Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

tuttiscrittori

A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

SOSTIENE... KREMUZIO

Kremuzio

Sull'orlo del precipuzio

 
 
 
 
 
 
 

ALBERGO A ORE (HERBERT PAGANI) PERF. EDITH PIAF

 
 
 
 
 
 
 

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ARTE & DINTORNI

mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Messaggi di Maggio 2008

 

Consigli per "tutti-scrittori"

Post n°89 pubblicato il 29 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 

La lezione

 

Un amico - ancora LUI - mi ha ricordato questi consigli. Ennio Flaiano li dispensava a un giovane che pare volesse darsi alla letteratura, attratto dal numero dei premi letterari.

 

- Chi apre il periodo, lo chiuda.
- E’ pericoloso sporgersi dal capitolo.
- Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.
- Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo.

- Chi tocca l’apostrofo muore.

- Abolito l’articolo, non si accettano reclami.

- La persona educata non sputa sul componimento.

- Non usare l’esclamativo dopo le 22.

- Non si risponde degli aggettivi incustoditi.

- Per gli anacoluti, servirsi del cestino.

- Tenere i soggetti al guinzaglio.

- Non calpestare le metafore.

- I punti di sospensione si pagano a parte.

- Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.

- Per le rime rivolgersi al portiere.

- L’uso del dialetto è vietato ai minori dei 16 anni.

- E’ vietato servirsi del sonetto durante le fermate.

- E’ vietato aprire le parentesi durante la corsa.

- Nulla è dovuto al poeta per il recapito.

**

(tratto dall’Almanacco del Pesce d’Oro, 1960)

**

 
 
 

Dalla nostra VETRINA

Post n°88 pubblicato il 26 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 

Ve lo ricordate Gianpaolo Duina? Lo abbiamo apprezzato qualche tempo fa leggendo il suo primo racconto: "Una giornata qualsiasi".  Gianpaolo  sta scoprendo in questo momento della sua vita la forza della scrittura e così ci ha inviato una interessante seconda "prova", chiedendo di essere sottoposto al "tiro incrociato" del blog...

INCONTRI

(di Gianpaolo Duina)

**

La pallina si infilò in un cespuglio e scomparve.
Stizzita dal colpo magistrale, Elisa raggiunse il punto d'impatto e iniziò la ricerca: spostò alcuni rami e, non intravedendo la macchia bianca, spinse una gamba nel cespuglio. L'impresa si stava rivelando più complicata del previsto, abbassò la testa in avanti e infine, liberati i rami stretti nel pugno, si ritrovò di colpo completamente circondata dal vegetale, al riparo dalla luce del sole. Ora il cespuglio era tutt'intorno a lei, magicamente diventato un'enorme grotta circolare, che sopra la sua testa formava una cupola verde scintillante di riflessi e ai lati si chiudeva in una fitta trama di fusti contorti. Un tappeto di foglie attutiva qualsiasi rumore e l'aria che si respirava odorava solo di muschio e umidità: una meraviglia da lasciarla senza fiato!
Elisa si guardò attorno sbigottita in cerca di uno spiraglio per tornare al suo mondo ma nulla pareva interrompere l'impenetrabile tessitura. Si mosse titubante ma subito si bloccò; riprese a camminare ma fece solo altri due passi. Provò a correre ma inciampò e cadde tremante. Un brivido la stava scuotendo dalla testa ai piedi: la cosa marrone e verde non era normale, non c'era nulla di reale in tutto ciò! Lei camminava, correva, ma non riusciva mai a raggiungere nessuna di quelle pareti di foglie. Quel maledetto cespuglio, avvolto su di lei, si ritraeva ad ogni suo movimento e poco più in là si ricreava esattamente come prima, senza concederle alcuna possibilità di scampo... (leggi tutto)

*
*

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 24 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 

Venerdì 23 maggio , puntata di "Parole al passo", il programma di musica, poesie e racconti, nato dalla collaborazione tra www.tuttiscrittori.it e

dal titolo "Ha una solitudine lo spazio..." (da una poesia di Emily Dickinson).

Serata speciale, durante la quale abbiamo potuto finalmente ascoltare la suadente e sensuale (anche se un po' emozionata) voce di BOBSAINTCLAIR, che ci ha promesso sorprendenti future prove da gran seduttore radiofonico... vedremo! Ma a proposito di "vedere"... ci avete visti??? Da stasera eravamo anche in web cam sul sito di Radio Imago! che spettacolo... (urgh!)

E poi... e poi abbiamo presentato la "new entry" della nostra redazione: Renata Maccheroni! Abbiamo letto un suo testo, dal titolo "Assolutamente nostro" e ascoltato dalla sua voce una poesia scritta da Ipanema .

