiegare al meglio la situazione. Io ero dispiaciuta. Non mi piacciono queste cose. Mi sento sempre come se non avessi fatto il possibile per evitare che l'altro si trovasse nei guai. Dopo qualche ora, mi squilla il cel. Rispondo. Era la mia collega: Visto che in ufficio non volevo farmi sentire dalla mia superiore, ho pensato che, giunta a casa, la avrei richiamata per spiegarle meglio come erano andate le cose. Poi però, ripensando alla sua accusa velata - neanche troppo - nei miei confronti, quando ho pure cercato di difenderla, mi son detta che non ne valeva neanche la pena di sprecare il fiato. Pensasse quello che le pare. Non me ne importa proprio niente. Può anche pensare che io sia una stronza che non perde occasione di infangarla alla prima occasione, per fare bella figura con i capi. La verità mi basta saperla da me. E' dall'inizio del nuovo anno che ho notato nella mia collega un certo cambiamento. Ora che in studio è tornato il ragazzo che c'era prima, fa comunella con lui e mi sento un pochino esclusa. Ha cominciato a criticare il fatto che io ami leggere. L'altra volta mi faceva passare per una ignorante, perché leggevo un libro di Tolstoj senza conoscere la storia di chi lo ha scritto. Ha iniziato a dire una serie di frasi lette a caso, e sul momento su wikipedia. Me ne sono accorta perché ce l'avevo davanti agli occhi. Il giorno dopo, mentre uno degli avvocati, vedendo il mio libro, esclamava: - noto che hai la stessa stazza di Catia - prorompe in tono sarcastico alludendo al fatto che lei è molto in carne.
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Tu hai operato indubbiamente bene. Ti sei interessata del problema e ti sei data da fare per risolverlo. Nella fattispecie c'era una omissione da parte di Catia, che si era arrampicata sugli specchi per non farla emergere. Avrebbe fatto molto meglio a riconoscere la sua manchevolezza e a pregarti di operare in sua vece, visto che lei era assente.
Il “vedrai” era giusto. Ora che ne hai contezza anche tu, tieni questa collega a ragionevole distanza :-). Scene del genere capitano in tutti gli uffici e in tutte le comunità lavorative, non preoccupartene più di tanto.
Ciao, Turbine :-)
E vabbè! Non posso pretendere troppo dalla vita.
Buona giornata Belf!!! :)