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Ciao Alberto
Post n°319 pubblicato il 23 Aprile 2007 da kleombroto
Praticamente nell'indifferenza generale, Alberto Grifi ci ha lasciati. La sua creatività spaziava a 360 gradi nel mondo dell'immagine elettronica o su pellicola. Autore, assieme a Gianfranco Baruchello, della "Verifica incerta", ironico e dissacrante collage di frammenti di film ("Mentre voi avevate il settimo cavalleggeri, il napalm, e le bombe di Hiroshima e Nagasaki, noi avevamo appena una vecchia moviola in un sottoscala per farvi a pezzi..."), successivamente realizzò "Anna", primo lungometraggio italiano realizzato interamente su videotape. Chi era Alberto Grifi? Pubblico parte di un suo intervento, ripreso da http://www.albertogrifi.com: Durante gli anni '90, in Sierra Leone, varie giunte militari mandavano in giro bande di bambini fra i 9 e i 12 anni perati con la coca e armati di machete che tagliavano le mani e i piedi della popolazione. In questo clima di terrore le giunte golpiste sono enormemente arricchite svendendoci tutto quello che riuscivano ad arraffare nelle zone minerarie del loro Paese. I diamanti a centomila lire, alla "portata di tutti", venduti dagli imbonitori delle aste notturne per tv, è da laggiù che provenivano. E chi li comprava? Le signore o i loro mariti che fino a un momento prima avevano guardato commossi al telegiornale le disgrazie lacrimose del terzo mondo. Ecco dove sono confluite le classi qui da noi, quelle classi sociali che nessuno trovava più! Come nel mucchio di ferraglie e vetri rotti in un cimitero di automobili riconosci il modello di un'auto che ti era stata cara, mi succede di riconoscere nei telespettatori tutta la gamma di esemplari dell'ex forza lavoro rottamati dal capitalismo in fuga nell'invisibile, riciclati in una nuova ricomposizione di classe direttamente produttiva, composta sopratutto da pensionati, disoccupati... che lavorano senza minimamente sospettarlo, che vengono sfruttati per il semplice fatto che guardano il televisore. Tenendolo acceso, attraverso i meccanismi del controllo della audience che conta i telespettatori, premiano le emittenti tv con l'incremento progressivo delle tariffe pubblicitarie. Più gente c'è a guardare più aumentano le tariffe! Le aziende pubblicizzate ricaricano queste spese sempre più alte sui prezzi delle merci nei supermercati, ed ecco che i telespettatori si trasformano senza saperlo in produttori di plusvalore. Più guardano la tv più aumenta il prezzo del pane. Andiamo forte! Tv e telespettatori sono la merce principale che si produce ormai qui da noi... tempo libero e suoi derivati: tette, culi, quiz, disgrazie degli altri, scorie radioattive, pezzi di scarto di animali putrefatti, acque inquinate, disastri ecologici. Un mondo che vomita e caca dappertutto, perché si è ingozzato di merda fino all'inverosimile. Mi torna in mente la frase del vecchio capo pellerossa che più o meno diceva: quando avrete sporcato tutte le acque e distrutto le praterie, quando avrete venduto tutti gli animali che avrete ucciso e sarete arricchiti, cosa vi mangerete? I soldi? Vorrei dire qualcosa su quelli del gruppo Video City Virus, ai quali ho chiesto di intervenire a questo convegno perché: uno, il loro lavoro registra una socialità in trasformazione che produce i propri linguaggi tanto come soggetto politico che come rappresentazione mediatica di sé, nei momenti di lotta. Due, perché l'attività di questo gruppo si sviluppa dove la vecchia controinformazione si fermava: la distribuzione, oggi resa possibile dalle reti telematiche. Tre, perché spinte e modi di produzione che questo gruppo sperimenta, provengono da un'eredità che assomma senza demagogia le indicazioni delle avanguardie storiche. Infine, perché anche quando divenisse virtuale, la tensione alla libertà e alla sovversione che vive nel cuore di tutti i popoli, ma non in quello dei loro governanti, tornerà sempre ad essere reale sulle barricate. Si può dissertare all'infinito sul significato della parola libertà. Si può dire che di libertà ce ne sono tante perché tante sono le prigioni... ma quando sento le voci di giovani uomini e donne che gridano "libertà, libertà!" mentre la polizia li manganella in piazza, mi prende una commozione forte che ritrova tutto intero il desiderio di vivere di quelli che sono imprigionati nella camicia di forza del potere che si consolida nella misura in cui nega l'espandersi naturale della vita. Grida pronunciate da un vento di rivolta che mi spalanca all'improvviso ricordi di un passato dove milioni di sfruttati, quelli che costruiscono il mondo, venivano incatenati e picchiati da quelli che glielo rubano. E adesso, pensavo, ci risiamo. Eccoli i servi del potere intenti a tirare lo spago delle marionette che manganellano, i brutti mezzibusti truccati in tv da persone perbene, che arricciano il naso infastiditi se qualcuno parla dei grandi sogni, degli slanci, della vitalità, della gioia... e che ci descrivono tutta la vita come una malattia da curare, il crescere come una successione di reati da punire... eccoli che ricicciano coi loro cavilli e capoversi, con le loro campagne elettorali per vendere prigioni e manicomi, che sbavano odio razziale e propagandano lager, che ci consigliano di ingoiare merda e respirare veleni, i loro. E' su questo che fanno i loro affarucci, che fondano le loro promozioni, gli scatti di carriera, gli aumenti di stipendio... pensavo a questo schifo guardando "ocse fuck off", il documento che i ragazzi di Visual City Virus ci hanno portato, registrato a Bologna in giugno, nelle giornate in cui l'ocse, la sedicente organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che decide dove passeranno i flussi