Tra qualche giorno sarà disponibile la registrazione della puntata, ma nel frattempo, per ascoltare e scaricare le puntate precedenti, potete collegarvi QUI

ATTENZIONE! Aspettiamo i vostri racconti e le vostre poesie (potete inviare a: redazione@tuttiscrittori.it). I testi selezionati dalla redazione di tuttiscrittori.it saranno presentati durante le prossime puntate di "Parole al passo", su Radio Imago . Il tema? L'amore, la passione. In tutte le infinite sfumature possibili...

*** *** ***


Ed ecco i  brani:

Assolutamente nostro (di Renata Maccheroni)

Ricordi Nene le poche lettere scritte a mano su foglio di carta sgualcito a formare un nome sconosciuto e che non mi importava di conoscere? Il motivo per cui scegliesti quello e non un altro, non me lo sono chiesto mai, era questione marginale. Lasciavi i fogli seminati in terra, casualmente, come novella Pollicino. Sapevi che li avrei scoperti o lo speravi: è poi la stessa cosa. Visti dove tu li avevi messi. Non li avrei lambiti nemmeno in punta di piede, ma soltanto guardati con l’eccitazione a montare in cuore sostenuta dal tuo esserci, in quel gioco infantile e magnifico. Assolutamente nostro. 

Sempre cercherò segni di te: minimi graffi su un muro, sbaffo di rossetto sopra una manica stropicciata, impronta di labbra su mollica di pane. Un soffio di voce che tuo non sarà, ma come tale io interpreterò, un sorriso ad andare per conto altrui e sarà il tuo volto, ritratto nell’ultima fotografia. Saranno le mie mani, una sull’altra a sfiorarsi e, in una, diventare la tua. 

Sto scrivendo le pagine di una vecchia agenda, è dell’anno in cui ci conoscemmo, non sbaverò tracce d’inchiostro sul mese: non si sporcano le rose. Poi piegherò i fogli e li infilerò tra le pagine del libro nell’ombra, aspettando che sia tu a farmi trovare un altro segno, qualcosa a capitarmi tra le dita d’improvviso. 

Come un cane annuserò orina di cani passati prima di me a raschiare angoli di vicolo, mi fermerò sotto le finestre aperte a contare le note di una canzone e a farle tornare come i conti di un ragioniere. 

E tu sarai, sarai sotto un cielo pieno d’ affanni pronto a scaricarli a caso come sacchi di sale. Sarai, in una delle tante lune sparse per il mondo quando nessuno starà più ad  attendere la prossima. Sarai, nello sguardo putrido di chiromante; nell’asma a soffocare respiro di bimbo; nello schiaffo su guancia inconsapevole, livido nascosto.

Sarai, dove adesso sei. Le braccia conserte, gli occhi sopra un universo che non sa riconoscerti, la alinconia a sbucciarti l’anima ed io, io rovinerò giù per le scale, infilato in vita il libro a dire di un’ombra, le mie mani ad annaspare aria. 

 

Rossetto (di Ipanema)

Scivola lento
il belletto rosso
dalle mia labbra accese.
E sbiadite restano,
quando protese, ancora chiedono
il sapore scosso del tuo bacio,
ardite, dal tuo fiato, arrese.
Soffice, lo sfiorar d’anima mosso
contro il palpitare di un amor mai detto.
Scivola lento il pallido rossetto
usato per attrarre ancor più vanto
ridotto adesso a misero vezzo:
umido incanto di piaceri nascosti.
Abbandono i miei sensi
a giochi scomposti
Mi arrendo alla gioia di saperti avvinto,
mentre un pensiero è sospinto
a pianti sommessi.
Ti amo – vorrei dirti –
ma il mio cuore è serrato
In prigione muta di timidezze vane,
assoluta testarda segretezza intensa
non dirà mai,
quanto stretto io abbia,
forte e gelosa al mio petto,
il sentir le tue labbra
sciogliere il mio fiato

e dal blog di BobSaintClair:

Solitudine, se vivere devo con te,
      Sia almeno lontano dal mucchio confuso
      Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
      Del fiume appaiono in miniatura;
      Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l'ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d'una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
      Dell'animo mio. E' quasi come un dio l'uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.

(John Keats – Solitudine! Se devo vivere con te)

 

 

 
 
 

Racconto

Post n°86 pubblicato il 21 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 

Questo racconto partecipa al gioco letterario di WRITER:
"Una storia d'amore finita male"
__________________________________________________

***

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Un'altra cosa

*

di Nicoletta Bartolini (Elliy)

**

*

Fu il fischio del bollitore a spezzare il silenzio.

Lei si alzò senza fretta, versò l’acqua calda e tornò a sedersi al tavolo, appoggiando le tazze fumanti in mezzo a loro.

- Avrei voluto dirtelo, ma temevo potessi fraintendere.

- Fraintendere?

Nessuno beveva, le mani intorno alle tazze.

- Sì, non è facile da spiegare ma… è un’altra cosa.

- Cosa diversa certo. Così diversa da me?

