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Post n°36 pubblicato il 04 Settembre 2012 da mr.red_y

Convinto che la robaccia li sopra (scrivo sotto un po’di righe scarabocchiate domenica sera n.d.R, tra l’altro, si dice scarabocchiate della “roba” scribacchiata a pc?) avrebbe ingrassato le fila delle parole mai dette, poi invece che succede? Succede che piove stamattina. L’acqua che scende dal cielo che sembra il cofano di una Mercedes da dentista di Colonia lava via un’altra estate, intanto io apro la cassetta delle lettere, perché mi accorgo che c’è dentro qualcosa, e dietro una busta legal con finestra di Deutsche Bank  trovo la tua cartolina  quella di fine viaggio (che brutte compagnie frequenti),. Di colpo ho un sapore strano in bocca che scalza quello mentolato del dentifricio; non saprei davvero identificarlo, paragonarlo, classificarlo, tuttavia mi sorprendo a sorridere, perché tutto sommato quelle istantanee che rivedo sono di momenti piacevoli e un po’mi scaldano dal fresco di questa grigia mattina di fine agosto.

Quindi ripenso a quell’ammucchiata di caratteri e spazi buttati giù non più tardi di domenica, scritti con un po’di malinconia e tenuti li (e meno male perché la forma è agghiacciante). Che coincidenza. Che poi non è esattamente una coincidenza, perchè io sono uno che eduardianamente crede nei segni, stile “non è vero, ma io ci credo. Non si sa mai”, e poi sai com’è: io, testardo, sto ancora sempre aspettando un sms (anche se nel frattempo è arrivato un abbraccio da “in capo al mondo”), perché non è concepibile quel silenzio, non da una come te.

Divagavo. Ancora. È sempre stato così: mi dilungo, divento prolisso, noioso, parlo del tempo e di fuffa ma è colpa di quanto mi piace lasciare che le parole vengano da sole, come le sciate in quelle fredde mattine di gennaio dove l’aria di vetro non ha odore e quasi brucia nel naso oppure quando scendi in bicicletta quei meravigliosi tornanti e controtornanti di un colle, quando le vedi esattamente, loro, le traiettorie perfette e le pennelli dolcemente sfruttando tutta la strada, usando tutto il tuo corpo, muovendoti sinuosamente, delicatamente ma con decisione senza appelli, perché così deve essere. Niente movimenti bruschi, ma un unico e dolce  tutt’uno col mezzo e con la strada che semplicemente ti legge nel pensiero e con una naturalezza così erotica ti asseconda in una danza pericolosa a settanta all’ora. Li devi sentire, devi ascoltare cosa ti dicono, cosa vogliono, quello di cui hanno bisogno: loro non te lo dicono, ma quasi non c’è bisogno, tu lo sai, lo percepisci, perché è la stessa cosa che vuoi tu.

Ecco, vedi? Tante parole per non dire nulla. O forse no. forse per divertirsi o magari per ritardare quel concetto: quel sapore di stamattina, che ho capito che cos’è  per ricacciarlo giù ho dovuto aprire l’estratto della carta di credito.

È tutto oggi che penso “si”, “no”, “è il caso?”, “lasciala in pace”, “no, devi  almeno ringraziala”… sai cosa? La notte porta consiglio e come saprai, per noi “rossi” dopotutto domani è un altro giorno.

Non so nemmeno come salutarti.

Che dire?

:)

Red.

 
 
 
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