monetari sul pianeta, decretando quali popoli potranno essere in buona salute e quali creperanno di aids o di infezioni intestinali, quali avranno la possibilità di sfruttare e opprimere e quali dovranno rimanere nei campi di concentramento, quali avranno "diritto all'accesso" e quali rimarranno per l'eternità a chiedere l'elemosina ai ricchi, aveva organizzato una tavola rotonda in tutta discrezione (ma un giornale economico aveva pubblicato la notizia!) e facendosi comunque proteggere (non si sa mai!) da quattromila poliziotti. Durante quelle giornate a Bologna si concentrano pure parecchi contestatori, centri sociali... le culture emarginate, antagoniste, quelli del teatro occupato, le radio di movimento, i digei, i fotografi... e un manipolo molto nutrito (venti? trenta?) di videoteppisti che filmano tutto quello che succede. Vedi Bifo che si spoglia nudo e propone alle telecamere salari uguali per tutti anche nel terzo mondo, tra poliziotti perplessi che non riescono a classificare il reato (sarà uno streaptease che vi seppellirà) ma che comunque si danno da fare con le mani guantate davanti agli obiettivi per censurare un pò, vedi disk jockey che avanzano su un camion-gru che pompano onde di suono roboante nei cortei, vedi che mentre la polizia circonda le strade del centro i contestatori ballando ballando circondano la polizia, e ai poliziotti un mimo-orso mostra il culo ma qualcun altro offre fiori come usavano gli hippies al Pentagono e vedi qualche fessura che si apre fra gli scudi schierati perché in fondo Bologna è una città ad alto civismo e un fiore non si rifiuta, ma poi cominciano le botte! e non sono manganellate democratiche! Inefficaci però, per il fatto che piovono su corazze di gomma gonfiata, (invenzione e creatività dei frikkettoni!) che come uno sberleffo rimbalzano al mittente l'ossessione coatta del percuotere che, come i diktat, la pubblicità e la battitura delle sbarre della prigione, sembra il solo metodo che il potere di questi giorni preferisce e perpetua. Vi ricordate Thompson? "la lotta operaia è un passo di danza della liberazione, un happening creativo..." Uomini e donne di qua; dall'altra parte della barricata mostri. Ma quello di cui mi premeva mettervi al corrente è il metodo col quale l'informazione è stata fatta: ogni volta che veniva registrato materiale interessante su quello che avveniva per le strade, cinque, dieci videoteppisti correvano in non so quale casa dove li aspettavano quelli del VCV. Montavano insieme rapidamente il documento girato da quei cinque o dieci, lo codificavano perché fosse possibile trasmetterlo per internet e lo spedivano in rete. Tutto il mondo ha potuto vedere quello che l'ocse di certo non avrebbe voluto che si vedesse mai, con aggiornamenti ripetuti una quindicina di volte nella stessa giornata. Il sogno di Dziga Vertov si realizzerà ogni giorno di più, man mano che la creatività dei pirati informatici sarà capace di galoppare sull'ultima novità messa sul mercato dai padroni elettronici del pianeta. Devo ricordare che durante gli anni '7O, e poi fino al tempo in cui documentavamo lo sgombero del Leoncavallo, il problema principale era quello della distribuzione. Televisioni blindate, cinema prenotati da anni dalla programmazione dei film americani... la censura massmediatica era quasi inattacabile, a parte le volte che intervenivano "i grandi avvocati" della difesa come Dario Fo e Franca Rame, che aprivano le porte della tv riconducendo però i problemi dei centri sociali alla ritualità spettacolare. Noi stessi usavamo ancora le videocamere come qualcosa che sostituiva la vecchia macchina da presa, a parte le considerazioni sull'abbassamento dei costi che proporzionalmente apriva spazi di libertà d'informazione, perché le prospettive distributive non erano fondamentalmente dissimili... si poteva proiettare pellicola in un cinema d'essai, o un nastro alla tv o nei monitor di un centro sociale... Ma le reti telematiche e la possibilità di codificare il segnale video per essere trasmesso, aprono dimensioni assai diverse. Mai come oggi le tecnologìe comunicative, videocamere e computer, sono state simili al sistema occhio-cervello: i pixel del ccd come i fotorecettori retinici, gli integrati dei computer come i sistemi neuronali. Con mio figlio, qualche anno fa, avevamo messo in rete le urla dei maiali elettrificati e sgozzati in un mattatoio. Contro la presunzione che il denaro ha di semiotizzare tutto l'esistente nella ridondanza elettronica di quel mercato che è internet, noi immettevamo il rumore di fondo del dolore e dello sfruttamento. Aldo Braibanti mi spiegava che le formiche hanno la capacità di unirsi in una super-unità, formata anche da venti milioni di individui, disponendosi fra loro secondo un disegno simile a un grosso centro nervoso, producendo, esperienza a noi sconosciuta, un pensiero collettivo. Spesso sono tentato di immaginare la struttura delle reti telematiche (quelle che attualmente permettono l'invisibilità alla mondializzazione del capitalismo) "detournata" dalla sovversività e dalle tensioni della controcultura, dove l'intelligenza alternativa che oggi occupa le piazze e le "aree dismesse", sia capace di occupare le reti planetarie a un livello più alto e formare un corpo collettivo capace non solo di lottare contro il lavoro salariato e contro lo sfruttamento, ma anche capace di configurare una nuova coscienza antagonista a quella denaro-centrica, che si abitui a considerare il nostro pianeta come una creatura vivente formata da condizioni biologiche e libido differenti fra loro, tante quante sono le innumerevoli forme di vita che ne costituiscono la totalità dell'esistenza. |
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