Lui si alzò di scatto, fece due passi in direzione della finestra, infilò in tasca le mani. Poi tornò a sedere, appoggiandosi al muro e accavallando le gambe.

Con gli occhi bassi, cominciò a bere, piano.

- Tu sei una parte di me, capisci? Da sempre. Capisci?

- E invece…

- E invece quella è un’altra cosa.

Fu di nuovo lei ad alzarsi, ora. Voltando la schiena.

Prendevano sempre dei biscotti alle mandorle, insieme al the. Ne tirò fuori un pacchetto dalla dispensa, li dispose su un piatto, poi tornò al tavolo, mettendo in mezzo anche quelli, addentandone uno.

- Sono amari.

Lui raddrizzò la schiena, la fissò negli occhi. Si guardarono, in silenzio, poi di nuovo le mani intorno alle tazze.

- Verrà mia madre a pranzo, domenica...

- Sì, mi ricordo. Il rubinetto continua a  gocciolare...

- Lo aggiusteremo.

Ancora silenzio. Lui aveva svuotato la tazza, lei divorato tutti i biscotti.

*

**

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Paco Ignacio Taibo II

Post n°85 pubblicato il 19 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 

è da tanto tempo che non parliamo di scrittura, quella con la S maiuscola, quella che ci fa scorrere tra le cervici il sottile piacere di provare a farlo

offro un piccolo stralcio dai pensieri di un autore da me molto apprezzato - non è il migliore - non è famosissimo - ma ha tanto da dire

eccolo a voi 









Quelli di giornalista e di narratore non sono, per Paco Ignacio Taibo II, solo dei mestieri. Sono qualcosa di più. Non è un caso che nei suoi romanzi abbondino scrittori e giornalisti (oltre a José Daniel Fierro e Olga Lavanderos, pensiamo ai protagonisti di A quattro mani, al Pioquinto Manterola di Ombre nell'ombra, allo splendido Antonio Amador "la pulce" de La bicicletta di Leonardo).
Ma cosa sono il giornalismo e il romanzo poliziesco per Paco Ignacio Taibo II?
Riportiamo qui di seguito, oltre a qualche link, un paio di brevi passi tratti da due suoi romanzi. Nel primo caso a parlare è un professore di giornalismo di Olguita; il secondo è invece tratto da una delle lettere che José Daniel Fierro, lo scrittore protagonista di Come la vita, scrive a sua moglie. Finzione letteraria dunque ma forse non così lontana dalla realtà.

Il giornalismo

È l’ultima fottuta barriera che ci impedisce di cadere nella barbarie. Senza il giornalismo, senza la circolazione delle informazioni, tutti alzeremmo la mano quando il big brother ce lo ordina. È la voce dei muti, l’orecchio in più che Dio ha dato ai sordi. È l’unico fottuto mestiere che ancora valga la pena nella seconda metà del XX secolo. È l’equivalente moderno della pirateria etica, il soffio vitale delle ribellioni degli schiavi. È l’unico lavoro del cazzo che sia ancora divertente. È quello che impedisce il ritorno al semplicismo cavernicolo. Contrariamente, torna a occuparsi di cose eterne: la verità, il male, l’etica, il nemico. È la migliore letteratura, perché è la più immediata. È la chiave della democrazia reale, perché la gente deve sapere cosa sta succedendo per decidere come giocarsi la vita. È il reincontro delle migliori tradizioni morali del cristianesimo primitivo con quelle della sinistra rivoluzionaria della fine del XIX secolo. È l’anima di un paese. Senza giornalisti, saremmo tutti morti, e la maggioranza ciechi. Senza circolazione di informazione veridica, saremmo tutti stupidi. È anche il rifugio dei topi di fogna, la zona più contaminata, insieme alla polizia, di tutta la nostra società. Uno spazio che si fa più degno perché va condiviso con i tipi più abbietti, più servili, più abbuffini, più corrotti. E per comparazione ti offre la possibilità dell’eroismo. È come se mettessero il cielo e l’inferno in un frullatore e tu dovessi lavorare in movimento. È una falegnameria del senso comune…
(da Sentendo che il campo di battaglia, cap. VII)
Questo passo si può leggere anche in
tedesco 

Il giornalismo eroico, Conversazione telefonica con Paco Ignacio Taibo II, di Maurizio Strada, in Neotipi, aprile 1998.

Il romanzo poliziesco

È una storia di delitti orrendi, ma non sono questi che contano, bensì (come in tutti i romanzi polizieschi) il contesto. Qui è raro chiedersi chi sia stato ad uccidere qualcuno, perché l'assassino non è colui che ordina la morte. C'è una distanza tra l'esecutore e il mandante. Quello che conta, quindi, è il perché.
(da Come la vita, cap. 46)

4 idee non molto chiare sullo scrivere romanzi, di Paco Ignacio Taibo II, in Letture, dicembre 1997.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3

 

Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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